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Colpa dell’edilizia: in Italia coste ridotte di 40 milioni di m²

Ancora una volta il settore dell’edilizia risulta colpevole del danneggiamento della salute ambientale. Questa volta però a risentirne sono le coste, perché a causa degli scavi, il consumo di sabbia è diventato davvero eccessivo.

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Ancora una volta il settore dell’edilizia risulta colpevole del danneggiamento della salute ambientale. Questa volta però a risentirne sono le coste, perché a causa degli scavi, il consumo di sabbia è diventato davvero eccessivo.

Gli scavi nei mari, nei fiumi e nei laghi infatti, sono da sempre una pratica ritenuta indispensabile per ricavare materia prima utile alle costruzioni. Per non parlare poi dell’esagerato consumo di suolo dovuto all’espansione dell’urbanizzazione sfrenata.

Insomma, il risultato di tutto ciò è che, in soli 50 anni, le coste italiane si sono ridotte di ben 40 milioni di metri quadrati.

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Consumo di sabbia eccessivo: il 50% delle coste italiane a rischio

L’ultimo report di Legambiente è a dir poco allarmante. Ci fa sapere che le nostre meravigliose spiagge, da sempre orgoglio e patrimonio italiano, stanno velocemente scomparendo.

Tutto ciò è dovuto all’erosione, causata dall’esportazione di terreno adeguato da parte dell’uomo. L’associazione ambientale ci mette quindi davanti ad un allarme: il 50% delle nostre coste sabbiose è a rischio erosione. Un rischio tangibile e molto veritiero, che negli ultimi 50 anni ha fatto scomparire ben 40 milioni di metri quadrati di spiagge.

Le cause sono parecchie. Ad avere la colpa più grande però, è senza dubbio il settore dell’edilizia. Questo comparto infatti è quello che utilizza più sabbia in assoluto, e per la maggior parte si tratta di sabbia marina, perché è più facile da compattare.

La sabbia si utilizza per produrre il calcestruzzo e asfalto, necessari alla realizzazione di case, strade, infrastrutture, palazzi e così via. Considerate che, solo per costruire una casa di medie dimensioni, sono necessarie ben 200 tonnellate di sabbia marina. Per realizzare un grande edificio come, ad esempio, un ospedale, si utilizzano 3 mila tonnellate. E per appena 1 km di autostrada? Ci vogliono ben 30 mila tonnellate di sabbia.

Se consideriamo quindi che dal secondo dopoguerra fino agli anni ’80-’90, lo sviluppo urbano in Italia è andato avanti senza sosta, si può capire come la situazione stia diventando eccessivamente insostenibile.

La sabbia però non viene utilizzata solo nel settore dell’edilizia, ma anche per la produzione di semplici bicchieri, di pannelli solari, di vetri per finestre, di schermi per Smartphone, di chip per computer. Insomma, questo materiale risulta indispensabile davvero in tantissimi comparti.

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Scavi, ripascimento, estrazioni: il pianeta si ribella

Il problema però è che il processo naturale di produzione della sabbia avviene in maniera molto lenta, e non può stare dietro invece all’eccessivo consumo che ne facciamo. Tale materiale infatti nasce dall’erosione delle pietre, che poi viene trasportato da mari e fiumi e arriva alle coste. Tutto questo però, avviene in un periodo che va dai 100 ai 1000 anni. E il pianeta dunque non è in grado di produrre tanta sabbia quanta ne viene prelevata.

A questo si somma il processo molto complicato del ripascimento. Ovvero, la procedura di ripristino delle coste in maniera naturale o artificiale. Quest’operazione infatti richiede l’estrazione e il movimento di numerose quantità di sabbia. E anche se risulta indispensabile, è una pratica davvero delicata e pericolosa per l’ambiente. Prima di tutto c’è la necessità di utilizzare il giusto tipo di sabbia, perché altrimenti si altera l’equilibrio ambientale. La stessa cosa accade quando si estrae la sabbia dagli alvei dei fiumi. Questo porta a scoprire la falda idrica, che entra quindi in contatto con agenti inquinanti, e ciò interferisce con l’ecosistema.

Tali processi portano all’erosione delle coste, ma minacciano anche l’agricoltura. Se infatti si perdono le barriere naturali del pianeta, l’acqua salata riuscirà a filtrare molto facilmente nell’entroterra, e il suolo non sarà più adatto alla coltivazione. Basti pensare che molti fiumi italiani, negli anni, hanno registrato un abbassamento del fondo di più di 10 metri.

Tutto questo destabilizza l’equilibrio dell’ambiente, e porta poi al nascere di alluvioni, terremoti, piene e così via. In generale, si arriva alla presenza molto più frequente dei disastri climatici. Che risultano sempre più frequenti negli ultimi anni, e in maniera sempre più pesante.

I materiali riciclati a questo punto diventano una risorsa indispensabile. E risulta necessario inoltre regolamentare tutti i settori che fanno uso di sabbia, per ridurne l’eccessivo consumo.

Perché è ora che apriamo gli occhi, il pianeta si sta ribellando all’uomo. E quando il pianeta si ribella, l’uomo si accorge di essere troppo piccolo al suo cospetto, e non può fare niente per evitare la morte e la catastrofe.

Allora poi non possiamo far altro che piangere e disperarci. Ma a chi possiamo dare la colpa, se non a noi stessi?



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TAGS: coste, erosione, legambiente, sabbia, spiagge

Autore: Redazione Online

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