Con una recente sentenza della Corte di Cassazione si torna a parlare del Bonus Prima Casa in relazione, stavolta, alle pertinenze a servizio dell’abitazione acquistata.
Il Bonus Prima Casa è un’agevolazione che ammette la possibilità di acquistare una Prima Casa da adibire ad abitazione principale mediante il pagamento delle imposte in misura ridotta.
Il Bonus Prima Casa concede la possibilità, a chi è in possesso dei requisiti richiesti, di acquistare un immobile da adibire a Prima Casa usufruendo di una significativa riduzione delle imposte legate all’atto d’acquisto
Con una recente sentenza della Corte di Cassazione, si torna a parlare dei criteri obbligatori legati al Bonus Prima Casa, l’incentivo che concede una riduzione dalle imposte per l’acquisto della prima abitazione.
Tra i requisiti fondamentali del Bonus Prima casa, per potervi accedere e non incorrere nella decadenza successiva, c’è quello che impone che il soggetto acquirente sposti la propria residenza nel Comune in cui è ubicato il nuovo immobile.
Tra i requisiti obbligatori da rispettare per poter accedere al Bonus Prima Casa c’è anche quello che impone il trasferimento della residenza nell’abitazione acquistata con le agevolazioni entro 18 mesi dal rogito definitivo.
Il Bonus Prima Casa è un’agevolazione che consente di usufruire di una riduzione sul pagamento delle imposte legate all’acquisto della Prima Casa.
Nel caso affrontato dalla Cassazione, un contribuente aveva appunto acquistato un’abitazione con le agevolazioni concesse dal Bonus Prima Casa.
Ci sono novità per quanto riguarda il Bonus Prima Casa under 36, ovvero quell’agevolazione che ammette la totale esenzione dal pagamento di tutte le imposte per gli atti legati all’acquisto della Prima Casa a favore dei giovani sotto i 36 anni.
La proroga dei termini relativi agli adempimenti richiesti dal Bonus Prima Casa è avvenuta con la conversione del Decreto Milleproroghe, stavolta fino al 31 marzo 2022.