L’ingegneria sismica è un ramo dell’ingegneria civile, che studia i metodi strutturali di progettazione di un edificio al fine di renderlo antisismico.
Si occupa quindi di analizzare continuamente ogni metodo possibile per rendere le strutture più resistenti di fronte ai terremoti, riducendone la vulnerabilità sismica. Vediamo in che modo questi studi si sono sviluppati nel corso degli anni, e qual è il miglior metodo per costruire un edificio antisismico.
Advertisement - PubblicitàIl primo Regolamento antisismico in Europa fu istituito dai Borbone per il Regno di Napoli, dopo il terrificante terremoto che colpì la Calabria e lo stretto di Messina nel 1783.
Dopo secoli di studi, ancora oggi non esiste una metodologia di costruzione antisismica in grado di assicurare in assoluto che un edificio non subirà danni, se colpito da un violento terremoto. Allo stesso tempo però, l’ingegneria sismica da allora ha fatto degli incredibili passi avanti.
Per prima cosa, si è scoperto che le scosse di terremoto producono delle onde sismiche, che dal terreno si propagano poi agli edifici sovrastanti. Per progettare quindi un sistema di “protezione” per le strutture, bisogna tener conto prima di tutto delle forze orizzontali (o accelerazioni di piano) che queste onde generano. Queste infatti, quando raggiungono l’edificio, possono accelerare la loro forza anche del 50% rispetto al momento in cui colpiscono il terreno.
Advertisement - PubblicitàSulla base di questo, l’obbiettivo principale che l’ingegneria sismica si è preposta di raggiungere in tutti questi anni, è di realizzare la migliore metodologia costruttiva economica, in grado di proteggere la struttura da ogni tipo di sollecitazione, onda o vibrazione.
Nella migliore delle ipotesi, l’edificio ideale dovrebbe essere capace di uscire indenne da un evento sismico, o comunque dovrebbe riuscire a riportare solo lievi danni facilmente riedificabili. In ogni caso, lo scopo ingegneristico più ambito è far sì che l’edificio non crolli mai interamente al suolo. Anche se colpito da scosse particolarmente violente.
Se infatti la struttura riporta dei danni ma non crolla alla base, c’è maggiore possibilità di salvare le persone che vivono al suo interno. Avranno infatti tempo e modo di evacuare l’edificio. In questo caso, la struttura potrà riportare deformazioni o crolli parziali, ma dovrà essere progettata in modo che la base possa reggere fino all’ultimo.
Per conoscere quali sono le tecniche antisismiche per ridurre il rischio di crollo di un edificio, continua qui ( Costruire un edificio antisismico: le tecniche ) .
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