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Direttiva Case Green: la rivoluzione degli edifici a emissioni zero

L’UE ha approvato la direttiva Case Green per edifici climaticamente neutri entro il 2050, introducendo standard severi su emissioni zero e rinnovabili, con esenzioni per edifici storici e culturali.

Direttiva Case Green: la rivoluzione degli edifici a emissioni zeroDirettiva Case Green: la rivoluzione degli edifici a emissioni zero
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L’Europa fa un passo decisivo verso un futuro più sostenibile con l’approvazione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD), comunemente nota in Italia come la direttiva ‘Case Green’.

Con 370 voti a favore, il Parlamento europeo ha sancito l’inizio di una nuova era per il settore edilizio, puntando a realizzare un parco immobiliare climaticamente neutro entro il 2050. Questo ambizioso obiettivo mira a ridurre significativamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore, delineando un percorso di transizione verso la neutralità climatica.

Leggi anche: Direttiva Case Green: cos’è e cosa prevede, la guida completa

La revisione della direttiva incarna la volontà europea di affrontare le sfide climatiche attraverso misure concrete, quali la ristrutturazione energetica degli edifici con le prestazioni peggiori e la promozione di una maggiore consapevolezza sul rendimento energetico.

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Obiettivi e ambizioni della direttiva Case Green

Le nuove disposizioni della direttiva prevedono un approccio olistico alla sostenibilità, considerando l’intero ciclo di vita degli edifici, dalla produzione dei materiali fino allo smaltimento. Questo significa che, nel calcolo delle emissioni, gli Stati membri dovranno tenere conto anche dell’impatto ambientale dei materiali da costruzione utilizzati.

Per gli edifici residenziali, viene fissato un obiettivo di riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030, con l’ambizione di raggiungere una riduzione del 20-22% entro il 2035.

La direttiva stabilisce inoltre obiettivi ambiziosi per la ristrutturazione degli edifici non residenziali, con il 16% degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche che dovrà essere ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Questo processo di rinnovamento sarà accompagnato dall’introduzione di requisiti minimi di prestazione energetica e dall’installazione obbligatoria di impianti solari in determinati edifici, promuovendo così l’uso delle energie rinnovabili.

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Gli Stati membri sono inoltre chiamati a decarbonizzare i sistemi di riscaldamento, eliminando progressivamente l’uso dei combustibili fossili entro il 2040. A partire dal 2025, verrà vietata la concessione di sovvenzioni per le caldaie a combustibili fossili, favorrendo invece sistemi di riscaldamento che integrano tecnologie basate su energie rinnovabili.

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Queste misure testimoniano l’impegno dell’Europa verso una trasformazione ecologica del settore edilizio, ponendo le basi per un futuro più sostenibile e climaticamente neutro.

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Flessibilità e dibattito politico: la Direttiva tra inclusione culturale e controversie

Un aspetto fondamentale della nuova direttiva EPBD è la sua flessibilità nell’applicazione a determinate tipologie di edifici, evidenziando una sensibilità verso le specificità culturali e storiche di ciascun Paese membro. Edifici agricoli, storici, protetti per il loro valore architettonico o storico, strutture temporanee, chiese e luoghi di culto sono esentati da queste nuove normative, permettendo così una maggiore adattabilità alle diverse realtà territoriali senza compromettere l’importante patrimonio culturale europeo.

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L’approvazione della direttiva ha visto un ampio sostegno da parte di diversi gruppi politici all’interno del Parlamento europeo, dimostrando una volontà trasversale di avanzare nella lotta contro il cambiamento climatico.

Tuttavia, la decisione non è stata unanime, con i voti contrari principalmente da parte degli eurodeputati di Ecr, inclusi i rappresentanti di Fratelli d’Italia, e di Identità e Democrazia, con la Lega di Matteo Salvini. La divisione interna al gruppo del Ppe, con la delegazione italiana in disaccordo tranne per le eccezioni di Alessandra Mussolini e Herbert Dorfmann, riflette la complessità del dibattito politico sull’energia e l’ambiente in Europa.

L’accordo raggiunto sull’EPBD segna quindi un passo significativo verso l’obiettivo di neutralità climatica dell’UE, ponendo l’edilizia al centro delle strategie di sostenibilità ambientale. La direttiva rappresenta un equilibrio tra ambizione ecologica e considerazione delle diversità culturali e politiche, evidenziando l’importanza di un approccio inclusivo e flessibile nella transizione energetica.

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Conclusioni

Con l’approvazione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, l’Europa si impegna a riscrivere il futuro dell’edilizia, trasformandola in un settore chiave per il raggiungimento della neutralità climatica. Questa normativa introduce requisiti stringenti per la riduzione delle emissioni e l’uso dell’energia, promuovendo al contempo l’innovazione e il rispetto del patrimonio culturale.

Attraverso un percorso condiviso di ristrutturazione e innovazione tecnologica, l’UE si avvia a diventare un esempio globale di come l’edilizia possa contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico, garantendo al tempo stesso crescita sostenibile e inclusività.



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TAGS: case green, Direttiva Case Green, direttiva EPBD, edifici a emissioni zero, energia rinnovabile, incentivi energia verde, neutralità climatica, obiettivi 2050, patrimonio culturale esente, riduzione gas serra, ristrutturazione energetica, sostenibilità edilizia

Autore: Andrea Dicanto

Autore Andrea Dicanto
Appassionato Progettista esperto nel settore dell'Edilizia, delle Costruzioni e dell'Arredamento. Fin da giovane ho sempre studiato ed analizzato problematiche che vanno dalle questioni statiche di edifici e costruzioni fino al miglior modo di progettare ed arredare gli spazi interni, strizzando l'occhio alle nuove tecnologie soprattutto in ambito sismico.

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