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Cosa rischia l’impresa edile che non finisce i lavori legati al Superbonus?

Numerose imprese edili hanno sospeso i lavori di costruzione e ristrutturazione, protratti per mesi, lasciando di conseguenza molti edifici e abitazioni incompiuti. Cosa rischia l’impresa inadempiente?

Cosa rischia l’impresa edile che non finisce i lavori legati al Superbonus?Cosa rischia l’impresa edile che non finisce i lavori legati al Superbonus?
Ultimo Aggiornamento:

Il Superbonus è stato introdotto per stimolare i cittadini a intraprendere opere di ristrutturazione comprensiva delle loro proprietà residenziali. L’iniziativa, acclamata per il suo potenziale di rinnovamento abitativo a costo zero grazie a significative detrazioni fiscali, ha suscitato grande entusiasmo tra la popolazione.

Tuttavia, nel tempo, questa misura ha rivelato alcune criticità. Si sono verificati casi in cui le imprese edili, nonostante avessero percepito il credito fiscale, hanno lasciato incompleti i lavori. In altre situazioni, i lavori sono stati avviati ma poi interrotti a causa del mancato ricevimento del credito statale.

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Inoltre, si sono registrati casi in cui i lavori sono stati completati, ma fuori dai termini previsti per beneficiare del Superbonus.

Di conseguenza, numerosi cittadini che avevano intrapreso lavori di ristrutturazione si sono trovati in una posizione scomoda, dovendo affrontare ulteriori spese per il completamento dei lavori a causa di questi contrattempi.

In risposta a queste problematiche, lo Stato ha adottato delle misure punitive, includendo sanzioni e penali, contro coloro che volontariamente non portano a termine i lavori previsti. Questa azione mira a garantire la corretta esecuzione delle opere e la tutela degli investimenti dei cittadini nel quadro del Superbonus.

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Perché lo stop ai lavori?

Numerose imprese edili hanno sospeso i lavori di costruzione e ristrutturazione, protratti per mesi, lasciando di conseguenza molti edifici e abitazioni incompiuti. Le ragioni di tale interruzione sono molteplici e complesse.

Secondo le dichiarazioni di alcuni imprenditori del settore, uno dei fattori principali è stata la scarsità di materie prime essenziali. Questa carenza è stata in gran parte attribuita alle difficoltà logistiche e ai disordini commerciali causati dal conflitto tra Russia e Ucraina, che hanno impedito il regolare approvvigionamento di tali materiali in Italia.

In aggiunta, altri imprenditori hanno sottolineato un significativo aumento dei costi dei materiali, che in alcuni casi sono triplicati. Di conseguenza, i contratti inizialmente stipulati si sono rivelati economicamente insostenibili. Proseguire i lavori secondo i termini originari avrebbe comportato per le imprese perdite finanziarie considerevoli.

Le difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime, l’incremento esorbitante dei loro costi e i rallentamenti nei trasporti hanno congiuntamente contribuito all’interruzione di numerosi progetti edili. Questo ha causato un notevole allungamento delle tempistiche previste per le ristrutturazioni.

Tale ritardo è diventato particolarmente problematico in relazione alle clausole imposte per l’ottenimento del Superbonus, che prevedevano termini specifici entro i quali i lavori avrebbero dovuto essere completati.

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Lavori incompiuti

L’urgenza di adottare misure correttive è scaturita a seguito di numerose denunce presentate dai committenti contro aziende edili inadempienti. Queste aziende, nonostante il trascorrere dei mesi, non hanno portato a termine i lavori commissionati.

Il fermo improvviso dei lavori, inizialmente percepito non come una rinuncia definitiva ma come una temporanea sospensione, ha impedito ai committenti di rescindere il contratto con la ditta edile originaria e di instaurarne uno nuovo con un’altra impresa capace di completare l’opera.

Questo scenario ha avuto come conseguenza la perdita del Superbonus e della relativa detrazione fiscale sui capitali già investiti per l’avvio dei lavori.

Di fronte a tale situazione, coloro che hanno subito danni hanno proceduto a denunciare le imprese inadempienti. Le richieste di risarcimento presentate comprendono il completamento dei lavori, la restituzione di tutte le somme precedentemente erogate per iniziare la ristrutturazione e un indennizzo per la perdita delle agevolazioni fiscali previste dallo Stato.

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Cosa accade quando i lavori non vengono completati?

Nel corso dell’esame delle denunce presentate dai committenti nei confronti di alcune aziende edili, il Tribunale di Padova ha raggiunto una conclusione importante.

La sentenza 2266/2023 ha stabilito che fosse equo restituire ai committenti tutti i soldi spesi inizialmente per i lavori non completati. Tuttavia, il Tribunale ha deciso di non riconoscere alcun risarcimento per gli incentivi e le agevolazioni fiscali non ottenute.

La motivazione di tale decisione risiede nella considerazione che lo Stato ha prorogato la durata del Superbonus per diversi anni. Questo ha fornito ai committenti l’opportunità e il tempo necessario per trovare un’altra impresa edile capace di completare i lavori.

Un ragionamento simile è stato seguito anche dal giudice del tribunale di Frosinone, che ha affrontato una causa analogamente strutturata.

Il giudice di Padova ha sottolineato una parziale responsabilità del committente nell’inadempienza e nel mancato completamento dei lavori di ristrutturazione. Per poter pretendere il risarcimento richiesto, il proprietario dell’immobile avrebbe dovuto fornire prove concrete dell’impossibilità di rescindere il contratto preesistente con l’impresa inadempiente.

Solo questa circostanza sarebbe stata considerata una giustificazione valida per non essersi rivolti a un’altra azienda edile.

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Cosa rischia l’impresa inadempiente?

Quindi, l’impresa che non ha completato i lavori, cosa rischia o che penale deve pagare?

La prima cosa che rischia è sicuramente una denuncia da parte del committente e quindi l’inizio di una causa legale intrapresa per inadempienza del contratto.

Come abbiamo spiegato in precedenza, al termine della causa verrà, quasi sempre, deciso che l’azienda edile deve comunque restituire al committente tutti gli acconti versati e i vari soldi spesi fino al momento della cessazione dei lavori ma, a parte questo, non è tenuta più a fare nulla.

I lavori interrotti possono essere lasciati incompiuti, sarà poi premura del committente riprenderli oppure no e, anche se il Superbonus non è stato riscosso, la responsabilità non ricade sull’impresa edile che non deve dare alcun risarcimento.



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TAGS: cantieri incompiuti, Superbonus

Autore: Andrea Dicanto

Autore Andrea Dicanto
Appassionato Progettista esperto nel settore dell'Edilizia, delle Costruzioni e dell'Arredamento. Fin da giovane ho sempre studiato ed analizzato problematiche che vanno dalle questioni statiche di edifici e costruzioni fino al miglior modo di progettare ed arredare gli spazi interni, strizzando l'occhio alle nuove tecnologie soprattutto in ambito sismico.

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