Con la fine dell’anno scadono le misure adottate precedentemente per agevolare il prepensionamento (quota 102), sostituite dalla quota 103, una manovra che permette di lasciare il lavoro a 62 anni (invece che a 67) però a fronte del pagamento di 41 anni di contribuzione.
Con la fine dell’anno scadono le misure adottate precedentemente per agevolare il prepensionamento (quota 102), sostituite dalla quota 103, una manovra che permette di lasciare il lavoro a 62 anni (invece che a 67) però a fronte del pagamento di 41 anni di contribuzione.
Questa opzione, che potrebbe far parte della Legge Bilancio 2023, consentirebbe a oltre 50.000 lavoratori e lavoratrici di andare in pensione indipendentemente dal tipo di mansioni svolte.
Se da un lato l’età anagrafica diminuisce, d’altro lato tuttavia aumentano gli anni di contributi richiesti (da 38 a 41) e non è ancora ben chiaro se ci sarà una decurtazione dell’assegno pensionistico.
Anche se non è prevista nessuna penalizzazione economica relativa all’uscita anticipata dal mondo del lavoro, bisogna comunque valutare che il sistema di calcolo contributivo potrebbe abbassare l’importo. Infatti quanto prima si percepisce la pensione, tanto più basso è il suo ammontare, dato che al montante contributivo che deve trasformarsi in pensione viene applicato un coefficiente minore.
Dal punto di vista finanziario, infatti, chi va in pensione a 67 anni riceve una somma calcolata sulla base del 5,57% del montante contributivo, mentre chi va in pensione a 62 anni riceverebbe una somma con coefficiente del 4,77%.
La quota 103, inoltre, non prevede la possibilità di cumulare eventuali redditi lavorativi, anche se su questo aspetto non sono stati ancora chiariti con certezza tutti gli aspetti.
Come indica il termine “quota 103“, questa manovra comprende la somma tra 62 (anni del prepensionamento) e 41 (anni dei pagamenti della contribuzione), a conferma che questi due aspetti sono inequivocabilmente legati tra loro.
Le finalità del Governo sono quelle di rendere meno gravoso l’impatto sulle casse statali da parte dei pensionati e, nello stesso tempo, di favorire un cambio generazionale nelle varie attività.
Il principale obiettivo della nuova Legge di Bilancio è di scongiurare il ritorno della Legge Fornero che prevedeva la pensione a 67 anni con 20 anni di contributi e che non si era rivelata utile né risolutiva per l’economia nazionale.
Nella conferenza stampa di presentazione della nuova Legge di Bilancio 2023, il Ministro del Lavoro Calderone ha specificato quali siano i requisiti richiesti per andare in pensione a 62 anni, con un pagamento di 41 anni di contribuzione.
I lavoratori che rientrano in questa categoria possono percepire un assegno pensionistico fino a 5 volte superiore alla pensione minima, nell’intervallo di tempo compreso tra 62 e 67 anni.
Le pensioni minime, sempre secondo questa misura finanziaria, vengono ricalcolate con una rivalutazione del 120%, che potrebbe consentire di percepire un assegno di circa 570 euro mensili.
Il periodo compreso tra 62 anni (prepensionamento) e 67 anni (pensionamento normale) viene utilizzato per maturare i contributi che poi andranno a incidere sull’ammontare definitivo dell’assegno pensionistico.
Chi decide di rimanere al lavoro nonostante sia in possesso dei requisiti richiesti per il prepensionamento ha diritto a un bonus comprendente un esonero contributivo pari al 10%, che si traduce in un aumento di stipendio di pari valore.
I requisiti per la pensione anticipata sono soltanto due:
Questi presupposti si sommano ad altre importanti novità, comprendenti la proroga di Opzione Donna e dell’Ape Sociale. Opzione donna permette alle lavoratrici di andare in pensione a 58 anni (59 per quelle autonome) a fronte di versamenti contributivi di 35 anni.
Ape Sociale si riferisce invece allo stato di disoccupazione.
Tutti i trattamenti pensionistici dovrebbero essere poi ricalcolati secondo l’indicizzazione, rimodulando gli importi in base alla pensione. Ecco perché gli aumenti più cospicui saranno per le pensioni più basse, poiché le stime vengono calcolate su percentuali a scalare.
Tra i requisiti previsti dalla quota 103 vi è anche quello secondo cui è previsto un valore-limite di pensione in quanto l’assegno non potrà essere superiore di 5 volte il trattamento minimo (pari a poco meno di 2700 euro). Complessivamente è al momento impossibile prevedere se questa manovra si rivelerà efficace per le finanze statali.
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