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Permesso di costruire: quando può essere negato?

Il Permesso di costruire è il documento ufficiale necessario per poter realizzare qualsiasi opera edilizia che comporti delle ingenti modifiche all’assetto del territorio urbanistico. Esistono infatti diverse regole da seguire per poter ottenere l’abilitazione a costruire. Di seguito scopriremo in quali casi il Comune ha diritto a negare il rilascio del PDC.

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Il Permesso di costruire è il documento ufficiale necessario per poter realizzare qualsiasi opera edilizia che comporti delle ingenti modifiche all’assetto del territorio urbanistico.

Secondo il regolamento vigente in Italia, dal momento in cui il soggetto deposita la domanda al Comune, le PA hanno 60 giorni di tempo per fornire una risposta, positiva o negativa. Se trascorso quel tempo il cittadino non ottiene risposta, in materia edilizia scatta il meccanismo del silenzio-assenso. Perché questo sia valido però, è obbligatorio che il Permesso di costruire rilasciato rispetti tutte le disposizioni di legge richieste, e che possieda tutti i requisiti per essere approvato.

Esistono infatti diverse regole da seguire per poter ottenere l’abilitazione a costruire. Di seguito scopriremo in quali casi il Comune ha diritto a negare il rilascio del PDC.

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Permesso di Costruire: normative per negazione del rilascio

Il Comune è legittimato a rispondere negativamente alla richiesta del Permesso di costruire ad un cittadino quando:

  • La domanda è in contrasto effettivo con il principio della salvaguardia dello stato dei luoghi. Per esempio, quando si dichiara che l’area in cui si intende edificare è libera, ma poi dai controlli risulta essere già occupata da altre costruzioni. (Consiglio di Stato, decreto n. 777 del 22 giugno 1996, sez. V);
  • Il progetto di costruzione non tiene conto o non rispetta le distanze tra edifici minime imposte dalla legge. (TAR Lombardia, decreto n. 666 del 19 novembre 1992, Sez. II);
  • La condizione urbanistica della zona in cui si intende edificare non è dotata di opere di urbanizzazione sufficienti e adeguate per soddisfare i bisogni della comunità. Che quindi, non può permettersi di crescere ulteriormente. (Consiglio di Stato, decreto n. 2562 del 29 aprile 2000, sez. V);
  • L’ufficiale sanitario incaricato di valutare il caso non ritiene idoneo concedere il Permesso di costruire. In quanto “la disciplina urbanistica deve uniformarsi alla disciplina sanitaria”. (Consiglio di Stato, decreto n. 1000 del 14 ottobre 1992, sez. V);
  • L’area in cui si intende costruire viola il vincolo cimiteriale, in quanto l’edificio cadrebbe all’interno di un cimitero o di una zona troppo vicina ad esso. (Consiglio di Stato, decreto n. 116 del 21 febbraio 1994, sez. V);
  • La costruzione dell’edificio va in contrasto con il rispetto delle zone di verde pubblico. O perché recherebbe danno all’ambiente, o perché impedirebbe alla collettività di accedere o fruire alla suddetta area pubblica. (Consiglio di Stato, decreto n. 4210 del 31 luglio 2000, sez. V).
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Motivazione rifiuto obbligatoria

È importante chiarire che il Comune non può in alcun modo negare il Permesso di costruire senza spiegare dettagliatamente la motivazione del rifiuto.

È infatti necessario che si indichino le disposizioni di legge in merito, e tutte le caratteristiche ritenute in contrasto ai fini della concessione dell’autorizzazione.

Questo perché il cittadino ha diritto di sapere i motivi del rifiuto, così che in futuro possa presentare nuovamente la richiesta rispettando tutti i criteri necessari per il suo rilascio.



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TAGS: comune, costruire, edilizia, negazione, permesso costruire

Autore: Redazione Online

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