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Cappotto termico: arriva nuovo indice per i materiali isolanti

ENEA ha annunciato la nascita del nuovo indicatore atto a calcolare l’impatto energetico, economico e ambientale dei materiali isolanti utilizzati per la realizzazione del cappotto termico su unità ed edifici.

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Ultimo Aggiornamento:

In data 6 aprile 2023, l’ente ENEA ha annunciato la nascita del nuovo indicatore atto a calcolare l’impatto energetico, economico e ambientale dei materiali isolanti utilizzati per la realizzazione del cappotto termico su unità ed edifici.

Si chiama ISEA (Indice di Sostenibilità Economica e Ambientale), e sarà il nuovo punto di riferimento per la misurazione delle prestazioni energetiche dei differenti materiali impiegati per gli interventi di riqualificazione dell’involucro edilizio, agevolabili con il Superbonus (), ma anche con diversi altri Bonus Casa (vedi qui quali).

Approfondiamo di seguito.

Leggi anche: “Superbonus: pannelli isolanti per cappotto termico, tutti i requisiti

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Cappotto termico: materiali rinnovabili e sintetici, quale impatto

Il nuovo indice messo a punto da ENEA per calcolare l’impatto dei materiali isolanti utilizzati per il cappotto termico è frutto di simulazioni energetiche effettuate su edifici presenti in 60 diverse città italiane, ritenute le più rappresentative per numero di abitanti, di abitazioni e per le caratteristiche delle condizioni climatiche.

Le 60 città prese in considerazione sono chiaramente sparse lungo tutto lo Stivale e presentano aspetti distintivi sulla base delle tipologie di edificio e delle differenti fasce climatiche.

Per quanto riguarda i cappotti termici installati, la misurazione è stata condotta sia sui materiali isolanti più commerciali che su quelli prodotti mediante l’impiego di materie prime naturali e rinnovabili.

È emerso che gli isolanti prodotti da materie naturali sono meno diffusi rispetto a quelli sintetici lungo tutto il territorio italiano. Ciò per via del fatto che ancora oggi hanno un costo molto più elevato.

Bisogna però considerare un fattore particolarmente importante, sottolineato da Flavio Scrucca – ricercatore della Sezione ENEA di Supporto alle attività sull’economia circolare – ovvero che:

Gli isolanti naturali […] hanno minor impatto ambientale per tutto il ciclo di vita che, in funzione della zona climatica, può assumere valori compresi tra 1,2 e 2,2 kg di CO2 equivalente/m2, inferiori fino a 4-10 volte rispetto ai materiali sintetici più comuni che presentano invece valori tra 4 e 20 kg.

Leggi anche: “Cappotto termico esterno: come è fatto e come avviene la posa

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Materiali rinnovabili: costi ridotti con crescita del fabbisogno

Il cappotto termico realizzato con materiali isolanti naturali e rinnovabili risulta una scelta migliore non solo in riferimento all’impatto ambientale, ma anche per quanto riguarda l’impatto economico a lungo termine.

Quando si parla di “impatto economico”, si intende il rapporto tra il costo iniziale dell’opera e il risparmio energetico che deriva col tempo dalla riduzione dei consumi.

Chiaramente, fa presente Domenico Palladino – ricercatore del Laboratorio ENEA di Efficienza energetica negli edifici e sviluppo urbano – i dati riguardanti l’impatto economico dei materiali isolanti impiegati mostrano in tutto il territorio italiano dei costi medi più elevati per l’acquisto dei materiali naturali, rispetto a quelli sintetici, per via della spesa iniziale che inevitabilmente risulta più alta.

L’indice ISEA ha però consentito di dimostrare che la convenienza nell’acquisto dei materiali rinnovabili cresce con l’aumentare della richiesta energetica degli edifici. Il cambiamento si è visto in particolare nelle zone climatiche più fredde, dove appunto il fabbisogno energetico è maggiore, e la convenienza degli isolanti naturali è risultata paragonabile con quella dei materiali isolanti tradizionali.

Leggi anche: “Microcappotto termico: cos’è, come funziona e vantaggi

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Cappotto termico: la migliore soluzione per ridurre i consumi

L’analisi effettuata ha evidenziato le prestazioni energetiche degli edifici rilevate a livello nazionale, ed è risultato quanto segue.

In Italia ci sono oltre 31 milioni di unità immobiliari, per la maggior parte situate in condomini, delle quali:

  • Più dell’80% è stato costruito prima del 1991;
  • Poco più del 65% è stato costruito prima del 1976.

Gran parte delle abitazioni presenti in Italia – circa il 48% – sono situate nelle fasce climatiche più fredde (E ed F), mentre circa il 45% sono ubicate nelle zone moderate (D e C) e solo il 9% nelle aree più calde (B e A).

Le unità immobiliari residenziali rappresentano più di 30 MegaTEP (ovvero 30 milioni di Tonnellate di Petrolio Equivalente) del consumo energetico nazionale.

Tra le soluzioni maggiormente efficaci per la riduzione dei consumi energetici, il cappotto termico risulta essere ad oggi la migliore scelta.

Bisogna però considerare il fatto che per favorire in maniera consistente la riduzione dell’apporto energetico a lungo termine, i materiali isolanti naturali sono senza dubbio quelli che bisogna preferire, anche al fine di permettere che una maggiore richiesta possa accelerare la riduzione dei costi d’acquisto.

Qui è disponibile l’analisi completa.



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TAGS: Cappotto termico, Indice Sostenibilità Economica Ambientale, ISEA

Autore: Redazione Online

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