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Equo compenso per i professionisti è legge: via libera dalla Camera

Equo compenso per i professionisti è legge: via libera dalla CameraEquo compenso per i professionisti è legge: via libera dalla Camera
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La legge sull’equo compenso è stata recentemente approvata dal Parlamento italiano con l’obiettivo di garantire una remunerazione giusta e proporzionale alle prestazioni professionali offerte dai liberi professionisti.

Questa legge, nata dall’iniziativa di Fratelli d’Italia e Lega, mira a proteggere i professionisti, stabilendo criteri e parametri chiari per la determinazione di compensi adeguati e conformi alle disposizioni ministeriali.

Leggi anche: Equo Compenso: cos’è e perché è importante per i Professionisti

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Criteri e parametri di riferimento

La legge stabilisce che un compenso equo deve essere proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, alle caratteristiche e al contenuto della prestazione professionale e in linea con i compensi previsti dai decreti ministeriali specifici.

Per le professioni ordinistiche, eccetto gli avvocati, i parametri sono basati sui valori stabiliti dal decreto ministeriale 140/2012, mentre per gli avvocati si fa riferimento al Dm 147/2022. Per le professioni non ordinistiche, la legge prevede che i parametri vengano definiti da un decreto del ministro delle Imprese e del Made in Italy entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge e aggiornati ogni due anni.

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Ambito di applicazione della legge sull’equo compenso

La legge si applica alle prestazioni d’opera intellettuale regolate da convenzioni, svolte anche in forma associata o societaria, nei confronti di: imprese bancarie e assicurative; imprese che nell’anno precedente all’incarico abbiano più di 50 dipendenti o ricavi superiori a 10 milioni; e pubbliche amministrazioni, ad esclusione delle società veicolo di cartolarizzazione e degli agenti della riscossione.

La legge non si applica alle convenzioni in corso, sottoscritte prima della sua entrata in vigore.

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Effetti della nuova normativa

Le clausole contrattuali che non prevedono un compenso equo e proporzionato sono considerate nulle, così come lo sono i patti che impediscono al professionista di chiedere acconti durante la prestazione, che impongono l’anticipazione di spese o che concedono al committente vantaggi eccessivi rispetto al lavoro svolto.

Anche le clausole che permettono al committente di modificare unilateralmente le condizioni del contratto, di non mettere per iscritto gli elementi essenziali del contratto o di richiedere prestazioni aggiuntive senza compenso sono nulle.

Inoltre, sono nulle le clausole che stabiliscono termini di pagamento superiori a 60 giorni dal ricevimento della fattura. La nullità delle singole clausole non comporta la nullità dell’intero contratto, che rimane valido per gli altri aspetti.

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L’azione per la tutela dell’equo compenso

L’azione per l’applicazione dell’equo compenso può essere avviata dal professionista o dai consigli degli Ordini o dei collegi, che possono anche proporre un’azione di classe. Inoltre, le principali associazioni che rappresentano le professioni non regolamentate possono avviare azioni simili.

Gli Ordini e i collegi professionali hanno la facoltà di adottare disposizioni deontologiche per sanzionare la violazione dell’obbligo di convenire o preventivare un compenso giusto, equo e proporzionato alla prestazione da parte del professionista. Tuttavia, questa possibilità non è prevista per le professioni non regolamentate dall’articolo 4/2013, generando critiche da parte delle professioni ordinistiche che si ritrovano svantaggiate rispetto ai professionisti senza albo.

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L’Osservatorio nazionale sull’equo compenso

Per garantire il rispetto delle disposizioni sulla legge sull’equo compenso, è stato istituito presso il Ministero della Giustizia l’Osservatorio nazionale sull’equo compenso. Composto da rappresentanti del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, dei Consigli nazionali degli ordini professionali e delle associazioni di professionisti non iscritti a ordini e collegi, l’Osservatorio è presieduto dal Ministro della Giustizia.

I componenti dell’Osservatorio, con mandato di tre anni, possono esprimere pareri e proporre iniziative su parametri e convenzioni, nonché segnalare al Ministero della Giustizia comportamenti contrari alle disposizioni sull’equo compenso. Ogni anno, l’Osservatorio predispone una relazione sulla propria attività di vigilanza.

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Reazioni alla legge sull’equo compenso

Il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha commentato positivamente l’approvazione della legge, sottolineando come questa possa garantire una remunerazione adeguata a centinaia di migliaia di professionisti e mettere fine all’ingiusto sfruttamento da parte di “grossi clienti” pubblici e privati.

Sisto ha inoltre affermato che la legge rappresenta un punto di partenza fondamentale per la ripresa economica del paese, che deve coinvolgere anche i singoli professionisti.



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TAGS: equo compenso

Autore: Andrea Dicanto

Autore Andrea Dicanto
Appassionato Progettista esperto nel settore dell'Edilizia, delle Costruzioni e dell'Arredamento. Fin da giovane ho sempre studiato ed analizzato problematiche che vanno dalle questioni statiche di edifici e costruzioni fino al miglior modo di progettare ed arredare gli spazi interni, strizzando l'occhio alle nuove tecnologie soprattutto in ambito sismico.

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