Con l’insediamento del nuovo governo Meloni, ci saranno importanti cambiamenti anche per quanto riguarda il sistema economico pensionistico.
Negli ultimi anni infatti, si sono susseguite una serie di riforme atte a superare la Legge Fornero. Tra queste, spiccano, ad esempio, il pensionamento anticipato con il cosiddetto Ape sociale, Opzione Donna, riservata alle lavoratrici, e, sempre da parte del governo Lega. Movimento 5 Stelle, Quota 100.
L’ultima amministrazione Draghi invece, ha introdotto Quota 102, in vigore però solo per il 2022.
Advertisement - PubblicitàGià in campagna elettorale, il centrodestra si è speso più volte in termini economici e, soprattutto, pensionistici. Tutta la coalizione infatti, pare essere d’accordo sull’innalzamento dell’importo della pensione e della flessibilità in uscita.
Il partito dell’attuale premier Giorgia Meloni in particolare, puntava sull’incremento delle pensioni minime e di invalidità, fermando invece l’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. Non solo. In programma elettorale vi erano anche il rinnovo di Opzione Donna, il ricalcolo delle cosiddette pensioni d’oro e una flessibilità in uscita per accedere alla pensione atta a favorire il ricambio generazionale.
Advertisement - PubblicitàLa nuova legge di Bilancio messa in campo dal nuovo Governo riguarderà, in primis, le situazioni emergenziali come il caro energia. La recente comunicazione in Gazzetta Ufficiale infatti, definisce un piano strategico di norme atte a contenere gli effetti dati dall’aumento del costo dell’energia e, quindi, sostenere l’economia. In particolare, verranno investiti 21 dei 30 miliardi a disposizione.
A tal proposito, per una vera e propria riforma pensionistica bisognerà attendere almeno fino al 2024.
Tuttavia, per non tornare alla Legge Fornero e, in vista della scadenza al prossimo 31 dicembre di APE sociale, Opzione donna e Quota 102, sarà indispensabile adottare misure quantomeno basilari. Per tale motivo è in corso un confronto tra il nuovo governo e i sindacati, il cui punto d’incontro, nonostante le perplessità riscontrate da INPS, dovrebbe essere di una provvisoria Quota 41.
Questa, porterebbe infatti a una diversa configurazione di flessibilità in uscita e permetterebbe l’accesso all’assegno pensionistico dopo aver accumulato 41 anni di contributi. Tuttavia, togliendo l’età anagrafica da tale quota potrebbe essere molto dispendioso per lo Stato.
In termini economici, l’esborso statale durante il primo anno sarebbe di circa 5 miliardi di euro, ma, entro il 2033, potrebbe arrivare a ben 65 miliardi di euro. Per tali motivi, si sta pensando di aggiungere una soglia di età a Quota 41 che dovrebbe essere attorno ai 61-62 anni.
Il programma elettorale del centrodestra era inoltre dotato di proroghe per quanto riguarda strumenti come Ape sociale e Opzione donna. Non sono dunque da escludere.
L’Ape sociale consentirebbe di andare in pensione con 30 anni di contributi versati per quanto riguarda invalidi, caregivers e disoccupati, o 36 anni nel caso di coloro che effettuano lavori gravosi.
Opzione Donna è invece legata alle lavoratrici, che avrebbero accesso alla pensione anticipata con 58-59 anni d’età e 35 di contributi. La nuova Opzione Donna però porterebbe un assegno ricalcolato con il metodo contributivo.
Sul tavolo della Premier Meloni potrebbero poi esserci altri strumenti di flessibilità in uscita come una notevole riduzione legata al costo di riscatto della laurea, la copertura previdenziale per i giovani e il rilancio della previdenza integrativa.
Una vera e propria rivoluzione in termini pensionistici dovrà però attendere il 2024. Quello che è certo invece è l’aumento delle pensioni a partire da gennaio 2023.
Giancarlo Giorgetti, attuale Ministro dell’Economia, ha difatti già firmato il decreto, atteso nei prossimi giorni in Gazzetta Ufficiale, atto a far scattare un incremento della pensione pari al 7,3% per tutti i pensionati.
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