Vendere una casa ricevuta in donazione presenta delle sfide uniche, dovute principalmente alle normative sulla successione e ai diritti degli eredi legittimari.
Nel complicato mondo delle transazioni immobiliari, vendere una casa ricevuta in donazione rappresenta una sfida unica, intrisa di questioni legali, burocratiche, e non di rado emotive. A rendere la situazione ancora più complessa, vi sono le normative in continua evoluzione che regolano le donazioni e la successione ereditaria.
Queste leggi, pur essendo state concepite per proteggere i diritti dei legittimi eredi, spesso si traducono in un ostacolo per coloro che desiderano vendere un bene ricevuto in dono.
Esploriamo quindi i meandri di questo processo, delineando le difficoltà, le soluzioni possibili e i passaggi chiave per vendere una casa donata senza incorrere in problemi legali o finanziari.
Sommario
La donazione di un immobile è regolata dall’articolo 769 del Codice Civile, che la definisce come un contratto attraverso il quale una parte, per spirito di liberalità, arricchisce un’altra parte disponendo a suo favore di un diritto o assumendo un’obbligazione.
Art. 769
DefinizioneLa donazione e’ il contratto col quale, per spirito di liberalita’, una parte arricchisce l’altra, disponendo a favore di questa di un suo diritto o assumendo verso la stessa un’obbligazione.
Questa operazione deve necessariamente avvenire mediante atto pubblico redatto da un notaio, alla presenza di tutte le parti coinvolte e almeno due testimoni. In caso contrario, la donazione è considerata nulla.
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La figura del donante (chi effettua la donazione) e del donatario (chi la riceve) entra così in un rapporto giuridico che può coinvolgere anche beni immobili. In tale contesto, il notaio gioca un ruolo cruciale, verificando l’assenza di ipoteche, vincoli o abusi edilizi che possano pregiudicare il donatario.
Importante è anche la considerazione delle leggi sulla successione ereditaria, che garantiscono ai cosiddetti eredi legittimari una quota dell’eredità, indipendentemente dalla volontà espressa dal de cuius attraverso testamento o donazione.
Questo aspetto limita la libertà del donante di disporre del proprio patrimonio, riservando ai familiari più stretti (coniuge, figli, ascendenti e discendenti diretti) una porzione legittima dell’eredità, e potenzialmente aprendo la strada a contenziosi nel caso in cui tali diritti vengano lesi.
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Advertisement - PubblicitàQuando si tratta di vendere un immobile ricevuto in donazione, i problemi possono emergere rapidamente, radicati nelle complessità delle normative ereditarie. Per esempio, se una casa viene donata a un figlio durante la vita del donante, e questo figlio decide di venderla, teoricamente può farlo.
Tuttavia, alla morte del donante, gli altri eredi possono contestare la vendita, affermando che li ha privati di un diritto legittimo sull’eredità. La situazione si complica ulteriormente se il donatario non è un erede legittimario, poiché può trovarsi in possesso di un immobile senza averne la piena proprietà, a meno che non si risolvano le questioni legate alla legittima.
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Questa dinamica rende la vendita di un immobile donato particolarmente complessa, poiché gli acquirenti potrebbero mancare delle garanzie necessarie per procedere con la transazione in sicurezza. Anche gli istituti di credito sono spesso restii a erogare mutui per l’acquisto di queste proprietà, temendo le possibili implicazioni legali. Di conseguenza, la vendita può trasformarsi in un lungo e tortuoso percorso legale, senza certezze sul risultato finale.
Va anche considerato il rischio di impugnazioni da parte di creditori, specialmente se la donazione è stata effettuata con l’intento di sottrarre beni a possibili pignoramenti. Infine, un’ulteriore complicazione può derivare dalla vendita di un immobile donato entro cinque anni dall’acquisto, con la potenziale perdita delle agevolazioni previste per l’acquisto della prima casa.
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Advertisement - PubblicitàLa vendita di un immobile ricevuto in donazione può avvenire senza problemi se si adottano strategie preventive e si comprendono bene le normative vigenti.
Un primo approccio consiste nel cercare un accordo amichevole con gli eredi legittimari, magari ottenendo una dichiarazione scritta di rinuncia alla casa in questione, che, seppur non obbligatoria, offre maggiore sicurezza se redatta presso un notaio.
Questo passo, tuttavia, potrebbe non essere sempre fattibile, specialmente se il donatario non è un erede diretto.
Un’alternativa è rappresentata dalla risoluzione della donazione, che permette di restituire l’immobile al donante per poi procedere con una vendita tradizionale. Questa soluzione, sebbene legalmente complessa e fonte di dibattito giuridico, può offrire una via d’uscita in determinati casi.
Inoltre, la pazienza gioca un ruolo cruciale: dopo 20 anni dalla trascrizione dell’atto di donazione o 10 anni dalla morte del donante, le possibilità di contestazioni da parte degli eredi si riducono notevolmente, grazie alla legge 80 del 2005.
Per evitare problemi fiscali, soprattutto in relazione alle agevolazioni per l’acquisto della prima casa, è consigliabile attendere almeno 5 anni prima di procedere con la vendita o, in alternativa, regolarizzare la situazione con l’agenzia delle entrate. È fondamentale, in ogni caso, seguire attentamente la procedura legale, affidandosi a un notaio competente che possa guidare sia nella fase di donazione sia in quella di vendita, per assicurare che tutte le normative siano rispettate e per minimizzare i rischi legali.
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La vendita di un immobile donato si conclude con un normale atto di compravendita, durante il quale è essenziale informare l’acquirente sulla provenienza del bene per prevenire eventuali controversie future. Un agente immobiliare qualificato può facilitare questo processo, garantendo che tutte le parti siano adeguatamente informate e che la transazione avvenga nel rispetto delle complesse normative che regolano le donazioni.
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