Indice di edificabilità è stato introdotto nell’ordinamento italiano per la prima volta negli anni ’60. Tale dato è necessario per regolare, e mantenere nel limite concesso, quella che viene chiamata “densità edilizia”.
Indice di edificabilità è stato introdotto nell’ordinamento italiano per la prima volta negli anni ’60.
Tale dato è necessario per regolare, e mantenere nel limite concesso, quella che viene chiamata “densità edilizia”. Ovvero, l’entità dell’impatto dell’essere umano sul territorio.
Qualsiasi costruzione infatti, che sia essa destinata ad uso abitativo o ad altro scopo, provoca un impatto sul territorio. In quanto, inevitabilmente, la sua presenta altera lo stato del paesaggio e sottrae risorse naturali al pianeta.
Vediamo nello specifico che cos’è l’indice di edificabilità e in che modo si calcola.
Sommario
L’indice di edificabilità nasce nel momento in cui l’essere umano ha iniziato ad accorgersi che l’evoluzione dell’urbanizzazione stava provocando troppi danni al pianeta. Nello stesso periodo infatti, hanno cominciato a diffondersi per la prima volta il concetto di sostenibilità e la necessità di salvaguardare in qualche modo la natura.
All’interno del nostro ordinamento costituzionale, l’indice di edificabilità è stato distinto in due tipologie, ovvero:
La legge che stabilisce le regole in merito alla pianificazione urbanistica del territorio italiano è il D.M. n. 1444 del 2 aprile 1968. Qui vengono divise le aree edificabili in differenti categorie, ovvero:
A seconda delle categorie, l’indice di edificabilità imposto è differente. Per esempio, per le aree appartenenti alla categoria A (centri storici), risulta molto difficile poter costruire nuovi edifici, e infatti l’indice massimo si attesta a 5 m³/m².
Le lettere B e C invece, rappresentano le zone a carattere residenziale. Risulta qui più facile costruire, ma dipende sempre dalla densità di popolazione già registrata. L’indice qui va dai 5 ai 7 m³/m².
Le categorie D ed F includono zone nelle quali non è possibile costruire, perché destinate a diversi utilizzi. Mentre quelle appartenenti alla lettera E, l’indice di edificabilità fondiaria è pari a 0,03 m³/m².
Advertisement - PubblicitàPer poter sapere l’indice di edificabilità fondiaria in base alla zona d’interesse si deve fare un semplice calcolo, ovvero: n*m³/m².
La lettera “n” sta a significare l’indice stabilito in base alla zona; “m³” invece rappresenta il volume edificabile; ed “m²” è la superficie del terreno.
Per sapere quindi quando può essere grande la struttura che si desidera costruire, sarà necessario moltiplicare l’indice di edificabilità consentito, per il rapporto tra il volume fabbricabile e la superficie del terreno in questione.
Facciamo un esempio. Mettiamo il caso che il terreno abbia una superficie di 1500 m², e che in quella zona l’indice di edificabilità si attesti a 0,50 m³/m². Per ottenere il valore dei metri cubi, facciamo il seguente calcolo: m³= 0,50*1500. Il risultato è 750 m³.
Dopodiché però, non dimentichiamo il rapporto tra il volume e la superficie, che quindi ci porta a dividere la cifra ottenuta per l’altezza del fabbricato che si vuole costruire. Per esempio, 4 metri.
Dunque, 750 m³/4 metri = 187,50 m².
Advertisement - PubblicitàConcludiamo sottolineando che purtroppo il calcolo non è sempre così semplice. Infatti, nonostante ci sia una normativa che stabilisce il limite di edificabilità consentito, sono sempre le Regioni e i Comuni, il base ai loro Piani Regolatori, a stabilire l’indice di edificabilità in base a molti fattori.
Se quindi si vuole essere sicuri di eseguire il calcolo con i giusti dati, la cosa migliore è rivolgersi agli uffici comunali. Qui si potrà appurare che molte Comuni portano a diminuire il valore della cubatura edificabile, e che ogni regolamento ha differenti regole.
Generalmente comunque, i fattori considerati per poter sapere il potenziale volume di un immobile da costruire sono:
Compila il form sottostante: la tua richiesta verrà moderata e successivamente inoltrata alle migliori Aziende del settore, GRATUITAMENTE!