La pensione minima è stata introdotta dalla Legge n. 638/1983, che aveva lo scopo di consentire a tutti di ottenere un reddito tale da poter avere uno stile di vita adeguato e soprattutto dignitosa.
Negli ultimi anni si sente sempre parlare di aumenti delle pensioni, riferendosi soprattutto a quelle pensioni che non raggiungono importi tali da consentire al soggetto che le percepisce di condurre una vita dignitosa.
La pensione minima è stata introdotta dalla Legge n. 638/1983, che aveva lo scopo di consentire a tutti di ottenere un reddito tale da poter avere uno stile di vita adeguato e soprattutto dignitosa.
Dal lontano 1983 sono stati modificati gli importi riguardanti la pensione minima, per renderla adeguata ai cambiamenti della vita economica in Italia e soprattutto sono stati introdotti nuovi requisiti per l’accesso. In questo articolo vedremo nel dettaglio, chi sono i beneficiari della pensione minima 2022, quali sono i requisiti per accedervi e soprattutto l’importo che sarà erogato mensilmente.
Sommario
Quando si parla di Pensione minima, bisogna specificare che in Italia non esiste un determinato importo per considerare la remunerazione troppo bassa, ma è invece un’integrazione che si concede al pensionato se non raggiunge un assegno pensionistico mensile soddisfacente per condurre una vita dignitosa.
La pensione assegnata ad un soggetto può essere anche di poche centinaia di euro e di conseguenza se si verifica questa situazione è sempre possibile richiedere l’integrazione, chiamata per l’appunto pensione minima.
Gli importi della pensione minima sono notevolmente cambiati negli anni e il Governo effettua una rivalutazione in base alle necessità economiche dei pensionati.
L’integrazione alla pensione viene riconosciuta solo a chi ha versato i contributi prima del 31/12/1995, mentre tale contributo non è previsto per chi ha invece li ha versati a partire dal 1996. La pensione minima viene erogata dall’INPS e si tratta di un assegno sociale che viene riconosciuto ai soggetti che percepiscono importi molto bassi, quindi si tratta di una misura assistenziale che non spetta alla totalità dei pensionati.
La pensione minima viene riconosciuta a coloro che possono accedere alla pensione di vecchiaia, di reversibilità, ai superstiti e a coloro che richiedono quella anticipata. Tutte le altre categorie di pensionati che non rientrano in uno dei trattamenti pensionistici sopraindicati vengono esclusi dall’integrazione sociale.
Advertisement - PubblicitàCome abbiamo sottolineato in precedenza non tutti hanno diritto all’integrazione dell’assegno pensionistico, anzi nella Legge n. 638/1983 e successive modifiche vengono individuati i percettori di tale misura.
Uno dei requisiti principali per richiedere la pensione minima è che il soggetto percepisca già un assegno mensile come pensione, ma che tale importo è considerato relativamente basso rispetto ai parametri indicati dall’ISTAT.
Molte persone confondono la pensione minima con la pensione contributiva o di vecchiaia, che spettano a seconda dei casi a chi ha raggiunto il limite d’età fissato per legge o in base ai contributi versati, invece questo assegno sociale viene erogato a prescindere da tali requisiti.
Il calcolo dei contributi versati non è assolutamente legato alla pensione minima, così come non è rilevante l’occupazione che si svolgeva prima di andare in pensione, basta solo che il reddito annuale complessivo percepito sia inferiore ai 6.809,79 euro.
È opportuno sottolineare che chi non ha versato nessun contributo non ha diritto all’integrazione ma può soltanto richiedere l’assegno sociale o la pensione di cittadinanza, se ha versato i contributi dopo il 31/12/1995.
Per alcune categorie di pensionati che hanno svolto la professione di geometri o di avvocati, l’integrazione mensile erogata segue regole diverse, disciplinate dai propri istituti di previdenza.
Se si è scelta la formula “opzione donna”, che consente alle lavoratrici con 58 anni di età e 35 anni di contributi versati di percepire la pensione anticipata, si può sempre richiedere l’integrazione, sempre se il reddito minimo non supera i limiti indicati dalla legge.
Si segnala che tutti i soggetti che hanno iniziato a lavorare dal 1 Gennaio 1996 e che utilizzano ai fini pensionistici, il sistema contributivo non hanno diritto alla pensione minima.
Advertisement - PubblicitàL’integrazione totale della pensione minima spetta sia ai single che alle persone coniugate, ma il calcolo è differente e soprattutto il reddito complessivo non deve superare i limiti previsti per legge. Per quanto riguarda la pensione minima 2022, l’importo completo che può essere versato è pari a 524,34 €, sempre se il reddito del singolo non supera i 6.809,79 €, mentre per i soggetti coniugati deve essere inferiore a 20.429,37 € annui.
L’assegno mensile di pensione minima non viene erogato completamente nel caso in cui i redditi annuali dei single sono compresi tra i 6.809,79 € e i 13.619,58 €, ma si dovrà procedere a un calcolo preciso che comprende anche altre variabili.
