Da reperti storici tramandati, abbiamo la testimonianza che molte civiltà utilizzavano delle tecniche di recupero delle acque piovane già seimila anni fà, alcune fonti collocano in Asia la presenza delle prime cisterne, mentre altri documenti storici, fanno risalire questa pratica a quattromila anni fa.
Il primo sistema di raccolta e distribuzione fu realizzato a Creta nel 1700 a.C., nel Palazzo di Cnosso, un impianto costruito con tecniche molto efficaci, che i Romani non persero tempo a importare e ad accoglierne i benefici, utilizzando tale sistema, per distribuire l’acqua nelle residenze private con l’ausilio di serbatoi sotterranei, che ne impedivano le contaminazioni. Ma dai ritrovamenti nella città di Masada in Israele, possiamo affermare che il più imponente impianto di raccolta e distribuzione delle acque piovane nacque nel 100 a.C., sia per i materiali utilizzati nella realizzazione (roccia sedimentaria), sia per le sue dimensioni (capace di raccogliere circa 50000 metri cubi d’acqua).
Tra le città, che storicamente, conoscevano queste tecniche di stoccaggio, vanno citate anche Pergamon, Costantinopoli e Gerusalemme, queste civiltà utilizzavano tali impianti di raccolta, soprattutto durante le guerre, per poter disporre delle sufficienti risorse idriche durante gli attacchi nemici.
L’ importanza dello stoccaggio delle acque piovane è attualmente presa in considerazione da tutti i Paesi, diverse nazioni europee, su tutte Germania e Inghilterra, sono anni che stanno cercando di diffondere la cultura e la metodologia di raccolta, attraverso strutture pubbliche e private, per dare un ausilio ai consumi idrici domestici.
Anche il resto del mondo non sta a guardare, con iniziative sempre più costanti, soprattutto in Australia e Stati Uniti, dove ci sono molte imprese che operano in questa direzione con discreto successo.
Nel nostro paese invece, solo da poco tempo la politica ha cominciato a fare delle iniziative in tal senso, eppure la pratica di raccolta della pioggia, storicamente era diffusa in tutto il sud Italia (come risulta da uno studio svolto a Matera), ma con la costituzione del sistema idrico nazionale negli anni 70, le tecniche non furono più tramandate e le vasche di raccolta abbandonate.
Sommario
Rinunciare al sistema idrico moderno, sicuramente, nell’epoca attuale è un’ideologia utopistica e anacronistica, però bisogna tenere bene in mente che l’acqua è indispensabile per la nostra esistenza su questo pianeta, e non è una risorsa inesauribile. A tale proposito, negli ultimi anni sono state istituite diverse campagne di responsabilizzazione, con temi sull’ecologia e sui sistemi alternativi, per avere un pianeta ecosostenibile, che hanno rafforzato questa convinzione.
Questa sensibilizzazione ha portato ad un utilizzo più attento del consumo dell’acqua per uso personale, ma anche una migliora gestione idrica a livello pubblico e di comunità.
Tra i tanti sistemi e le probabili alternative per favorire il risparmio idrico, quello del recupero delle acque meteoriche sembrerebbe il più accreditato a limitare la problematica.
Secondo recenti studi, condotti da una sezione specifica dell’università Bicocca di Milano, circa la metà del fabbisogno d’acqua individuale, potrebbe tranquillamente essere soddisfatto dal recupero e il riutilizzo fornito dall’acqua della pioggia, poiché per questi usi non è necessario l’impiego di acqua potabile (faccende domestiche, annaffiare le piante, scaricare il wc ecc.).
Addirittura, le caratteristiche dell’acqua piovana (privo di calcare e cloro), porterebbero dei benefici alle esigenze di manutenzione degli elettrodomestici, per rotture dovute a calcare e incrostazioni. Inoltre, anche dal punto di vista delle spese di manutenzione della rete fognaria pubblica, consentirebbe di avere dei vantaggi economici, poiché il riciclo delle acque meteoriche eviterebbe o quanto meno ridurrebbe, il sovraccarico all’interno delle fogne e conseguentemente di allagamenti e sciagure.
