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Il diritto di usufrutto: cos’è e come funziona

L’usufrutto è essenzialmente il diritto di un soggetto di beneficiare di beni altrui traendone profitto, anche se con l’obbligo di non cambiarne la destinazione economica.

Il diritto di usufrutto: cos’è e come funzionaIl diritto di usufrutto: cos’è e come funziona
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L’usufrutto è essenzialmente il diritto di un soggetto di beneficiare di beni altrui traendone profitto, anche se con l’obbligo di non cambiarne la destinazione economica.

La persona beneficiaria è chiamata anche usufruttuario, mentre il soggetto titolare del bene è chiamato nudo proprietario. Un diritto che fa riferimento a specifici beni e con una durata che, attraverso un contratto, può essere stabilita dalle parti coinvolte. Un istituto giuridico antico contemplato già nel diritto romano e perfezionato nel tempo da nuove regolamentazioni.

Ma cos’è e come funziona il diritto di usufrutto? Nei paragrafi seguenti entriamo più nei dettagli per approfondire l’argomento.

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L’usufrutto: cos’è

Dopo la breve introduzione sul diritto di usufrutto scendiamo nei particolari per saperne di più e capirne realmente il concetto. L’usufrutto è un istituto giuridico che consente ai proprietari di beni di concederne l’uso e i loro frutti a terze persone. Tuttavia siamo di fronte a un diritto a “scadenza” perché l’usufrutto non è illimitato, ma sempre legato a una temporanea durata.

Un termine anche strettamente legato alla vita del titolare, in tal caso il diritto viene comunemente identificato come usufrutto vitalizio.

Quando, al momento della formalizzazione dei contratti non venga stabilita alcuna durata del diritto, l’usufrutto in automatico avrà la durata legata alla vita degli usufruttuari, nei casi si tratti di persone fisiche. Nei casi, invece, di persone giuridiche, allora il diritto di usufrutto avrà una durata pari a trent’anni.

L’usufrutto è disciplinato dall’art. 978 e seguenti del Codice Civile, che ne determina il concetto e la durata.

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L’usufrutto: come funziona

Una volta compreso bene il concetto, è arrivato il momento di comprendere come funziona questo istituto giuridico.

L’usufrutto è un diritto che può essere definito tramite diverse modalità, anche se quella più conosciuta è riconducibile alla formula contrattuale e interessa beni immobili, mobili, azioni, titoli di credito, etc.

Possono essere oggetto dell’usufrutto beni inconsumabili e beni consumabili.

Nel primo caso, alla fine del contratto, gli usufruttuari hanno l’obbligo di restituire al nudo proprietario i beni praticamente intatti mentre, quando oggetto del contratto sono dei beni consumabili, andranno consegnati al nudo proprietario beni dello stesso valore. Molto spesso il diritto di usufrutto viene concesso su beni immobili, principalmente abitazioni.

A parte la formula contrattuale, il diritto di usufrutto si può concretizzare anche per usucapione o testamento. Inoltre l’articolo 324 del Codice Civile contempla anche l’usufrutto legale, con cui ai genitori con la potestà viene riconosciuto l’usufrutto dei beni dei figli, fino al raggiungimento della maggiore età.

Con l’usufrutto legale i frutti devono essere rivolti al mantenimento, all’educazione e all’istruzione dei propri figli.

Esiste poi l’istituto giuridico dell’usufrutto con diritto di accrescimento con cui, generalmente, sono coinvolti due coniugi. All’atto della rinuncia di uno di essi o nei casi di morte di uno dei coniugi, l’usufrutto è trasferito di diritto all’altra parte.

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Esempio di usufrutto

L’usufrutto è dunque un diritto legato a una definita durata temporale, regolamentato dall’art. 978 e seguenti del Codice Civile e prevede il coinvolgimento di almeno due attori: nudo proprietario e usufruttuario. Quest’ultimo può godere dei beni, in caso di abitazione può viverci, mentre il nudo proprietario è titolare solamente della proprietà senza diritto di godimento.

Sono proprio le limitate opportunità del nudo proprietario a imporre un termine prestabilito del diritto di usufrutto, trascorso il quale per l’usufruttuario finiscono tutti i diritti di godimento riconducibili al bene in questione.

Per esempio, l’istituto dell’usufrutto può legare una persona anziana (usufruttuario) ad una giovane coppia che compra l’immobile come nudo proprietario. In una simile circostanza l’anziano può beneficiare dell’uso della casa godendo dei relativi frutti, anche con la possibilità di darla in affitto a una terza persona.

La coppia (nudo proprietario), di contro sarà proprietaria dell’abitazione ma non potrà utilizzarla fino al termine del diritto di usufrutto.

In tal caso, il vantaggio si concretizza in genere con il costo minore dell’immobile se comprato dall’usufruttuario, con il nudo proprietario che potrà disporre della casa a tutti gli effetti alla scadenza del periodo di usufrutto.

Le ragioni alla base della cessione della nuda proprietà sono diversi, in tanti casi trattasi di soggetti anziani senza eredi che, al loro decesso, non saprebbero di fatto a chi lasciare l’abitazione. Una cessione della nuda proprietà comporta così numerosi vantaggi, come l’ottenimento di una maggiore liquidità per un prossimo futuro caratterizzato da un migliore tenore di vita.

Tra i più frequenti compratori della nuda proprietà ci sono gli investitori abituati a investire nel settore immobiliare e i genitori che acquistano casa per i propri figli. Una pratica molto comune e diffusa.

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L’usufrutto: diritti e doveri

Come in ogni contratto, le parti coinvolte hanno diritti e doveri da rispettare. Gli usufruttuari, infatti:

  • potranno godere dei frutti dei beni, senza però alterarne le destinazioni economiche;
  • potranno cedere i diritti a terzi soggetti, dietro regolare notifica ai proprietari;
  • i pagamenti di imposte e tasse (esempio: Tasi, IMU) e i costi ordinari per il mantenimento dei beni sono a carico degli usufruttuari;
  • dovranno cedere i beni alla fine del diritto di usufrutto.

Dal canto loro, i nudi proprietari hanno l’obbligo di sostenere i costi per eventuali interventi di carattere straordinario, in caso contrario gli usufruttuari possono avvalersi del diritto di risarcimento

In determinate circostanze, l’istituto giuridico dell’usufrutto può essere cancellato. Una cancellazione che si concretizza al verificarsi delle situazioni di seguito riportate:

  • mancato uso dei beni per un periodo di vent’anni;
  • riunione del nudo proprietario e dell’usufruttuario in una sola persona;
  • deperimento dei beni;
  • invalidità dei titoli.

Tutte situazioni che possono portare alla cancellazione del diritto di usufrutto e alla perdita dei diritti e dei doveri delle parti interessate.



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TAGS: diritto di usufrutto, usufrutto, usufruttuario

Autore: Redazione Online

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