Nel caso di pensionati coniugati, l’integrazione parziale spetta solo a chi ha dei redditi annuali complessivi compresi tra 20.429,37 € e 27.239,16 euro.
Quando si calcola l’importo totale o parziale della pensione minima, sia per quanto riguarda i soggetti single o coniugati è necessario specificare anche se si percepiscono altri redditi. La legge stabilisce invece che nel computo dei redditi bisogna escludere tutti quelli che non sono soggetti a tassazione IRPEF come pensioni di guerra o invalidità civile, redditi derivanti dalla casa in cui si abita, arretrati che sono soggetti ad una tassazione separata, TFR e rendite INAIL.
Advertisement - PubblicitàSe si percepisce una pensione di poche centinaia di euro, non si supera il limite di reddito annuo indicato per legge e si possiedono tutti gli altri requisiti, si può procedere alla richiesta per la pensione minima.
Per sapere quanto sarà l’importo erogato mensilmente per l’integrazione è necessario fare dei calcoli, sempre se non si ha diritto all’assegno totale che è previsto per l’anno 2022 di circa 524,34 € al mese.
Ad esempio, se il pensionato ha un reddito come singolo individuo pari a 8.500 € annui, bisognerà eseguire una semplice sottrazione: 13.619,58 € (reddito massimo per richiedere la pensione minima) meno 8.500 € (reddito da pensione). Il risultato di questa sottrazione è pari a 5.119,58 €, questo sarà l’importo che potrà percepire il pensionato come pensione minima.
La somma indicata deve essere suddivisa per 13 mensilità, quindi l’integrazione mensile corrisponderà a 393,833 € al mese.
Il calcolo che abbiamo eseguito per un pensionato single deve essere fatta anche per chi è coniugato, ad esempio se la coppia percepisce un reddito annuo di 22.435,37 € (si cumulano entrambi i redditi), bisognerà sempre sottrarre all’importo di 27.239,16 € il reddito pari a 22.435,37 e il risultato sarà di 4.803,79 da ripartire sempre in 13 mensilità.
Grazie alla pensione minima, i coniugi riceveranno un’integrazione mensile pari a 369,522 €.
Il calcolo della pensione minima non deve essere fatto quando non si raggiunge la soglia minima di 6.809,79 (pensionati single) o di 20.429,37 (pensione dei coniugi), perché si avrà diritto all’integrazione totale, che può variare negli anni in base ai parametri stabiliti dall’ISTAT.
Per la prossima annualità, si prevede una rivalutazione della somma mensile per la pensione minima, che potrà arrivare anche ai 660,00 €, con un aumento pari all’1,7 %. La pensione minima viene erogata e calcolata automaticamente dall’INPS, di conseguenza il pensionato non dovrà presentare nessuna richiesta, dovrà soltanto verificare che gli importi siano corretti e che non si ha diritto anche ad altre maggiorazioni.
Per sapere se si avrà diritto all’integrazione dell’assegno pensionistico, sul sito INPS è possibile utilizzare un simulatore, basterà registrarsi e inserire i dati personali per avere un calcolo preciso del reddito da pensione che si percepirà quando si raggiungerà l’età o gli anni di contributi indicati per legge.
Advertisement - PubblicitàIl nostro ordinamento oltre a riconoscere una pensione minima per chi non ha un reddito che gli consente di vivere una vita dignitosa, prevede anche delle maggiorazioni, che possono essere percepite se si rientra in alcuni specifici requisiti.
Per ottenere la maggiorazione della pensione minima, i pensionati però dovranno considerare nel calcolo anche quei redditi che non sono soggetti a IRPEF, l’unico che può essere escluso è chiamato indennità di accompagnamento.
Le maggiorazioni alla Pensione Minima 2022 vengono calcolate in base a tre requisiti:
Per i pensionati che hanno un’età compresa tra i 60-64 anni che hanno un reddito annuo pari a 6.702,54 € potranno ottenere circa 25 € al mese in più, sempre se si tratta di pensionati singoli.
L’integrazione parziale dei 25 € è invece riconosciuta ai soggetti che superano il reddito di 6.702,54 €, per i pensionati coniugati invece non si dovranno superare i 12.686,16 € di reddito complessivo.
L’importo mensile riconosciuto cresce in base all’età del pensionato, mentre il reddito deve essere sempre inferiore ai 6.702,54 o ai 12.686,16 €. Ad esempio, un pensionato che ha superato i 75 anni di età con un reddito basso, oltre a percepire l’integrazione completa prevista dalla pensione minima potrà anche avere una maggiorazione mensile superiore ai 124,44 €. Le maggiorazioni non sono automatiche, ma possono essere sempre richieste all’INPS, sempre se si rientra nei parametri restrittivi previsti dalla legge.
Per i soggetti affetti da invalidità possono essere ottenute altre maggiorazioni, ma l’importo erogato varia in base al singolo caso.
Compila il form sottostante: la tua richiesta verrà moderata e successivamente inoltrata alle migliori Aziende del settore, GRATUITAMENTE!