L’insieme di tutte quelle misure di prevenzione e protezione che si adottano sul posto di lavoro serve a gestire al meglio la sicurezza e il benessere degli operatori, in modo da ridurre al massimo la loro esposizione a possibili rischi legati a una specifica mansione.
L’insieme di tutte quelle misure di prevenzione e protezione che si adottano sul posto di lavoro serve a gestire al meglio la sicurezza e il benessere degli operatori, in modo da ridurre al massimo la loro esposizione a possibili rischi legati a una specifica mansione. In particolare, l’intento dei DPI (acronimo di ‘dispositivi protettivi individuali’) è quello di ridurre o eliminare i rischi ed evitare le malattie professionali.
Stiamo parlando di scarpe antinfortunistiche, guanti da lavoro, cuffie antirumore e caschi protettivi ma non solo: tutti strumenti progettati per tutelare la persona, realizzati con materiali speciali, che è possibile confrontare nelle vetrine online come Syrio srl. Le cronache quotidiane raccontano ancora troppo spesso di incidenti sul posto di lavoro, anche mortali: occorre dunque prestare un’attenzione extra, mettendo in pratica normative stringenti e ricorrendo a strumenti pensati ad hoc. La salute degli operatori, con il passare del tempo, ha assunto un’importanza sempre più grande – a partire dalla rivoluzione industriale – come questione strettamente connessa all’attività lavorativa.
In cima alla graduatoria dei DPI più importanti ci sono le calzature antinfortunistiche. Il momento della scelta è cruciale: non è sempre facile orientarsi tra modelli e materiali, è un pianeta ricco di categorie che rispondono alle esigenze di varie mansioni (per evitare specifici rischi). Le scarpe antinfortunistiche non sono più quei ‘carri armati’ pesanti e limitanti per i movimenti: oggi la ricerca tecnica offre ben altre tipologie di calzature, presidi di sicurezza sia traspiranti che leggeri. Per prima cosa occorre un’analisi della tipologia di mansione: in base a questa sarà possibile capire a quale modello rivolgersi. Esistono semplici scarpe a protezione del piede, magari rinforzate con la punta di metallo oppure antistatiche, scarpe alte sopra la caviglia e stivali al ginocchio. E’ possibile ricorrere a ‘sandali’, scarpe senza lacci o ancora a zoccoli (specie in ambito sanitario o nelle cucine). Pulizia e manutenzione sono un ulteriore presidio di sicurezza e, in particolare, mirano a una corretta igiene.
Esiste una regola d’oro che si applica anche alle calzature antinfortunistiche: niente è eterno. Si tratta di scarpe speciali con una determinata ‘scadenza’, la quale può essere anticipata da alcuni campanelli d’allarme: quando si rompono oppure diventano scomode, per esempio, vuol dire che è arrivato il momento di sostituirle. Ma bisogna ricordare che l’usura non è sempre visibile a occhio nudo: i materiali si consumano in modo continuo anche se impercettibile. La data di scadenza serve a orientarsi per la sostituzione dello strumento: ce l’hanno le scarpe antinfortunistiche così come ogni altro DPI. E’ il produttore (o il fornitore) che la deve indicare in modo chiaro. In genere oscilla tra i dodici e i diciotto mesi, tenendo conto della mansione che il lavoratore svolge e del conseguente tipo di rischio al quale viene esposto (chimico, elettrico e così via). Una cattiva conservazione o un utilizzo errato possono incidere sulla durata della calzatura e la prestazione di sicurezza. Occorre comunque fare sempre un ‘check’ in autonomia delle condizioni delle scarpe e della loro integrità, poiché la data di scadenza è solo indicativa.
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