Il pellet è uno dei combustibili naturali che permette ai consumatori di riscaldare la propria abitazione senza far fronte a costi elevati, come quelli della corrente elettrica e del gas.
Bisogna però scegliere un materiale di qualità superiore affinché il calore prodotto possa essere soddisfacente: scopriamo quindi quali sono le caratteristiche fondamentali che permettono di identificare tale categoria di prodotto.
Sommario
La prima caratteristica che occorre prendere in considerazione in fase di scelta è la tipologia di legno che viene utilizzato per la produzione del pellet. Spesso il dilemma ricade sul faggio e sull’abete: entrambe le versioni godono di un ottimo potere calorifero e permettono, perciò, di riscaldare in modo ottimale la propria abitazione.
Indipendentemente da questa prima scelta, la vera caratteristica chiave che occorre verificare è la verginità del pellet: ma cosa significa?
Semplicemente che il combustibile non deve essere stato sottoposto a procedura di modifica meccanica, ovvero i cilindri non devono contenere sabbia, residui di vernice e altri materiali che comportano una perdita del potere calorifero e allo stesso tempo che possono arrecare dei grossi danni alla stufa.
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Per questo è fondamentale verificare che nella descrizione del prodotto sia riportata tale dicitura, che indica appunto l’assenza di una lavorazione particolare che ha delle ripercussioni pesanti sulla qualità del prodotto.
Advertisement - PubblicitàOltre alla prima caratteristica chiave prima citata, quando si deve acquistare il pellet è molto importante valutare anche il suo potere calorifero, ovvero la capacità di sprigionare calore durante la fase di combustione.
Per acquistare un buon materiale è fondamentale che questo abbia un range composto da valori compresi tra 4,5 e 5 kWh/Kg, che indicano appunto un ottimo livello di calore prodotto durante l’utilizzo.
Acquistare un prodotto che ha un potere calorifero inferiore si tramuta, infatti, in una riduzione del caldo prodotto e questo comporta l’incremento della temperatura del termostato della stufa.
La conseguenza che ne deriva è un utilizzo maggiore del pellet, quindi la sua durata sarà inferiore rispetto a un prodotto che produce maggior calore con una quantità inferiore.
Tale valore deve quindi essere necessariamente riportato sull’etichetta: se questo dovesse essere assente è consigliato scegliere un’altra tipologia di prodotto, dato che quello selezionato potrebbe non essere all’altezza delle proprie aspettative.
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Advertisement - PubblicitàUn dato sul quale si presta molta attenzione è quello relativo alla provenienza del pellet: i maggiori produttori, oltre al nostro Paese, sono il Canada e l’Austria.
In questo frangente non è essenziale verificare da quale Paese provenga il pellet ma bensì analizzare la filiera che produce il combustibile: questa deve essere affidabile e garantire una lavorazione ottimale senza manipolazioni del materiale.
Acquistare il pellet certificato in ogni sua fase di realizzazione si tramuta nella scelta di un prodotto di ottima qualità che riesce a offrire delle prestazioni ottimali.
Advertisement - PubblicitàQuando si deve acquistare il pellet occorre anche analizzare la sua estetica, che permette di ottenere parecchie informazioni in merito alla qualità del prodotto.
In questo caso il primo dettaglio che occorre considerare è la dimensione: ogni cilindretto, infatti, non deve avere una dimensione che superi gli otto millimetri e che non sia inferiore ai sei.
Questo per due semplici dettagli: se il pellet dovesse essere più piccolo, questo verrebbe bruciato con maggior rapidità, quindi la quantità necessaria per poter riscaldare adeguatamente la propria abitazione potrebbe essere piuttosto consistente.
Se invece il pellet dovesse essere più grande della misura massima consigliata, la quantità di cenere prodotta può essere eccessiva e inoltre le tempistiche per una combustione adeguata potrebbero aumentare notevolmente.
Bisogna anche toccare con mano il pellet per capire effettivamente la sua consistenza: se questo dovesse essere troppo rigido, quindi si fa fatica a spezzarlo, il combustibile è caratterizzato da una quantità eccessiva di materiali leganti e ciò comporta diverse situazioni negative per la stufa.
Questo poiché, oltre a una produzione di cenere eccessiva al termine della combustione, questa si potrebbe appiccicare alle pareti della stufa, quindi comportare lo svolgimento di una serie di operazioni complesse per pulire la stufa e quindi fare in modo che questa possa essere sfruttata senza riscontrare grossolane difficoltà.
Inoltre esiste anche un test che può essere svolto per verificare se il pellet è di prima qualità oppure no: in questo caso bisogna immergere il cilindretto in un recipiente d’acqua.
Se il materiale galleggia, allora si è di fronte a un combustibile di prima qualità mentre, in caso contrario, si rischia di usare un prodotto poco convincente che non offre quella prestazione ottimale e che, di conseguenza, comporta una serie di potenziali difficoltà specialmente al termine della combustione.
