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Cappotto termico esterno: come è fatto e come avviene la posa

Cappotto termico esterno: come è fatto e come avviene la posaCappotto termico esterno: come è fatto e come avviene la posa
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Il cappotto termico esterno è un’opera di edilizia che ha assunto la ribalta delle cronache per via della sua possibilità di installazione, in sede di ristrutturazione ovvero di costruzione, utilizzando i bonus edili, argomento scottante delle cronache degli ultimi mesi e anni.

A differenza di quanto possa sembrare, però, non tutti sono molto informati sull’argomento e a volte possono cadere in confusione.

In particolare, il cappotto termico esterno differisce dal cappotto termico cosiddetto tradizionale (e che si installa internamente alla parete verticale da isolare) per modalità di installazione, costo e qualità coibentanti.

La differenza, seppur minima, è a volte sostanziale per capire qual è la migliore scelta fra i due sistemi: naturalmente, per fare la scelta corretta è essenziale rivolgersi ad un professionista o ad un’impresa edile per ottenere un parere qualificato in materia; tuttavia, è bene leggere questo pratico specchietto informativo sul cappotto termico esterno, in modo da sapere com’è fatto e come avviene la sua posa in opera, in modo da non arrivare completamente inconsapevoli sull’argomento nel caso in cui si decidano di fare dei lavori del genere presso il proprio domicilio.

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Cappotto termico esterno: cos’è e com’è fatto

Il cappotto termico esterno è uno strumento in grado di permettere l’isolamento termico dell’edificio oggetto di intervento.

Questo permette in sostanza di avere una casa più fresca d’estate e più calda d’inverno, mantenendo il calore erogato naturalmente (ovvero tramite sistemi a pompa di calore) restituendo dunque un effetto di ottimizzazione ed efficientamento energetico che si traduce in risparmio in bolletta della corrente elettrica

Da un punto di vista dei materiali con cui viene realizzato, il cappotto termico esterno si presenta agli occhi di chi lo osserva sotto forma di una lastra di varia composizione.

I materiali che compongono il cappotto termico esterno sono, solitamente, naturali o sintetici e in alcuni casi possono coesistere piccole quantità di entrambi all’interno del prodotto finito.

I materiali naturali che si utilizzano per creare il cappotto termico sono la fibra di legno, la fibra di vetro, il sughero e la lana di roccia: questi hanno dei costi di realizzazione e installazione leggermente maggiori, tuttavia hanno un’efficienza energetica maggiore.

Questo tipo di materiale è preferibile nel caso in cui si debba ricorrere all’isolamento termico per soddisfare i requisiti del Superbonus 110%.

Per quanto riguarda i materiali sintetici del cappotto termico esterno, si usano solitamente il poliuretano estruso, il poliuretano espanso e il PVC. Questi materiali hanno a loro volta un’ottima efficienza termica, seppur tendano a degradarsi maggiormente nel corso degli anni e non prevedano un isolamento acustico pari a quello della controparte naturale.

Il lato positivo dei materiali sintetici del cappotto termico sono, sicuramente, quelli di un costo minore per l’acquisto e una più facile posa in opera: per installarli correttamente rispettando la normativa, comunque, è necessario un’asseverazione da parte di un tecnico abilitato a redigere una legge 10 con visto di conformità necessario che attesti, inoltre, anche il possesso dei requisiti ENI ed UNI richiesti dalla legge europea.

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Come avviene la posa del cappotto termico esterno: la normativa sui materiali

Dopo aver individuato correttamente il tipo di materiale da utilizzare per il cappotto termico esterno, bisogna conoscere come avviene la posa in opera.

Prima di passare al fissaggio vero e proprio, è importante dedicare il giusto spazio all’intonaco della parete: questo deve avere una posa in seconda rasatura che porterà la parete verticale da isolare ad avere uno spessore complessivo che non superi i 9 millimetri e non sia inferiore ai 5.

La prima rasatura prevede due terzi dello spessore finito, mentre la seconda rasatura e finitura può essere fatta a piacere, tuttavia è necessario che si tenga conto del colore e della sua gradazione cromatica sull’assorbimento della radiazione solare: in tal senso, i colori più scuri hanno un assorbimento più alto rispetto a quelli chiari e, di conseguenza, bisogna ottimizzare il materiale prescelto in base a questa tipologia. In seguito è possibile passare alla fase della posa in opera del cappotto termico esterno.

Per eseguire la posa dei pannelli coibenti bisogna che l’impresa individuata operi a giunti sfalsati.

In tal senso, ogni pannello andrà incollato in tre punti centrali con una spezzata, procedendo in seguito all’incollaggio perimetrale perché, viceversa, si rischierebbe di creare una facciata ventilata fra pannelli e supporto, rischiando risalita di umidità ovvero dei punti vuoti dove la coibentazione non regge, disperdendo il calore o il fresco accumulato all’interno.

