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Partita IVA “sospetta”: chiusura forzata per oltre 1200 professionisti in Italia

L’Agenzia delle Entrate ha stabilito la chiusura forzata di oltre 1.200 Partite IVA in tutta Italia. Vediamo di seguito quali sono le novità.

Partita IVA “sospetta”: chiusura forzata per oltre 1200 professionisti in ItaliaPartita IVA “sospetta”: chiusura forzata per oltre 1200 professionisti in Italia
Ultimo Aggiornamento:

In attuazione a quanto disposto dalla Legge di Bilancio 2023, che ha previsto l’inasprimento dei controlli per quanto riguarda l’apertura della Partita IVA, l’Agenzia delle Entrate ha stabilito la chiusura forzata di oltre 1.200 Partite IVA in tutta Italia.

Nello specifico, più del 50% delle attività chiuse in seguito ai controlli ha interessato le regioni Lombardia e Lazio in riferimento alle Partite IVA aperte a partire dal 1° gennaio 2023.

Si comunica inoltre l’avvio di ulteriori controlli per quanto riguarda le attività aperte fra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022, sulle quali sono già in corso analisi di approfondimento.

Vediamo di seguito quali sono le novità.

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Partita IVA “sospetta”: cosa accade in caso di violazioni?

La Manovra 2023 ha previsto in particolare – all’art. 1, commi da 148 a 150 – il rafforzamento dei controlli finalizzati all’individuazione di profili di rischio connessi all’apertura di nuove Partite IVA.

Nello specifico si dispone che, qualora dalle analisi di rischio dovessero emergere delle attività sospette, l’ufficio di competenza dell’Agenzia delle Entrate invita il contribuente a presentarsi di persona e mostrare i documenti che possano essere utili ad attestare l’assenza di attività sospette.

Se il soggetto non dovesse presentarsi, oppure se dal controllo dei documenti dovesse emergere un esito negativo, l’ufficio a quel punto sarebbe tenuto ad emanare atto di cessazione della Partita IVA, con anche l’applicazione di una sanzione amministrativa pari a 3.000 euro.

Una volta che questo accade, il contribuente potrà in seguito procedere all’apertura di una nuova Partita IVA solo mediante il rilascio di polizza fideiussoria o di fideiussione bancaria della durata di tre anni e di importo non inferiore a 50.000 euro.

Se dovessero essere riscontrate delle violazioni fiscali commesse dal professionista prima del provvedimento di cessazione, l’importo della fideiussione dovrà corrispondere all’ammontare delle somme dovute per le violazioni commesse.

In particolare, se dall’ammontare delle violazioni commesse dovesse risultare un importo dovuto maggiore di 50.000 euro, la fideiussione bancaria dovrà essere pari all’intera somma da corrispondere. Se invece l’importo dovuto dovesse essere pari o inferiore a 50.000 euro, si dovrà considerare sempre la somma di 50.000 euro per l’apertura di una nuova Partita IVA.

Ciò, chiaramente, a meno che il contribuente non abbia già provveduto al versamento delle somme richieste per le violazioni.

Leggi anche: “Controlli e analisi del rischio per nuove partite IVA

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Profili e attività di rischio: quali elementi sono rilevanti

Con il Provvedimento Prot. n. 156803 del 16 maggio 2023 sono stati disposti criteri, modalità e termini per quanto riguarda l’analisi del rischio ed il controllo delle nuove Partite Iva.

Qui si è stabilito che gli elementi di rischio che possono portare alla cessazione della Partita IVA possono riguardare:

  1. La presenza di criticità nel profilo economico e fiscale del soggetto richiedente;
  2. La manifesta carenza dei requisiti di imprenditorialità;
  3. La tipologia e le modalità di svolgimento dell’attività;
  4. La posizione fiscale del contribuente.

Nello specifico, l’inasprimento dei controlli consiste nella verifica approfondita dell’attività tenendo conto di tutti gli aspetti sopra citati, mediante il confronto tra i dati e le informazioni:

  • Presenti nelle banche dati a disposizione delle Entrate;
  • Acquisiti da altre banche dati pubbliche e private;
  • Pervenuti mediante segnalazioni provenienti da altri enti.

In tutti i casi per i quali dai dati dovessero emergere attività sospette, l’ufficio provvederà a contattare il contribuente e ad invitarlo a presentarsi per fornire le spiegazioni e i documenti richiesti.

I contribuenti possono essere considerati “profili a rischio”, in particolare, quando:

  • Emerge il sospetto di attività mirate all’evasione “grave e/o sistematica”;
  • Si rileva il mancato adempimento agli obblighi fiscali in relazione a Partite IVA che vengono aperte e chiuse dopo un breve ciclo di vita.
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Partita IVA cessata per 1.221 professionisti: i numeri per Regione

Ebbene, in virtù di quanto detto, in data 31 luglio 2023, l’Agenzia delle Entrate ha disposto ben 1.221 provvedimenti di cessazione della Partita IVA ai danni dei professionisti per i quali sono emersi profili di rischio.

La disposizione riguarda attualmente solo le partite IVA aperte a partire dal 1° gennaio 2023, ma si fa sapere inoltre che:

[…] è stata elaborata un’ulteriore lista selettiva di oltre 500 partite Iva aperte fra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022, caratterizzate da anomalie sotto il profilo soggettivo e da consistenti operazioni economiche, pari a oltre 2 miliardi di euro, sulle quali sono in corso approfondimenti.

I provvedimenti di cessazione immediata delle Partite IVA aperte dal 1° gennaio 2023, ad oggi, hanno riguardato le regioni italiane nelle seguenti misure:

  • 359 Partite IVA chiuse in Lombardia;
  • 254 nel Lazio;
  • 166 in Campania;
  • 105 in Toscana;
  • 105 in Veneto;
  • 38 in Liguria;
  • 35 in Sicilia;
  • 35 in Emilia-Romagna;
  • 28 in Abruzzo;
  • 22 in Friuli-Venezia Giulia;
  • 19 in Molise;
  • 19 in Puglia;
  • 18 in Piemonte;
  • 4 nelle Marche;
  • 4 in Calabria;
  • 3 in Sardegna;
  • 3 in Umbria;
  • 3 in Provincia di Trento;
  • 1 in Basilicata.


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TAGS: chiusura partita iva, partita iva

Autore: Redazione Online

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