Come sappiamo, il decreto regionale “Riparti Piemonte” è diventato legge. Si tratta di una misura urgente e temporanea introdotta dalla Regione per sostenere le imprese e rilanciare l’economia, in seguito al crollo dovuto all’emergenza Covid-19.
Il piano prevede una serie di provvedimenti volti a semplificare la burocrazia, oltre a diversi incentivi destinati alle aziende. Il Riparti Piemonte stanzia in totale 800 milioni di euro, dei quali 26 milioni sono dedicati al settore dell’edilizia.
La legge vede però la disapprovazione dei sindacati, che non sono d’accordo con l’ulteriore proroga della sospensione del DURC per le aziende. Vediamo perché.
Advertisement - PubblicitàLa legge Riparti Piemonte ha destato parecchie proteste da parte dei segretari generali dei sindacati. Il problema riguarda principalmente la sospensione prorogata del DURC.
Ricordiamo che il Governo, con la Comunicazione n.700 del 23 marzo 2020 della CNCE, ha approvato la proroga delle scadenze del Documento Unico di Regolarità Contributiva fino al 15 giugno 2020. La sospensione dei termini è valida per i DURC con scadenza tra il 31 gennaio e il 15 aprile 2020.
Il Riparti Piemonte però, ha allungato ulteriormente la sospensione dei termini in favore delle imprese edili della Regione fino al 30 novembre 2020. Questo perché, afferma il Presidente regionale Alberto Cirio: “Dopo aver mandato in quarantena le persone, era fondamentale mandare in quarantena la burocrazia”.
Advertisement - PubblicitàTale misura però non ha ottenuto l’approvazione dei sindacati, che non credono affatto che l’ulteriore proroga dei termini del DURC avrà un effetto positivo sul settore dell’edilizia.
I sindacati Feneal UIL, Filca CISL e Fillea CGIL della Regione protestano infatti per difendere le imprese che lavorano regolarmente, sostenendo che questa misura serva solo a favorire le aziende disoneste.
Giuseppe Manta, segretario generale di Feneal UIL Piemonte afferma:
“Il presidente Cirio, decidendo di non ascoltare i tanti appelli di chi rappresenta i lavoratori del settore commette un clamoroso errore. Sospendere il Durc non significa sburocratizzare. Tutt’altro. Significa liberalizzare in maniera incontrollata, colpendo le imprese serie e favorendo le irregolarità. Quando a dicembre molti lavoratori, per colpa di questa norma, non prenderanno la tredicesima, vorrà dire che li porteremo sotto il palazzo della Regione ”.
Massimo Cogliandro, segretario generale di Fillea CGIL Piemonte, ricorda invece che:
“Il Durc, obbligatorio in edilizia dal 2005, è stato introdotto per distinguere e proteggere le imprese regolari (che pagano correttamente tasse e stipendi ai lavoratori) da quelle irregolari, con l’obiettivo di impedire la concorrenza sleale. Con questa scelta, la giunta Cirio fa passare un messaggio ambiguo e pericoloso”.
Pietro Tarizzo infine, segretario generale di Filca CISL Piemonte, critica l’affermazione di Cirio secondo la quale la sospensione del DURC servirebbe a semplificare la burocrazia. Queste le sue parole:
“Il Durc non rappresenta né la burocrazia né una tassa aggiuntiva. Ma certifica il versamento dei contributi Inps e Inail ai lavoratori per la pensione, la sanità e gli infortuni, più le loro ferie, la tredicesima e il TFR in Cassa edile. Sono soldi sacrosanti dei lavoratori, peraltro già penalizzati dalla cassa integrazione. In più, oltre al danno anche la beffa: le imprese “furbe” che non pagheranno risulteranno in regola per gli appalti, portando via il lavoro e i benefit a quelle sane che hanno pagato”.
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