L’Esecutivo licenzia il 28 dicembre 2023 il testo del cosiddetto decreto-legge Superbonus, escludendo a sorpresa dall’oggi al domani, serramenti ed infissi dal Bonus Barriere Architettoniche 75%.
In una lettera aperta la replica del Presidente dell’Associazione ANFIT, Marco Rossi, in difesa del comparto.
L’Esecutivo licenzia il 28 dicembre 2023 il testo del cosiddetto decreto-legge Superbonus, escludendo a sorpresa dall’oggi al domani, serramenti ed infissi dal Bonus Barriere Architettoniche 75%.
ANFIT non ci sta, l’Associazione Nazionale per la Tutela della Finestra Made in ltaly, si è immediatamente attivata per segnalare quella che può essere definita una decisione tale da mettere in crisi un intero settore, per questo chiede un confronto a tutto campo con le istituzioni”.
“Il Decreto n. 212 dello scorso 29 dicembre 2023, all’art 3 “Revisione della disciplina sulla detrazione fiscale per l’eliminazione delle barriere architettoniche” modifica il sistema dell’art. 119-ter del DL34/2020 escludendo i serramenti dall’applicazione del bonus abbattimento barriere architettoniche (bonus 75%) e limitando tale incentivo ad ascensori, rampe, scale e piattaforma elevatrici.
Occorre inoltre aggiungere che:
Chiare ed evidenti sono le motivazioni a sostegno del reinserimento del comparto serramenti nel Bonus Abbattimento Barriere Architettoniche 75%:
Ciò detto, con riferimento all’esigenza di un ulteriore contenimento dei crediti generati da questo tipo di bonus, la stessa potrebbe essere soddisfatta con modalità diverse, senza causare al settore ingenti danni economici. Quindi quello che si chiede in sede di conversione del DL superbonus è un reinserimento degli interventi di sostituzione dei serramenti nell’ambito di quelli che danno diritto al bonus barriere con sconto in fattura.
Al contempo, possibili strumenti di contenimento dei volumi di credito potrebbero essere:
In alternativa alla revisione sopra proposta, che porterebbe ad un bonus sostenibile per la durata originariamente prevista, andrebbe almeno consentita una fase transitoria, una sorta di scivolo che permetta alle imprese di applicare il bonus con i requisiti previsti dalla vecchia normativa per ancora 6-9 mesi anziché fino alla naturale scadenza del 31.12.2024. In questo modo si consentirebbe alle stesse imprese di recuperare gli investimenti appena sostenuti.
Facciamo due conti
Come è possibile desumere dai grafici allegati, assumendo un volume di credito a 10 anni pari a 3 mld di euro nel 2024 emerge che le sole entrate determinate da IVA e IRES coprirebbero i costi per 10 anni nel caso di bonus 50%, 7 anni nel caso di bonus 75%.
I grafici indicano rispettivamente gli effetti positivi sui conti dello Stato nel caso della situazione 2022, 2024 senza 75% e per il 2024 con l’incentivo al 75%.
Tra gli effetti positivi inoltre andrebbero considerate le maggiori entrate per imposte su redditi e contributi previdenziali dei dipendenti e sugli utili delle aziende oltre alle minori spese per ammortizzatori sociali. Tutto questo riguarderebbe 50.000 posatori, 40.000 rivenditori e una miriade di produttori nel settore del legno, alluminio e pvc.
È quindi necessario intervenire subito e con forza per modificare questa scelta da parte del Governo.
Marco Rossi
Presidente ANFIT
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