Si torna a parlare delle zone terremotate, e della loro differente ripartenza nella Fase 2 dell’emergenza Covid-19, rispetto a tutti gli altri territori italiani.
Si torna a parlare delle zone terremotate, e della loro differente ripartenza nella Fase 2 dell’emergenza Covid-19, rispetto a tutti gli altri territori italiani.
Il Comune de L’Aquila ha inviato una nota firmata dal sindaco Pierluigi Biondi. Indirizzata al Presidente Conte, a Paola de Micheli (Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti), e a Giovanni Legnini (Commissario Straordinario per la Ricostruzione del Centro Italia).
Come oggetto si richiedono maggiori informazioni e riconoscimenti riguardo le spese extra che si devono affrontare in merito alla ripartenza nella Fase 2. E un’analisi più attenta per quanto riguarda i territori terremotati.
Advertisement - PubblicitàLa nota inviata dal capoluogo abruzzese in realtà, è portavoce di tutte le imprese edili, degli imprenditori e dei lavoratori del territorio. Ed è nata in seguito alla pubblicazione del nuovo Protocollo per la sicurezza dei cantieri.
Il Comune de L’Aquila ritiene che le linee guida e le disposizioni definite all’interno del Protocollo, richiedano spese extra notevoli. Per esempio, per quanto riguarda la sanificazione giornaliera degli spazi in cantiere, oppure la necessità di acquistare i dispositivi di protezione per tutto il personale. Per non parlare del bisogno di reinventare tutte le organizzazioni del lavoro in generale.
Nella nota è scritto:
“Appare del tutto evidente che queste opportune misure di tutela determineranno maggiori oneri che, in un appalto pubblico in corso, attraverso l’istituto delle varianti, o in un appalto da bandire, potrebbero trovare opportuna copertura nel quadro economico”.
Advertisement - PubblicitàDa qui nascono però le problematiche inerenti alle zone terremotate, e quindi ai cantieri che si occupano della ricostruzione degli immobili. Il Comune ritiene infatti che tali procedure non possano essere applicate allo stesso modo per tutti.
I cantieri legati ai processi di ricostruzione degli immobili privati danneggiati dal sisma necessitano di maggiori contributi da parte dello Stato, perché sono maggiori le spese che devono affrontare. Il riferimento interessa sia la tragedia avvenuta nel 2009 a L’Aquila, sia quella del 2016 nel Centro Italia.
Si chiede quindi:
“Un tempestivo provvedimento normativo che consenta di riconoscere questi maggiori oneri, che verranno determinati con le modalità e le procedure che il Ministero avrà certamente valutato. La norma dovrebbe essere prevista in uno dei primissimi decreti in scrittura o in conversione, al fine di consentire la Piazza rapida e ordinata ripresa delle attività”.
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