La scadenza del 4 aprile per la cessione dei crediti fiscali rappresenta un bivio per molti beneficiari dei bonus edilizi.
La scadenza del 4 aprile per la comunicazione all’Agenzia delle Entrate della cessione di crediti fiscali derivanti da bonus edilizi è in arrivo. Questo termine, già prorogato una volta, rappresenta l’ultima occasione per beneficiare di tali agevolazioni, ma le sfide sono molteplici.
Le banche si mostrano riluttanti nell’acquisto di tali crediti, limitando le operazioni a una cerchia ristretta di clienti, mentre le piattaforme private vedono un calo nel valore dei corrispettivi offerti.
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Questo articolo esplorerà le complessità del sistema di cessione dei crediti fiscali, analizzando le opzioni disponibili per chi non riesce a cedere entro il termine stabilito e discutendo delle implicazioni future per il settore edilizio e per i beneficiari di tali bonus.
Sommario
Per coloro che si trovano nella situazione di non riuscire a cedere il proprio credito fiscale entro il 4 aprile, le alternative sono limitate ma esistono.
Una possibilità consiste nel richiedere direttamente nella dichiarazione dei redditi l’agevolazione prevista dai bonus edilizi. In questo caso, se il contribuente è in grado di detrarre l’intero importo o la maggior parte di esso nell’arco di quattro anni, può comunque considerarsi fortunato.
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L’esempio di chi ha investito 100.000 euro, ottenendo così un credito di 110.000 euro suddiviso in rate annuali, mostra che con un reddito imponibile adeguato, si può ancora beneficiare pienamente del bonus. Tuttavia, per chi non trova conveniente questa opzione, rimane la speranza che il governo intervenga, come già avvenuto in passato, estendendo la possibilità di spalmare la detrazione in un periodo più lungo o riaprendo i termini per la cessione del credito.
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Advertisement - PubblicitàLa cessione del credito e lo sconto in fattura sono strumenti potenti nel mondo dell’edilizia, ma non tutti i bonus edilizi permettono di accedervi con facilità.
Il Superbonus 110%, ad esempio, è ora limitato agli interventi in ambito condominiale e vincolato da specifiche tempistiche: solo se la delibera assembleare e la comunicazione obbligatoria al comune (Cilas) sono state effettuate entro il 17 febbraio 2023.
Per l’Ecobonus e il Bonus Ristrutturazione, invece, la documentazione richiesta varia, ma è sempre necessario dimostrare l’effettiva data di inizio lavori.
Queste restrizioni hanno inevitabilmente ridotto il numero di beneficiari idonei a sfruttare queste opportunità, rendendo ancora più critica la situazione per chi cerca di navigare tra le maglie della burocrazia edilizia.
I bonus edilizi non si limitano al Superbonus 110% ma includono anche il Sismabonus e il Bonus Barriere Architettoniche, ciascuno con le proprie peculiarità e scadenze.
Il Sismabonus ordinario, ad esempio, ha un doppio termine: per le opere di consolidamento sugli edifici esistenti la data limite era il 17 febbraio, mentre per le operazioni di demolizione e ricostruzione lo scadere del tempo era fissato al 31 dicembre 2023.
Quest’ultima data rappresentava anche l’ultimo giorno utile per avviare lavori finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche, dopo di che le modalità di fruizione dello sconto in fattura hanno subito cambiamenti significativi. Il Bonus Barriere Architettoniche, in particolare, ha visto una restrizione nelle tipologie di interventi agevolabili, escludendo lavori precedentemente ammessi grazie a interpretazioni più elastiche della normativa.
Nonostante ciò, la durata di questo bonus è stata estesa fino al 2025, segno di una volontà di mantenere vivo l’impegno verso l’accessibilità e l’inclusività abitativa.
Advertisement - PubblicitàMentre il 31 dicembre 2024 segna la fine per la maggior parte degli attuali bonus edilizi, come l’ecobonus e il bonus ristrutturazione, il dibattito su come saranno riformulati o sostituiti nel 2025 è già acceso.
La possibile introduzione di criteri di reddito per l’accesso a tali agevolazioni è discussa come soluzione equa ma si scontra con la realtà operativa, soprattutto in contesti condominiali dove la collettività degli interventi è fondamentale. Questa incertezza normativa, unita alla direttiva europea sulle case green che prevede restrizioni alle caldaie a gas, evidenzia una fase di transizione verso un modello di edilizia più sostenibile e inclusivo.
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Le decisioni future riguardo alle agevolazioni edilizie influenzeranno notevolmente sia il mercato immobiliare sia il tessuto sociale, spingendo verso una maggiore consapevolezza ambientale e un rinnovato impegno per l’efficienza energetica.
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