“Gas Fluorurato a effetto serra”: ecco la definizione per esteso dei più noti f-gas, sui quali nei giorni scorsi è arrivata la stretta defnitiva che condurrà alla loro progressiva abolizione entro il 2050.
Lo stop decisivo è arrivato durante la seduta plenaria del Parlamento Europeo dove, tra favorevoli, contrari e astenuti, è stato fatto un ulteriore passo avanti per il conseguimento del tanto agognato green deal.
Il nuovo regolamento approvato nei giorni scorsi, volge lo sguardo alla tutela dell’ambiente, e diversamente da quanto si potrebbe pensare non sarà uno stacco netto dall’era degli f-gas, ma il tutto sarà accompagnato da una serie di step intermedi, che permetteranno ai cittadini di adeguarsi alle nuove direttive, tanto più ferree quanto più necessarie. Le normative attualmente attive hanno portato significativi miglioramenti a livello Europeo che entro il 2030, si auspica possano raggiungere il 55% delle emissioni in meno, con un ulteriore diminuzione di quasi 300 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2050: una vera sfida!
Invero i primi cambiamenti si avranno solo a partire dal 2029, quando l’utilizzo di gas sintetici sarà permesso solo nella misura in cui la loro Global Warming Potential rimarrà sotto i 150. Una soglia massima questa, consentita per l’utilizzo di dispositivi ad uso domestico.
Il sopra citato Global Warming Potential, meglio noto come GWP, è un indicatore di misura che attraverso il rapporto tra due valori presi nel medesimo lasso di tempo, consente di conoscere l’incremento in negativo che questa sostanza può causare a promozione dell’effetto serra.
Uno passo ulteriore poi verrà compiuto a distanza di qualche anno quando, tra il 2032 e il 2035, sia le pompe di calore che i condizionatori non potranno più utilizzare gli F-gas. Essi infatti dovranno convertisti verso una scelta green tramite un nuovo funzionamento a gas naturali, che pur avendo un rendimento più basso, acquisiranno valore in termini di sostenibilità.
A disincentivare poi l’utilizzo dei gas sintetici si aggiungerà anche la manutenzione, che diventerà sempre più onerosa in relazione al drastico calo di tonnellate di CO2 che sarà possibile immettere sul mercato.
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Quest’ultimo passaggio, che vedrà protagonisti f-gas e gas naturali, sarà l’ultimo di una lunga serie di evoluzioni, che dagli anni ’90 giungono ad oggi. Sostanze come queste, tanto più utili nei mesi climaticamente più polarizzati, quanto più dannose per la salute del pianeta, divennero necessarie essendo alla base del funzionamento di elettrodomestici come condizionatori e pompe di calore.
La loro introduzione si vide necessaria per l’eliminazione di sostanze più impattatnti sulla crisi climatica, come nel caso degli HCFC (idroclorofluorocarburi). Differenti dai precedenti, questa tipologia di gas pur non essendo tossica o infiammabile, risultava avere un forte impatto sulla nostra atmosfera.
Una composizione chimica la loro, a base di cloro e fluoro, che “promosse”, ironicamente parlando, l’estensione del temuto buco dell’Ozono, e per questo sono conosciute anche con il nome di ODS, sostanze ozonolesive.
Per questo motivo le scelte successive furono fatte a tutela dell’ambiente, orientando la scelta verso gli attuali f-gas, delle miscele gassose di natura sintetica.
Anche in questo caso però, non ci si è potuti sottrarre al rovescio della medaglia, perchè pur non essendo dannosi per l’atmosfera, e quindi “migliori” dei precedenti sotto questo punto vista, essi hanno giorno dopo giornoo impattato gravemenete sul clima, accelerando il surrisaldamento terrestre (di cui ormai da anni siamo vittime e carnefici).
La loro natura ben più gravosa della CO2, ha condotto quindi il Parlamento Europeo, alla scelta di un gas di origine naturale, una sostanza già in uso come refrigerante e combustibile: il propano.
Pur avendo un buon numero di punti di forza, l’inevitabile impatto con la realtà porta all’emergere di problemi nodali come l’inesistenza di elettrodomestici quali condizionatori, funzionanti con questa sostanza. Quindi la sfida non sarà solo quella di una transizione da attuarsi entro il 2050, ma anche quella di produrre strumenti in grado di sfruttare questa sostanza, adeguandosi alle nuove linee guida in tema di sicurezza.
Secondo quanto riportato da Il Messaggero, sarebbero circa l’80% i condizionatori attualmente in uso che nei prossimi anni dovrenno essere rottamati, e stima che le attività di riconversione di tutti questi apparecchi, ad oggi, “contribuisce al Pil italiano per lo 0,5%, un volume d’affari pari a circa 8 miliardi di euro e impiega fino a 140mila persone“.
Interessante notare poi come alcune sostanze refrigeranti ad oggi in uso e dalle caratteristiche similari ai citati HCFC, producano livelli di GWP che sono ben oltre il quadruplo del limite massiomo di 150.
Un esempio calzante è quello dell’R32 (difluorometano), un gas allo stato liquido dalle proprietà refrigeranti, utile per il passaggio del calore da una fonte calda ad una più fredda.
Inoltre molte realtà lavorative, quali supermercati, alimentari e ospedali, vivranno questo passaggio obbligato anticipato visto che “A partire dal 2024, il Parlamento ha deciso che solo il 23,6% della quantità di gas fluorurati utilizzata nel 2015 sarà consentita sul mercato“.
Una stetta questa che, come riportato dall’AGEEI in un Atto della Camera del 19 aprile 2023, inficia su tutta la filiera italiana visto “l’obbligo de facto, dal 1° gennaio 2024, di sostituire gli impianti di refrigerazione stazionari (quelli utilizzati da supermercati, negozi di alimentari, industria alimentare, ospedali, ed innumerevoli ulteriori casi) in luogo della loro manutenzione, poiché gli unici gas ammessi dal nuovo Regolamento per le manutenzioni risultano incompatibili con la grande maggioranza degli impianti installati“.
Fu proprio durante la Risoluzione in commissione 7-00090 che il deputato Tommaso Foti sottolineò come: “Il nuovo Regolamento, pur contenendo obiettivi ambientali pienamente condivisibili, produrrà effetti dannosi, quantunque non intenzionali, poiché finita per danneggiare la filiera produttiva nazionale della refrigerazione e del condizionamento, ambito nel quale l’Italia è nazione guida in Europa e nel mondo“.
Insomma: una vera e propria corsa contro il tempo.
Ora resta soltanto da chiedersi se sarà possibile, per i cittadini e non solo, adottare tutte le procedure necessarie per restare al passo con le nuove normative.
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