Grazie all’approvazione del Decreto Rilancio, consultabile sulla Gazzetta Ufficiale, è stato introdotto il Bonus Ristrutturazione per chi abbia necessità di apportare modifiche edilizie al proprio immobile o abbia intenzione di effettuare una manutenzione ordinaria e straordinaria in condominio o in singoli edifici.
Sommario
Questo bonus, esteso fino al 31 dicembre 2024 grazie alla Legge di Bilancio 2022, consiste in una detrazione del 50% sull’IRPEF.
Su tutte le spese che riguardano la propria ristrutturazione, dunque, l’Agenzia delle entrate renderà la metà dei soldi spesi, scalandoli dalle tasse nei successivi 10 anni dall’intervento, com’è indicato sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
Quindi se ad esempio si effettua una ristrutturazione di 20 mila euro, l’Agenzia delle entrate scalerà dalle tasse mille euro per ogni anno per 10 anni fino a raggiungere la somma di 10 mila euro, pari, cioè, alla metà dell’importo iniziale speso.
La spesa massima detraibile è di 96 mila euro per unità immobiliare, il ché significa che, se si dovesse spendere una cifra maggiore, su quella spesa eccedente non si otterrebbe alcun beneficio ma, in questo caso, si potrebbero considerare i massimali di spesa per il risparmio energetico, che variano in base alla tipologia di intervento.
Nel 2020, inoltre, sono state introdotte due interessanti alternative alla detrazione e la prima è la cessione del credito. Invece di aspettare 10 anni per ricevere i soldi, i crediti possono essere trasferiti alla banca o ad un altro istituto finanziario, ovviamente ottenendo una restituzione inferiore al 50% per le trattenute di interesse richieste dalla banca, arrivando, quindi, ad una restituzione finale della propria spesa pari al 40 – 45%.
La seconda possibilità è rappresentata dallo sconto in fattura dove, invece di trasferire il credito agli istituti finanziari, lo si trasferisce direttamente all’impresa che lavorerà nel proprio cantiere, oppure ai fornitori dei materiali che verranno utilizzati per la ristrutturazione.
Il bonus ristrutturazione rientra, quindi, a pieno diritto tra i bonus casa 2022, che mira ad incentivare la “transazione green” con interventi ad alto risparmio energetico.
Advertisement - PubblicitàIl bonus ristrutturazione non è richiedibile per qualsiasi immobile; ci sono, infatti, alcuni casi in cui quest’agevolazione non può essere applicata.
Innanzitutto non può essere sfruttato sulle nuove costruzioni, ma solo su edifici già esistenti, non si può beneficiarne su fabbricati a destinazione non abitativa come, ad esempio, negozi o laboratori e in ultimo luogo non importa che si tratti di prime o seconde abitazioni, in questi casi il bonus può essere richiesto senza distinzione.
La spesa può essere portata in detrazione dai proprietari o nudi proprietari della casa, dai titolari di un diritto reale di godimento come, ad esempio, usufrutto, uso, abitazione o superficie, da locatari, conviventi o familiari conviventi, da imprenditori individuali e società semplici (non di beni strumentali o merce).
Qualsiasi lavoro si decida di effettuare, ricadrà in una delle seguenti categorie di interventi:
Questi interventi sono regolati da specifiche normative presenti al seguente link.
Advertisement - PubblicitàPer richiedere la detrazione, attraverso il bonus ristrutturazione, occorre che un tecnico professionista, prima dell’inizio dei lavori, a sua firma, depositi la pratica comunale o anche detta “pratica edilizia” (CILA, SCIA, edilizia libera, ecc.). Esistono casi in cui, per certe opere, non occorra né la pratica, né il professionista, ma si potrà comunque accedere al bonus casa, ed altri in cui sarà necessario l’invio di una comunicazione all’Enea.
Dopo questo primo step si può iniziare ad effettuare i pagamenti mediante bonifico parlante che è simile a quello standard, ma dovrà contenere alcuni dati obbligatori. Fortunatamente molti istituiti finanziari hanno predisposto dei modelli precompilati per facilitare l’operazione.
Per maggiori informazioni ti invitiamo a leggere la guida “Cos’è e come si compila il bonifico parlante? Istruzioni per i vari Bonus“;
Infine, se non si volesse portare in detrazione e riprendersi subito i soldi, durante o dopo i lavori, si dovrà stipulare un accordo scritto per cedere i propri crediti, o alla banca oppure all’impresa.
Qualora si decidesse per la banca, molti istituti potrebbero chiedere di caricare sul loro portale le fatture e i contratti con le imprese; la quantità di documenti da presentare dipende dalla banca scelta infatti ci sono alcuni istituti che chiedono anche solo la carta di identità.
Dopo di questo, si dovrà delegare il CAF o il commercialista ad effettuare la cessione del credito o agli istituti finanziari oppure alla ditta stessa. Oggi questa procedura è possibile effettuarla anche in prima persona tramite SPID, il sistema pubblico di identità Digitale, che ormai è di comune utilizzo per molte pratiche.
