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Tariffe TARI: come devono essere determinate?

Tariffe TARI: come devono essere determinate?Tariffe TARI: come devono essere determinate?
Ultimo Aggiornamento:

Per poter determinare le tariffe TARI da applicare alle diverse utenze, ogni Comune è tenuto a predisporre il Piano finanziario, in cui vengono individuati e classificati i costi necessari per coprire le spese legate alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti.

Il piano viene redatto dal gestore del servizio e in seguito approvato dal Consiglio comunale, al fine di garantire la copertura totale dei costi. In base a questi, vengono quindi determinate le tariffe TARI che ogni utente dovrà corrispondere al Comune.

Ma quali sono i fattori presi in considerazione per il calcolo?

Leggi anche: “IMU, TARI, TASI: come consultare gli atti adottati dal proprio Comune

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Tariffe TARI: obbligatoria la delibera di approvazione

I costi individuati per le entrate sono dunque un fattore fondamentale per poter procedere alla determinazione delle Tariffe TARI.

Una volta determinate, queste dovranno essere ufficializzate mediante delibera di approvazione dal Consiglio comunale, con la quale sarà stabilita anche la ripartizione delle voci tariffarie da applicare alle utenze.

Le utenze in questo caso saranno distinte in due grandi categorie, ovvero:

  1. Domestiche, che ricomprendono solo le unità abitative familiari;
  2. Non domestiche, che includono tutte le altre unità non abitative (come attività commerciali, industriali, professionali, produttive, ecc.).

La delibera delle tariffe TARI dovrà essere predisposta e approvata dal Consiglio comunale entro il 31 dicembre che precede l’anno di riferimento in cui saranno applicate le aliquote.

Entro il 14 ottobre dell’anno di riferimento poi, ogni Comune sarà tenuto a trasmettere le delibere approvate accedendo all’apposita area dedicata sul Portale del Federalismo Fiscale.

Ciò in modo tale da consentire al Dipartimento di adempiere all’obbligo di divulgazione di tutte le delibere comunali, che devono essere pubblicate entro il 28 ottobre dell’anno in questione sul sito delle Finanze.

Nel caso in cui le amministrazioni comunali non dovessero provvedere in tempo alla predisposizione e all’invio delle delibere di approvazione, dovranno essere considerate ancora valide le disposizioni previste per l’anno precedente.

Per l’appunto, la stessa cosa vale anche se il comune dovesse aver approvato la delibera ma non l’avesse trasmessa alle Finanze. Nonostante l’avvenuta approvazione, infatti, in tal caso le delibere non potranno acquisire efficacia, perché la validità delle tariffe TARI diventa ufficiale solo a decorrere dalla data di pubblicazione sul sito del Dipartimento.

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Metodo di calcolo delle aliquote: quali fattori considera?

Il metodo che dev’essere utilizzato dai Comuni per individuare e classificare le tariffe TARI è detto “metodo normalizzato”, ed è disciplinato dal DPR n. 158 del 27 aprile 1999. I metodi di calcolo da seguire sono definiti nello specifico all’Allegato 1 del Decreto.

La Legge di Bilancio 2014 ha previsto tuttavia, all’art. 1 comma 652, che in alternativa al metodo normalizzato – e comunque sempre rispettando il principio di base secondo cui “chi inquina paga”, disposto dalla Direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008 – le tariffe possono essere determinate con diverso metodo.

Nello specifico, è possibile provvedere all’individuazione delle aliquote sulla base delle quantità e della qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie, tenendo conto dei diversi usi e delle tipologie di attività svolte, nonché dei costi necessari a coprire il servizio di raccolta e smaltimento.

In questi casi, i Comuni dovranno individuare le differenti categorie e sottocategorie di utenze, e poi applicare al costo del servizio (per unità di superficie imponibile accertata) previsto per l’anno seguente, i diversi coefficienti di produttività quantitativa e qualitativa stabiliti per le diverse categorie.

A partire dal 2020, il metodo tariffario seguito dai Comuni è oggetto di disciplina da parte dell’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente), che ha acquisito poteri di regolazione e controllo nel settore dei rifiuti con la Legge di Bilancio 2018.

Sono stati stabiliti, nello specifico, con la Deliberazione ARERA n. 443 del 31 ottobre 2019 i criteri di calcolo e il riconoscimento dei costi efficienti di esercizio e di investimento per il periodo 2018-2021.

Qui è stata disposta l’adozione del MTR (Metodo Tariffario per il servizio integrato di gestione dei Rifiuti) che, tra le altre cose, ha previsto l’obbligo di tenere in considerazione – per determinare le tariffe TARI – anche delle risultanze dei fabbisogni standard.

Con la Deliberazione ARERA n. 363 del 3 agosto 2021 è stato approvato invece il MTR-2, ovvero il metodo tariffario in riferimento al secondo periodo regolatorio (2022-2025), che è quello in vigore oggi.

Leggi anche: “TARI, versamenti e scadenze: quali regole deve seguire il Comune?

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Tariffe TARI: come si determinano?

Coefficienti e considerazioni a parte, le tariffe Tari vengono determinate, di base, facendo la distinzione tra utenze domestiche e utenze non domestiche.

In entrambi i casi, i costi vengono individuati facendo riferimento all’anno solare, e sono composti da una quota fissa e una variabile.

Nello specifico:

  1. Per le utenze domestiche, il costo della TARI è dato dalla somma di:
    • Quota fissa, che si calcola sommando la superficie dell’alloggio a quella delle eventuali pertinenze, e moltiplicando poi il risultato per la tariffa unitaria (che si determina in base al numero degli occupanti dell’abitazione);
    • Quota variabile, che si determina rapportando un valore assoluto al numero degli occupanti, e non tenendo conto della superficie.
  1. Per le utenze non domestiche, invece, entrambe le quote dovranno essere moltiplicate per la superficie assoggettabile alla tariffa.

Leggi anche: “TARI: chi deve pagarla? Come si considerano le pertinenze?



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TAGS: calcolo tari, imposta, tari

Autore: Redazione Online

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