Advertisement - PubblicitàTornando ad analizzare le informazioni che devono essere riportate nell’etichetta, tra di esse deve essere necessariamente presente la percentuale di umidità che contraddistingue il combustibile.
Il pellet migliore è quello che ha una percentuale compresa tra l’otto e il dodici percento massimo, che indicano un range ottimale che assicura non solo un potere calorifero ottimale ma anche la quasi totale assenza di ceneri prodotte.
Il combustibile, qualora dovesse avere una percentuale di umidità superiore, deve essere scartato in quanto il calore prodotto non viene emanato dalla stufa ma, al contrario, verrà impiegato per asciugare il pellet.
Inoltre un materiale troppo umido produce una quantità di cenere elevata, quindi le operazioni di manutenzione che devono essere svolte saranno superiori rispetto a quelle ordinarie.
Come per il potere calorifero, anche in questo caso si fa riferimento a un dato che deve essere ben presente nell’etichetta del pellet, quindi fare in modo che un cliente possa avere una panoramica completa in merito alla qualità del suddetto prodotto.
Qualora tale informazione dovesse essere assente è bene focalizzare la propria attenzione su un’altra qualità di prodotto, visto che il grado di umidità potrebbe essere superiore allo standard accettabile.
Advertisement - PubblicitàSempre nell’etichetta deve essere riportato anche il quantitativo di cenere che viene prodotto durante la combustione del materiale.
In questo caso è consigliato acquistare sempre un combustibile la cui quantità indicata è pari all’uno percento: un dato superiore indica non solo che il materiale di scarto prodotto sarà piuttosto elevato e allo stesso tempo si rischia di dover svolgere un’ampia serie di operazioni che permettono di pulire la stufa.
Come per gli altri dati, se questa informazione non viene riportata nell’etichetta è bene non acquistare quel prodotto in quanto questo potrebbe non essere stato sottoposto a una serie di controlli adeguati.
Per capire poi se il combustibile tende a essere ottimale, è importante controllare la quantità di polvere presente nella confezione stessa.
Se nella busta è presente molta polvere, il pellet in questione potrebbe non essere adeguato in quanto questo, oltre a sgretolarsi facilmente, produce una quantità di cenere elevata e inoltre i materiali di scarto sono presenti in quantità eccessiva.
Per quanto riguarda il colore del pellet, invece, questo è poco influente dato che la tonalità dei cilindri dipende dal processo di essiccazione che può essere la causa che ne comporta il cambiamento di colorazione: quindi un pellet scuro, se di qualità, ha lo stesso potere calorifero di uno chiaro.
Advertisement - PubblicitàUn aspetto molto importante che merita la massima attenzione in fase di scelta è rappresentato dalle certificazioni: se queste dovessero essere assenti è importante evitare di acquistare il pellet.
Il marchio En Plus deve essere presente in quanto questo, basandosi sulla normativa EN 14961-2, indica che tutti i vari controlli sulla filiera sono stati svolti correttamente e allo stesso tempo questi sono stati superati.
Tale certificato, inoltre, permette di contraddistinguere le tre categorie di pellet, ovvero la A1, che ha una quantità di ceneri pari allo 0,7 percento, la A2, che invece indica un pellet che produce una quantità di cenere pari all’1,2% mentre la classe B è quella che produce una quantità di cenere superiore, ovvero il 2 percento.
Il dato della certificazione in questione deve essere presente: senza di esso si rischia di acquistare un prodotto che potrebbe non essere sottoposto a tutti i controlli necessari che permettono di identificare un combustibile sicuro da utilizzare e totalmente privo di difetti.
Allo stesso tempo è possibile trovare anche diversi altri certificati come DinPlus, di origine tedesca e riconosciuto a livello internazionale: questo è rilasciato dall’ente TÜV Rheinland Gruppe e del DIN e appunto indica la massima qualità del prodotto.
Esiste pure il certificato austriaco Önorm, che fa riferimento alla normativa austriaca ÖNORM M7135 e che riguarda la lavorazione del pellet.
In questo caso il prodotto è sottoposto a una serie di controlli ben precisi che permettono a tutti gli effetti di entrare in possesso di un prodotto la cui qualità non viene mai messa in secondo piano.
Infine vi è l’etichetta Pellet Gold: in questo caso non si parla di un certificato vero e proprio ma di un attestato che indica l’ottima qualità del materiale.
Se i certificati sono assenti, come detto prima, è meglio acquistare un altro pellet.
Advertisement - PubblicitàPer quanto riguarda il prezzo, attualmente il combustibile viene venduto a un costo minimo di 9,90 euro per confezione e questo incremento è dovuto dalla crisi energetica dovuta dalla guerra tra Russia e Ucraina che sta avendo delle ripercussioni negative su tutta Europa.
Occorre quindi precisare come il costo, raddoppiato rispetto lo scorso anno, rappresenta uno standard che deve essere tenuto a mente e occorre inoltre prestare attenzione alle varie truffe online e non.
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