In una recente intervista rilasciata a “Il Dubbio”, Alberto Di Pisa afferma di essere convinto che Paolo Borsellino sia stato ucciso per la questione mafia-appalti del Comune di Palermo.
In una recente intervista rilasciata a “Il Dubbio”, Alberto Di Pisa afferma di essere convinto che Paolo Borsellino sia stato ucciso per la questione mafia-appalti del Comune di Palermo. E che la famosa trattativa tra Stato e Cosa Nostra non avesse nulla a che fare con quella tragica sera del 19 luglio 1992. Sera in cui il giudice Borsellino e 5 agenti della scorta morirono per mano della criminalità organizzata.
Di Pisa dichiara: “Era il periodo della famosa ‘primavera di Orlando’, ma appurai che i grandi appalti erano ancora in mano a referenti mafiosi. Borsellino è morto per la questione appalti, erano lì tutti gli interessi della mafia”.
Sommario
Pochi giorni fa, il 19 luglio, si è svolto il 28esimo anniversario della morte di Paolo Borsellino, uno tra i più importanti giudici che fecero parte del Pool antimafia di Palermo, e che lottarono per combattere la mafia fino alla fine.
Nel ricordo di quella tragica sera, e di quei tragici anni, si è fatto avanti Alberto Di Pisa, allora sostituto procuratore della Repubblica al tribunale di Palermo. Anche lui faceva parte del Pool antimafia a quel tempo. Lavorò a stretto contatto con entrambi i giudici Falcone e Borsellino, con i quali era in ottimi rapporti, sia personali che professionali.
Durante quegli anni, proprio Di Pisa fu accusato di essere il mandante di quelle misteriose lettere scritte a macchina, che miravano ad infangare l’operato del giudice Falcone e di altri rappresentanti delle istituzioni, come Giovanni De Gennaro. Egli fu dunque accusato di essere il “Corvo”, ma successivamente assolto 4 anni dopo dalla Corte di Appello di Caltanissetta.
Quelle stesse indagini però, fecero emergere comunque che le lettere anonime provenissero da un ambito istituzionale. E risultarono essere in stretta correlazione con l’attentato fallito dell’Addaura nel 1989, quello che mirava ad assassinare Falcone. La prima missiva infatti, giunse alle autorità in quello stesso anno.
Advertisement - PubblicitàProprio pochi giorni fa, Alberto di Pisa ha detto la sua in merito ai suoi rapporti di quel periodo con Falcone e Borsellino. Ha dichiarato:
“Per quanto riguarda Giovanni Falcone, basterebbe leggere i verbali di quando fu sentito al Csm. Alla domanda quali fossero i rapporti con me, lui rispose che erano ottimi e professionali. Ritornando a Borsellino, quando uscì l’articolo de La Repubblica dove si scrisse che io sarei stato l’autore della lettera del “corvo”, mi disse che non ci avrebbe creduto nemmeno se lo avesse visto con i propri occhi che quell’anonimo l’avessi scritto io”.
Di Pisa racconta ancora che in quel periodo aveva tra le mani delle inchieste scottanti. Tra queste, c’era anche quella su mafia-appalti del Comune di Palermo. Egli dichiara però che bastò un articolo de La Repubblica che lo accusava di essere il “Corvo”, per avviare la sua sospensione dall’incarico, e quindi levargli l’indagine dalle mani.
Alberto Di Pisa continua dicendo che l’inchiesta su mafia-appalti fu quindi affidata ad un collega della Procura di Palermo, che ne decretò poi l’archiviazione. Dichiara:
“Era il periodo della famosa primavera, con Leoluca Orlando sindaco. Ma in realtà appurai che i grandi appalti erano ancora in mano a referenti mafiosi”.
Advertisement - PubblicitàEgli aggiunge che, nel corso delle indagini sulla questione mafia-appalti:
“Scoprii che furono rilasciate dalla giunta comunale guidata da Salvatore Mantione centinaia di concessioni edilizie a Rosa Greco, sorella del boss Michele Greco. Fu una lottizzazione abusiva avvenuta in cambio di favori. Dopo anni uscì fuori che in questa operazione edilizia ci fu l’interessamento della Calcestruzzi di Ravenna del gruppo Gardini-Ferruzzi. In quel periodo, chi toccava gli appalti veniva delegittimato oppure moriva”.
Alla conseguente domanda del giornalista, che chiede ‘Perché, chi è molto per gli appalti? ’, Di Pisa risponde con rivelazioni che mai aveva dichiarato fino a questo momento:
“Sicuramente Paolo Borsellino. Non c’entra nulla la trattativa, perché ne avrebbe parlato e soprattutto denunciato in Procura se avesse appurato una cosa del genere. In realtà è morto per la questione appalti, erano lì tutti gli interessi della mafia. Lui stesso si era incontrato con i Ros per discutere delle indagini relative al dossier”.
Il giudice Paolo Borsellino dunque, secondo l’allora sostituto Procuratore di Palermo, venne assassinato a causa della questione tra mafia e appalti. E aggiunge poi che, il giorno del tragico attentato in cui il giudice perse la vita, Borsellino era passato a casa del cognato di Di Pisa sperando di trovare quest’ultimo, ma invano.
Alberto Di Pisa dichiara che suo cognato gli disse che Borsellino avrebbe voluto parlargli con insistenza. E aggiunge infine:
“Rimango con questa amarezza nel non averlo incrociato, chissà cosa mi avrebbe voluto dire con una certa urgenza”.
Consigliamo di dare un’occhiata all’intervista integrale, potete trovarla a questo link (https://www.ildubbio.news/2020/07/18/alberto-di-pisa-borsellino-ucciso-per-mafia-appalti/).
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