Le nuove norme urbanistiche di Roma affrontano temi chiave come residenzialità, patrimonio storico, cambi di destinazione d’uso, rischio idrogeologico e iperturismo, ponendo sfide per un equilibrio tra modernità e tradizione.
Roma è al centro di una discussione che segnerà profondamente il suo futuro urbanistico. In aula Giulio Cesare, in questi giorni, si affrontano temi di grande rilevanza per il Piano Regolatore Generale (PRG) del 2008, con tre giorni di dibattito che potrebbero ridefinire il volto della città.
Sul tavolo ci sono questioni chiave che spaziano dalla tutela della residenzialità nel centro storico alla regolamentazione degli affitti brevi, fino a cambi di destinazione d’uso, accorpamenti immobiliari e nuove norme che riguardano il patrimonio storico e il rischio idrogeologico.
Le modifiche proposte dividono le opinioni: da un lato c’è l’esigenza di modernizzare la città, dall’altro il timore di snaturarne l’identità, con impatti potenzialmente devastanti su tessuti storici, servizi pubblici e sostenibilità ambientale.
Sommario
Uno dei temi centrali della discussione sulle nuove Norme Tecniche di Attuazione del PRG è la salvaguardia della residenzialità nel centro storico di Roma. La regolamentazione degli affitti brevi è vista come una soluzione necessaria per contrastare la desertificazione dei rioni storici, causata dall’aumento esponenziale di alloggi destinati al turismo temporaneo.
Questo fenomeno ha trasformato aree residenziali in zone quasi esclusivamente turistiche, privandole della loro funzione abitativa e della vivacità sociale.
Leggi anche: Nuove regole sugli affitti brevi: cos’è il CIN e come adeguarsi
Sul fronte politico, sembra esserci un ampio consenso sull’urgenza di intervenire per proteggere il tessuto abitativo della città. Tuttavia, è importante che tali misure siano accompagnate da una pianificazione più ampia, in grado di garantire un equilibrio tra le esigenze economiche del turismo e il diritto dei cittadini a vivere in quartieri funzionali e vivibili.
Advertisement - PubblicitàUn altro nodo cruciale del dibattito riguarda i cambi di destinazione d’uso, resi più semplici dalle nuove norme tecniche approvate a giugno 2023. Questo aspetto, se da un lato può favorire una maggiore flessibilità nell’uso degli edifici, dall’altro solleva preoccupazioni per l’impatto sul carico urbanistico e sulla qualità della vita nei quartieri coinvolti.
Secondo l’urbanista Barbara Pizzo, la mancanza di un controllo rigoroso su tali trasformazioni potrebbe stravolgere l’equilibrio tra funzioni residenziali, commerciali e pubbliche. In un contesto già caratterizzato da carenze nei servizi, come parcheggi, scuole e aree verdi, cambiamenti non pianificati rischiano di aggravare le difficoltà.
Interi quadranti di Roma potrebbero essere trasformati, causando spopolamento o, al contrario, una concentrazione eccessiva di determinate attività in alcune aree.
La questione dei cambi di destinazione d’uso pone quindi una domanda cruciale: come garantire che queste trasformazioni siano governate in modo da rispondere ai bisogni reali della popolazione, senza compromettere la sostenibilità urbana?
Leggi anche: Cambio destinazione d’uso da rurale a residenziale: l’assenza di permesso implica la demolizione
Advertisement - PubblicitàNel cuore di Roma, il dibattito sulle nuove norme tecniche solleva interrogativi sulla protezione del patrimonio storico. Una delle pratiche più discusse è quella delle demolizioni interne di edifici medievali o rinascimentali, lasciando intatte solo le facciate. Sebbene queste operazioni siano comuni in altri paesi, come la Germania, per Roma rappresentano un rischio di cancellazione irreversibile della memoria storica.
L’associazione “Roma ricerca Roma” e diversi urbanisti sottolineano che il patrimonio della Capitale non è composto solo dagli edifici singoli, ma anche dai rapporti spaziali tra di essi, che costituiscono la trama stessa della città.
Le norme proposte, che consentirebbero interventi troppo invasivi, rischiano di smembrare complessi edilizi storici e alterare equilibri secolari tra vuoti e pieni, tra spazi pubblici e privati. Questo potrebbe snaturare l’identità di Roma, trasformandola in una città sempre meno autentica e sempre più adatta a logiche di sfruttamento commerciale.
Advertisement - PubblicitàLe proposte di modifica alle Norme Tecniche di Attuazione potrebbero aprire la strada a trasformazioni significative nel centro storico di Roma, favorendo la proliferazione di centri commerciali e fast food.
Le associazioni come Carteinregola mettono in guardia sui rischi di un’urbanizzazione orientata all’iper turismo, che potrebbe accelerare il progressivo spopolamento delle aree centrali e alterare il loro equilibrio funzionale.
Tra i punti più critici c’è la possibilità di accorpamenti tra unità immobiliari adiacenti, con superfici di vendita fino a 500 mq, il doppio del limite attuale. Questo cambiamento, pur presentato come una risposta alla crescente domanda turistica, potrebbe compromettere la vivibilità dei quartieri storici, sostituendo attività locali con strutture commerciali di grande scala.
Advertisement - PubblicitàUn ultimo punto critico del dibattito riguarda le modifiche introdotte per gli interventi nelle aree limitrofe al reticolo idrografico del Tevere. Le nuove norme tecniche prevedono la possibilità di realizzare infrastrutture come strade, piazze, parcheggi e piste ciclopedonali in prossimità delle sponde del fiume, estendendo l’area d’intervento fino a una fascia retrostante di 10 metri dai muraglioni.
Secondo Carteinregola, questa proposta apre la strada a interventi potenzialmente pericolosi in aree a rischio esondazione. La mancanza di limitazioni rigorose potrebbe aggravare i problemi legati al rischio idrogeologico, aumentando le vulnerabilità della città di fronte a eventi climatici estremi.
Compila il form sottostante: la tua richiesta verrà moderata e successivamente inoltrata alle migliori Aziende del settore, GRATUITAMENTE!