Il caso dell’isolotto di Capo Passero di Portopalo ha provocato numerose controversie negli anni. Tutto è iniziato quando, qualche tempo fa, una società privata ha presentato un progetto di costruzione sull’isola, con l’obbiettivo di far nascere un resort lussuosissimo e destinare la zona alluso turistico. La Soprintendenza siracusana allora ha accettato di buon grado.
Tutto si è bloccato però quando la Regione Sicilia ha deciso di intervenire, disaccordando dall’assenso di Siracusa, al fine di preservare quel luogo unico al mondo. Pochi giorni fa invece, come se niente fosse, il Tar di Catania ha deciso di prendere l’avvento sulla situazione, portando avanti il progetto turistico per Portopalo.
Advertisement - PubblicitàA voler acquistare l’isolotto di Capo Passero per farne un resort, sono degli imprenditori mantovani. Questi sembrano essere stati nella zona durante un vacanza, e si sarebbero innamorati dell’isolotto. Tanto da proporre un progetto di compravendita e la costruzione di un resort extralusso.
Il piano prevede la sistemazione del blocco principale proprio dove un tempo sorgeva la tonnara di Portopalo. La costruzione attorno ad essa risulterebbe un enorme edificio di 7.400 mq. Dopodiché, l’idea sarebbe quella di realizzare anche dei giardini e dei parchi tutt’attorno, occupando 37 mila metri dell’isola. Solo le dependances occuperebbero lo spazio di 2.000 mq, con 18 lussuose suites, pontili e un ristorante di alta qualità.
Gli ideatori del progetto assicurano che l’isolotto di Capo Passero non subirà nessuno sfruttamento, e che le nuove costruzioni saranno solo delle migliorie delle opere già presenti. Che però il progetto sia leggermente azzardato, all’interno del luogo più incontaminato del mondo, è una cosa ben chiara a tutti. Costruire un resort extralusso di tali dimensioni in uno dei rifugi magici di maggiore importanza mondiale, è un idea che non può in alcun modo rispettare l’ambiente. E anche se tutto fosse realizzato con l’obbiettivo di preservare la naturalezza del luogo, stiamo parlando sempre di un patrimonio storico e culturale che appartiene a tutti, e che non può essere distrutto dalle esigenze extralusso di qualcuno.
Advertisement - PubblicitàLegambiente si dichiara da subito in opposizione con la nuova proposta, considerando questa una mossa distruttiva per il territorio siciliano, e soprattutto per Portopalo, che conserva in sé una storia intensa e un’importanza antichissima.
Capo Passero infatti, grazie alla sua posizione, risulta essere il paese più caldo di tutta l’Europa. Si trova a sud di Tunisi, proprio dove si incontrano il Mar Mediterraneo e il Mar Jonio, qui l’acqua ha un colore cristallino di quelli che si vedono raramente. Al suo interno è presente un’antica fortezza realizzata nel 1700 dagli Asburgo. Nel corso degli anni, il castello ha subito più volte degli attacchi e delle depredazioni. Ogni volta è stato ricostruito e ristrutturato.
Ma non è finita qui. In questo luogo incantato e isolato dal mondo, è nata la prima tonnara nell’era degli antichi romani. Qui i greci prendevano i tonni e li infilzavano con le lance. Dopodiché le donne estraevano le interiora degli animali e li cucinavano per servirli ai grandi signori romani.
Ad un certo punto, Portopalo è stata dichiarata oasi naturale. Questo infatti è un luogo in cui ha sempre regnato il silenzio e la pace a contatto con la natura. Dopo secoli e secoli di tempo, i tonni sparirono dalla zona, e la tradizione andò a poco a poco scemando.
Questo però rimane un luogo storico e meraviglioso, che sicuramente necessita di essere preservato così com’è, e non di essere buttato in pasto al caos, al lusso e ai turisti. Ne andrebbe della credibilità del luogo, e la magia che emana sparirebbe per sempre. Legambiente promette che proverà ad impedire l’inizio dei lavori ad ogni costo, e ha già presentato un ricorso in appello.
Anche questa volta, c’è il pericolo che l’uomo non riesca a sedersi e ammirare la natura, senza doverla in qualche modo sovrastare e cementificare. Adesso non resta che attendere quale sarà la risposta dei giudici dopo il ricorso di Legambiente.
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