L’Opzione Donna 2023 è una valida soluzione per le donne che vogliono accedere anticipatamente al sistema pensionistico. La sua proroga è stata inserita nella Legge di Bilancio ma ci sono vincoli e requisiti da soddisfare.
Vediamo nel dettaglio chi può richiedere l’Opzione Donna 2023, le informazioni più importanti e come presentare la domanda.
Sommario
L’Opzione Donna 2023 è stata prorogata dal Governo attraverso la Legge di Bilancio. Si tratta di un regime sperimentale che è stato introdotto in Italia per la prima volta nel 2004 con la cosiddetta legge Maroni.
Successivamente è stata rivista nel 2019 con un apposito decreto legislativo e relative modifiche sia per quanto riguarda i requisiti di accesso e sia nel merito della prestazione pensionistica a cui si avrebbe diritto.
Permette di poter fruire di un trattamento pensionistico con requisiti notevolmente ridotti rispetto a quelli ordinari o comunque previsti dalla pensione anticipata ordinaria. In buona sostanza si riesce a uscire prima dal modo di lavoro per accedere a quello pensionistico però accettando un ricalcolo della propria pensione esclusivamente con il sistema contributivo. Notoriamente questo comporta uno svantaggio in termini di importo mensile in quanto si basa sull’età pensionabile e sull’entità dei versamenti accreditati e rivalutati.
Una situazione assolutamente meno vantaggiosa rispetto a quella in cui l’importo viene calcolato rispetto agli ultimi oppure i migliori redditi ottenuti nel corso della propria attività lavorativa (calcolo retributivo).
Advertisement - PubblicitàUscire prima dal mondo del lavoro e accedere alla pensione è un’opportunità che viene messa a disposizione non per tutte le lavoratrici. Infatti nel testo della Legge di Bilancio 2023 riguardante l’opzione donna sono stati introdotti dei nuovi requisiti di accesso.
In particolare ne può fruire la lavoratrice che ha maturato almeno 35 anni di contributi entro la data del 31 dicembre 2022. Inoltre il secondo vincolo riguarda l’età anagrafica. La lavoratrice deve aver compiuto entro il 31 dicembre 2022 il suo sessantesimo anno di età.
Tuttavia c’è l’opportunità di abbassare questo vincolo temporale riducendolo a 58 anni nel caso in cui la donna abbia avuto due o più figli. Il vincolo diventa di 59 anni nel caso in cui la donna abbia avuto un solo figlio.
Inoltre c’è un requisito che fa riferimento all’attesa di un periodo di finestra.
Come precedentemente menzionato, le regole per accedere a questa tipologia di pensione sono disciplinate dall’articolo 12 del Decreto Legislativo 78/2010. Questo articolo stabilisce un periodo di attesa, noto come “finestra”, prima di poter accedere alla pensione. I tempi sono differenti a seconda della tipologia di lavoro:
Per quanto riguarda il personale che lavora in istituzioni scolastiche o in Istituti di Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM), è prevista una normativa speciale. Per questi lavoratori, qualora i requisiti pensionistici siano raggiunti entro il 31 dicembre di un determinato anno, l’accesso alla pensione sarà possibile a partire dall’inizio del nuovo anno scolastico o accademico.
La stessa circolare dell’INPS ha anche evidenziato che la decorrenza della pensione non può essere comunque anteriore al primo febbraio 2023 per le lavoratrici da cui pensione viene liquidata a carico dell’assicurazione generale obbligatoria e di tutte le altre forme alternative che vengono previste dai vari testi di legge.
C’è poi una questione legata alle cosiddette categorie tutelate. In pratica alcune categorie possono fruire dell’Opzione Donna 20230 a partire dalle cosiddette caregiver. Si tratta di lavoratrici che si occupano dell’assistenza di malati e lo stanno facendo da almeno sei mesi nel momento in cui si procede con la richiesta. L’assistenza deve essere effettuata al proprio coniuge oppure a un parente di primo grado che sia però convivente. La legge prevede anche che sia portatore di handicap in situazione di gravità.
Le altre categorie tutelate sono le invalide civili con una misura superiore al 74% e anche le lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali c’è in atto una crisi aziendale concentrata con il governo.
Advertisement - PubblicitàIl testo di legge stabilisce che i requisiti siano maturati entro il 31 dicembre 2022 ma questo non esclude che ci siano tante lavoratrici in Italia che abbiano maturato invece il tutto al 31 dicembre del 2021. In questo caso si poteva e si può utilizzare quanto stabilito dalla legge per l’opzione donna 2022. In parole povere cambiano leggermente i requisiti.
C’è poi una differenziazione tra le lavoratrici dipendenti e quelle autonome. Nel primo caso le lavoratrici devono aver raggiunto almeno 35 anni di contributi e compiuto 58 anni di età. Per quanto riguarda il periodo di finestra di attesa deve essere pari a 12 mesi alla decorrenza della pensione.