Si dovrà, infine, entrare nel proprio “cassetto fiscale” e comunicare all’agenzia delle entrate la cifra da trasferire; il cessionario, sia esso la banca o l’impresa, potrà accettare i crediti solo a partire dal 10 del mese successivo all’invio, dopodiché, se il cessionario fosse una banca, potrà inviare il denaro sul proprio conto, mentre, se fosse un’impresa, potrà trasferirli di nuovo o detrarseli dalle tasse.
E’ consigliabile conservare tutte le fatture e ricevute fiscali, le ricevute di pagamento, i contratti e le comunicazioni di cessioni del credito.
Advertisement - PubblicitàPer i lavori di ristrutturazioni che rientrano nel bonus, sono previste delle riduzioni dell’iva da pagare su beni e servizi.
L’IVA al 4% si avrà in tutti quei lavori che consentiranno l’eliminazione di barriere architettoniche, come ad esempio l’abbattimento di gradini da sostituire con scivoli o rampe, la messa a norma di un ascensore o l’installazione di un monta scale.
Il compenso dovuto ai professionisti, invece, avrà un’IVA del 22%, così come l’acquisto di beni finiti da parte del committente.
L’IVA al 10% sarà, invece, imposta sulla manodopera relativa alla manutenzione ordinaria e straordinaria e sui beni a patto che siano inclusi all’interno del contratto di appalto che si stipula con l’impresa. In questo caso specifico, l’impresa che acquisterà i prodotti dai propri fornitori con un’IVA al 22%, applicherà poi al committente l’IVA al 10% e il restante risulterà come “credito d’IVA” dell’impresa nei confronti dello Stato.
Per non incorrere in spiacevoli contestazioni con l’Agenzia delle Entrate, è bene effettuare una corretta descrizione della fattura, i cui elementi essenziali riguardano il tipo di opera, la descrizione dell’intervento, l’indirizzo dell’immobile ed eventuale secondo soggetto che detrae.
Con l’attuale legge di bilancio, consultabile presso il sito della Gazzetta Ufficiale, fino al 2024 c’è la possibilità di ricevere uno sconto in fattura su tutte le spese effettuate per la ristrutturazione, come alternativa alla detrazione. Nel caso si voglia, infatti, sarà l’impresa a diventare creditore d’imposta, anticipando i soldi necessari alla ristrutturazione e a sua volta avrà la facoltà di cedere il credito alle banche.
Advertisement - PubblicitàA tutela della trasparenza in caso di cessione del credito o dello sconto in fattura, si aveva l’obbligo, fino all’anno scorso, di far valutare da un tecnico abilitato la cifra esatta che si poteva detrarre o cedere, proprio perché il Decreto Antifrodi del 2021 aveva reso obbligatoria la congruità dei prezzi.
Dal 1° Gennaio 2022, con l’entrata in vigore della legge di Bilancio, c’è stata l’abrogazione del Decreto Antifrode, alleggerendo la stretta inizialmente prevista.
Rispetto al precedente testo, infatti, sono adesso esclusi dall’obbligo di “asseverazione delle spese” e “visto di conformità” per la cessione del credito, gli interventi compresi nella lista dell’edilizia libera e i lavori che superano i 10 mila euro di importo.
Nel caso degli interventi dell’edilizia libera, la lista è molto ampia in quanto si riferisce agli interventi di manutenzione straordinaria che non implicano lavori su strutture portanti dell’edificio e non comportano una modifica della pianta interna.
Per quanto riguarda, invece, i “microcantieri”, si fa riferimento ai lavori che rientrano in un importo non superiore ai 10 mila euro, cifra che va considerata al lordo dell’IVA, dato che l’imposta riguarda la voce di costo per il committente soggetto privato.
L’Agenzia delle entrate, dunque, ha deciso di applicare nuove e agevoli regole antifrode che sono applicabili anche per le spese effettuate l’anno precedente, quando invece era in vigore il testo di legge più vincolante.
Tutto questo rende chiaro l’intento di conferire ulteriori vantaggi per chi decidesse di optare per il bonus ristrutturazione, specie a partire da quest’anno, in quanto con le nuove regole e i documenti antifrode rivisitati, chi commissiona i lavori di ristrutturazione risulta essere più tutelato e, inoltre, i criteri per misurare la congruità delle spese diventano più uniformi.
In questo modo il committente sarà più tutelato, perché ciò che verrà proposto dall’impresa dovrà essere accompagnato da una dichiarazione che affermerà la sostenibilità dei prezzi previsti per realizzare i lavori, oltre al controllo che avverrà da parte dell’Agenzia delle entrate.
Queste tutele, però, hanno ragione d’esistere solo nella misura in cui il committente sia consapevole che questi prezzi si riferiscano solo al lavoro da eseguire e che quindi esulino dagli oneri finanziari che l’impresa deve sostenere per recuperare lo sconto
Compila il form sottostante: la tua richiesta verrà moderata e successivamente inoltrata alle migliori Aziende del settore, GRATUITAMENTE!