Quando si applica il pannello isolante alla parete, inoltre, c’è bisogno che sia coperto dal materiale collante per almeno il 40% della sua superfice, in modo da non fare subire sbalzi termici alla zona perimetrale, rischiano in futuro uno scollamento.

Se non è possibile eseguire un accostamento senza lasciare troppo spazio, è possibile utilizzare un rasante coibentante fra i buchi, tuttavia in questo caso si ottiene una minor resa termica.

Per fissare definitivamente il cappotto termico esterno alla facciata, infine, si deve ricorrere alla tassellatura: questa non deve penetrare troppo nel cappotto per evitare un’eccessiva dispersione termica, inoltre i tasselli stessi devono essere allineati con il profilo esterno dei pannelli.

La legge prevede che i tasselli da inserire nei pannelli a cappotto devono essere 6 per ogni metro quadro. Infine, applicare il primer colorato e procedere al rivestimento, avendo cura di scegliere una tintura idonea a realizzare l’effetto termico desiderato senza alcun tipo di spreco energetico successivo che danneggi l’intera operazione eseguita.

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Cosa dice la normativa sull’installazione del cappotto termico esterno

Per installare correttamente un cappotto termico esterno, la normativa italiana prevede che si debbano rispettare le indicazioni poste dalla certificazione UNI 11716:2018, il quale dà inoltre la definizione del sistema e altre precisazioni.

La norma definisce quelli che sono i requisiti di competenza, abilità e competenza che devono avere i professionisti incaricati della posa in opera del cappotto.

La figura professionale individuata, infatti, viene divisa in due livelli: gli specialisti installatori di base e l’installatore caposquadra dei sistemi di isolamento a cappotto. I requisiti degli operatori devono essere posseduti al momento dell’effettuazione del lavoro e sono conseguiti al termine di un corso di specializzazione apposito che duri non meno di 120 ore e che affianchi un periodo di lavoro e di prova direttamente sul campo.

Ancora, per quanto riguarda la normativa specifica per l’installazione del cappotto termico esterno, la legislazione italiana ha previsto un apposita disposizione chiamata Decreto Requisiti Minimi.

La legge individua quelli che sono i canoni che devono guidare l’installazione del cappotto per ottenere un valido efficientamento energetico che permetta all’immobile di fare il salto di classi energetiche verso un modello sostenibile, in virtù del fatto che più del 70% del patrimonio immobiliare italiano si trova in una fascia di efficienza pari a F o G per via degli antichi periodi di costruzione.

Infine, il cappotto termico esterno per poter essere considerato valido e agevolabile per le disposizioni che prevedono il ricorso ai bonus fiscali deve rispettare delle caratteristiche costruttive chiamate CAM – Criteri Ambientali Minimi – e su cui ha legiferato e chiarito il Ministero della Transizione Ecologica.

I CAM per l’edilizia sono contenuti all’interno dell’allegato 2 e nel caso del cappotto termico si sostanziano, essenzialmente, nel fatto che il materiali di cui sono composte le lastre devono avere al loro interno una certa percentuale di materiale riciclato, permettere una soglia ben specifica di isolamento termico anche in relazione alla fascia climatica dove è collocato l’immobile da efficientare e, infine, devono essere corredati tutti da apposita certificazione che attesti il rispetto di questi criteri, in modo da permettere un più facile controllo materiale da parte degli organi preposti alla sorveglianza, specie nel caso in cui per effettuare il lavoro si ricorra ai bonus fiscali ed edilizi.

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Conclusione

Per concludere, la possibilità di effettuare la posa in opera del cappotto termico esterno presso la propria abitazione è un’opportunità molto interessante per chi vuole ottenere un risparmio energetico, migliorare le condizioni di abitabilità dell’immobile e il suo valore totale, oltre che ad adeguarsi alle rinnovate politiche sulla sostenibilità ambientale e transizione verde all’interno del paese. In tal senso, molti oneri gravano sulle imprese e sugli operatori professionisti che si occupano in sostanza di porre in essere questi sistemi di isolamento a cappotto termico esterno.

Per questo motivo, l’azienda che deve eseguire i lavori o i professionisti che si apprestano ad accedere a questo settore, devono avere una conoscenza sempre aggiornata e costante in merito alle opportunità previste dall’installazione del cappotto termico che si sostanzi, inoltre, anche nella necessità di formare correttamente i lavoratori addetti alla posa in opera del cappotto termico esterno.

In questo modo, ci si metterà al riparo da possibili problematiche derivanti da un’installazione sbagliata del sistema oltre che da possibili magagne legali nel caso in cui, per effettuare il lavoro, vi sia fatto ricorso ai bonus fiscali come quello per le facciate o il Superbonus 110%.



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TAGS: cappotto, cappotto esterno, Cappotto termico, facciata, isolamento, isolamento acustico, isolamento termico

Autore: Redazione Online

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