Invece per le lavoratrici autonome c’è sempre il raggiungimento di 35 anni di contributi ma anche il compimento di 59 anni di età. Il periodo di attesa si allunga a dodici mesi. Questi valori vengono ancora oggi tenuti in considerazione grazie al cosiddetto beneficio della cristallizzazione dei requisiti. In parole povere queste lavoratrici possono richiedere l’accesso al sistema pensionistico facendo riferimento ai vecchi requisiti, quelli attivi per l’anno 2022.
Advertisement - PubblicitàPer valutare la propria posizione rispetto alla possibilità di fruire dell’Opzione Donna 2023 è necessario chiarire alcuni aspetti sul conteggio dei contributi. La legge dice che bisogna ottenere almeno 35 anni di contribuzione al 31 dicembre 2022. Nel calcolo dei 35 anni occorre considerare anche i cosiddetti accrediti figurativi che vengono riconosciuti alla lavoratrice per un infortunio oppure per una disoccupazione indennizzata.
Bisogna fare un importante chiarimento che riguarda il cosiddetto regime di cumulo. In quest’ultima condizione infatti il requisito contributivo non può essere ottenuto. In parole povere per valutare il diritto alla pensione non possono essere sommati versamenti accreditati presso gestioni previdenziali differenti. Occorre far riferimento soltanto all’assicurazione generale obbligatoria INPS.
Inoltre per le lavoratrici autonome c’è da rimarcare che non possono essere utilizzati i contributi accantonati con la gestione separata.
Advertisement - PubblicitàAbbiamo detto che il grande vantaggio dell’Opzione Donna è quello di poter lasciare prima il mondo del lavoro. Ovviamente c’è anche il rovescio della medaglia che riguarda un importo mensile più basso rispetto a quello ordinario.
Vediamo quindi di quantificare o quantomeno capire come si calcola l’Opzione Donna.
Il ricalcolo viene effettuato con sistema contributivo e dunque in base a quello che la lavoratrice ha effettivamente versato nelle casse dell’INPS. La contribuzione viene rivalutata attraverso dei tassi di capitalizzazione che vengono stabiliti in funzione di un’ampia gamma di variabili tra cui anche l’andamento del PIL. La rivalutazione viene fatta sulle età pensionabile e in particolare attraverso un coefficiente moltiplicatore.
Entrando maggiormente del merito il calcolo viene effettuato tenendo conto di due quote: la quota A e la quota B. La prima fa riferimento a tutti i contributi versati prima del 31 dicembre 1995. La seconda invece parte dal primo gennaio 1996.
Il calcolo è abbastanza complesso perché bisogna accantonare per ogni anno la parte di imponibile previdenziale che viene corrisposta all’aliquota prevista dall’INPS. Poi si deve rivalutare in funzione del PIL e di altri indicatori stabiliti dalla legge. Successivamente si sommano i contributi di valutare tra di loro e infine si moltiplica per il cosiddetto coefficiente di trasformazione che dipende dall’età pensionabile.
Advertisement - PubblicitàUna volta presa la decisione di voler accedere all’Opzione Donna 2023 è necessario presentare la domanda di pensione. La procedura può essere completamente gestita da remoto grazie alle innovazioni apportate sul sito dell’Inps, ovvero bisogna effettuare l’accesso al portale web dell’INPS utilizzando lo SPID. In alternativa si possono anche utilizzare altre credenziali come l’uso della carta d’identità elettronica Cie 3.0 oppure CNS.
Una volta effettuato l’accesso al portale bisogna trovare la sezione “Domanda di prestazioni pensionistiche“. Successivamente si deve cliccare su “Nuova prestazione pensionistica” e attendere l’apertura di una finestra. A questo punto la scelta la sezione Pensione di anzianità / anticipata – contributivo sperimentale.
Non resta a questo punto che iniziare a compilare la domanda inserendo tutti i dati necessari che sono diversi.
Innanzitutto bisogna indicare il codice fiscale di un eventuale coniuge ma anche altri dati relativi al rapporto con quest’ultimo ed eventuale decesso. Altre informazioni che dovranno essere indicate nell’apposito form riguardano la data di cessazione dell’attività lavorativa l’eventuale pensione che si riceve a carico dello Stato oppure da altri Paesi esteri, il numero di contributi figurativi e tutte le altre informazioni riguardanti la propria situazione.
Terminato l’inserimento dei vari dati magari fruendo anche del supporto di un esperto, è possibile inoltrare la domanda e soprattutto stamparla per averne una copia cartacea a disposizione. Si può anche salvare in formato elettronico sul proprio personal computer oppure su un qualsiasi altro dispositivo. L’INPS mette a disposizione un numero di telefono dedicato al supporto per la procedura di presentazione della domanda. Il numero da comporre è 803.164 per chi chiama da telefono fisso e 06.164.164 per chi utilizza il cellulare.
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