Il Governo Meloni lavora a un nuovo anticipo per le quote pensionistiche, il limite sarà 61-63 anni di età con 40-41 anni di contributi versati.
Il Governo Meloni lavora a un nuovo anticipo per le quote pensionistiche, il limite sarà 61-63 anni di età con 40-41 anni di contributi versati. Ci sarà un bonus sullo stipendio per chi deciderà di restare a lavorare oltre il limite di età, una manovra per incentivare gli over 63. Ipotesi o realtà?
Con il ritorno della Quota 102, nasce anche la Quota 103 che porterà delle novità allettanti.
Il cantiere pensioni è in piena attività per fermare la legge Fornero che prevede il limite pensionistico a 67 anni di età. La Quota 103 prevede che chi ha raggiunto già tutti i requisiti per la pensione avrà un’altra possibilità: continuare a lavorare con un aumento sostanzioso sullo stipendio.
Sommario
La riforma delle pensioni non è definitiva ma le risorse per formularla sono certe: un miliardo di euro per il piano pensionistico 2023.
Per quanto riguarda l’Opzione donna e Ape sociale, le ipotesi del piano pensionistico 2023 prevedono per le donne un’uscita anticipata 58-59 anni con 35 di contributi e ricalcolo dell’assegno. Per i lavoratori svantaggiati invece 63 anni con 30 o 36 anni di contributi.
Come afferma anche La Repubblica, tra le ipotesi più gettonate figurano l’ingresso di ”Opzione tutti” che prevede un’uscita anticipata e l’introduzione di un tetto d’età per Quota 41, ovvero un’uscita anticipata per chi ha versato almeno 41 anni di contributi a prescindere dalla sua età anagrafica. Tuttavia, queste manovre comprenderebbe almeno 200.000 lavoratori e un costo di 5 miliardi di euro.
Nel caso in cui fosse introdotto anche un limite d’età come prevede la nuova Quota 102, ovvero 61 anni anagrafici per 41 anni di contributi, si scenderebbe a 90.000 lavoratori con un costo di 1,4 miliardi.
Per far fronte a questi costi, il vicepremier Matteo Salvini pensa che basterebbe sospendere il Reddito di Cittadinanza per sei mesi agli oltre 900.000 beneficiari che ne usufruiscono da più di 18 mesi.
Advertisement - PubblicitàLa Quota 103 prevede una possibilità di scelta per alcune professioni, come ad esempio i medici, tra andare in pensione a 61 anni di età con 41 anni di contributi versati oppure continuare a lavorare con un incentivo sullo stipendio e andare in pensione quando si vuole visto che i requisiti pensionistici per la Quota 102 sono già stati maturati.
Ovviamente la pensione verrebbe congelata al raggiungimento della Quota ”61+41”. L’inps quindi non erogherebbe la pensione e negli anni successivi non salirebbe l’assegno previdenziale perché lo stipendio, da quel momento in poi, sarebbe al lordo dei contributi.
Tuttavia, i tecnici del Ministero dell’Economia hanno studiato un’alternativa alla Quota 102 . Si tratta della Quota 103 che prevede 41 anni di contributi e 62 anni di età. Anche in questo caso, il bonus sullo stipendio sarebbe attivo per i lavoratori di alcune professioni che scelgono si continuare a lavorare una volta raggiunti i requisiti pensionistici.
Ancora non è chiaro quale manovra vincerà tra la Quota 102 o la Quota 103. Tutto dipende dai dipende dai conti finali sull’entità della prossima manovra.
Advertisement - PubblicitàPer rispondere a questa domanda, dobbiamo prendere come esempio un lavoratore che ha già raggiunto l’età per i requisiti pensionistici (ovvero 62 anni) e ha all’attivo 41 anni di contributi versati.
In questo caso, l’importo dell’assegno verrà calcolato con il sistema misto: i contributi versati entro la fine dell’anno ’95 saranno calcolati con il sistema retributivo. I contribuiti versati dall’inizio dell’anno ’96 saranno calcolato con il sistema contributivo.
Se tale lavoratore ha raggiunto i 15 anni di contributi entro il ’95 e 26 anni di contributi dopo il ’96 con una retribuzione annuale di circa 28.000 euro, dovremmo calcolare due quote.
In conclusione, il 4,770% del montante contributivo sommato alla prima quota sarà l’importo lordo di un anno di pensione che dovrà essere diviso per 13 mensilità.
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