Insomma, lo stoccaggio e la redistribuzione dell’acqua piovana, abbiamo visto che consentirebbe di avere numerosi vantaggi economici sia individuali che di comunità, senza dimenticare l’aspetto più importante, che è quello di preservare ed utilizzare in modo intelligente, una risorsa, che non è inesauribile.
Advertisement - PubblicitàGli impianti per il recupero dell’acqua piovana sono regolati dall’UNI (Ente Italiano di Normazione) 11445:2012 che si riferisce alle norme europee emanata CEN (Comitato Europeo di Normazione), la norma stabilisce i due parametri fondamentali per la progettazione e la realizzazione degli impianti di recupero delle acque piovane:
Dopo un’attenta analisi, dei parametri contenuti nella normativa, citata sopra, andiamo a vedere quali sono gli elementi che compongono questo impianto:
Secondo uno studio condotto in Olanda dal CIR (Centro Internazionale di Ricerca) si è constatato, che realizzare un impianto di recupero della pioggia risulta economicamente vantaggioso, solo nelle aree geografiche, in cui le precipitazioni annue sono comprese tra i 100 mm e i 500 mm. Al di fuori di questi parametri, i benefici che si ottengono sono di gran lunga inferiore ai costi sostenuti per la costruzione e la manutenzione dell’impianto.
Ovviamente, in questo studio si è soffermati solo sull’aspetto economico della faccenda, ma per fare un bilancio a 360 gradi, bisogna mettere sul tavolo anche la questione dal punto di vista della coscienza ecologica personale e collettiva, non è detto che se un investimento non porta dei benefici economici immediati non sia conveniente, anche perché la problematica in ballo sembra essere estremamente più grande.
A smentire parzialmente i risultati di questo studio, c’è la certezza che con il passare degli anni, in commercio è possibile trovare impianti di recupero delle acque meteoriche, sempre più innovativi e a prezzi più convenienti.
Un sistema piccolino con un serbatoio di circa 2000 litri, atto allo stoccaggio della pioggia per irrigare il prato, mediamente costa intorno ai 1000 euro, mentre può arrivare anche a 6000 euro un impianto di grandi dimensioni.
Ovviamente bisogna prendere in considerazione molteplici parametri per poter preventivare un costo di progettazione, per costruire un sistema di recupero, come le distanze da soddisfare, gli scavi da predisporre, le dimensioni del serbatoio, nonché la tecnologia della centralina da utilizzare, oltre ai costi della manodopera.
Oggi a sensibilizzare l’installazione di questi impianti, c’è anche la legge, infatti, per ottenere il permesso di costruire un edificio, la legge 244/2007 all’articolo 1, comma 288 stabilisce, che la struttura da costruire deve essere predisposta ad accogliere un impianto di acque piovane, finalizzato al risparmio di consumi idrici.
Advertisement - PubblicitàL’Istat ha pubblicato recentemente i dati sul consumo d’acqua in Italia, con dei numeri a dir poco preoccupanti. Il nostro paese è al primo posto in Europa, per utilizzo d’acqua potabile (9,2 miliardi di metri cubi all’anno) e al secondo per consumo individuale (153 metri cubi all’anno), solo la Grecia fa peggio di noi.
Gli imputati principali di questi numeri sembrano essere le infrastrutture, sempre più obsolete e con una discutibile attività di manutenzione, e anche i comportamenti individuali, bisogna prendere consapevolezza del fatto che le riserve d’acqua dolce (uniche a poter diventare potabili) sono il 3% della totalità delle acque presenti sul nostro pianeta, è non sono illimitate.
Oltre al recupero delle acque piovane, che sembra una delle alternative più valide per ottimizzare i consumi idrici, ci sono numerosi accorgimenti che possiamo apportare ai nostri comportamenti individuali, andiamo a stilare una piccola lista di gesti per contribuire alla salvaguardia della più grande risorsa del nostro pianeta:
Per concludere, possiamo affermare con estrema convinzione, che ci sono molte cose che possiamo fare per fermare o quantomeno limitare tutto questo spreco, come abbiamo scritto non esistono formule miracolose ma solo una serie di comportamenti individuali, tecniche delle industrie più rispettose e una politica più sensibile, per preservare le risorse d’acqua che la natura ci ha messo a disposizione.
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