L’Italia si confronta con una realtà impietosa nell’ambito dell’edilizia scolastica, aggravata dalle difficoltà nell’implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Secondo il XXIII report “Ecosistema Scuola” di Legambiente, oltre il 40% degli interventi previsti per il miglioramento delle infrastrutture scolastiche sono bloccati nella fase iniziale del progetto, evidenziando un sistema che stenta a gestire efficacemente le risorse disponibili.
Questo scenario si aggrava al Sud Italia, dove in regioni come Sicilia e Calabria, un’istituzione educativa su tre richiede urgenti interventi di manutenzione. Negli ultimi cinque anni, la costruzione di nuove scuole è stata pressoché inesistente, attestandosi allo 0,6%.
Questi dati riflettono una situazione di cronico ritardo nella riqualificazione edilizia e nei servizi scolastici, aggravata da disparità territoriali significative.
Sommario
In occasione della Giornata Internazionale dell’Educazione, Legambiente ha pubblicato il XXIII report “Ecosistema Scuola”. Il rapporto, pur basandosi su dati risalenti a due anni fa, fornisce un quadro dettagliato della situazione nelle scuole italiane.
Analizzando 6.343 edifici scolastici in 93 comuni capoluogo di provincia, si evidenzia che oltre 1,2 milioni di studenti sono coinvolti in questa problematica infrastrutturale. Particolarmente preoccupante è la situazione nelle aree colpite dal sisma del 2016 nel Centro Italia. Qui, in cinque anni, solo il 3,4% degli edifici scolastici ha ricevuto interventi adeguati di messa in sicurezza sismica.
In Sicilia e Calabria, invece, la maggior parte delle scuole non ha nemmeno effettuato la verifica di vulnerabilità sismica, nonostante siano situate in aree ad alto rischio sismico.
Advertisement - PubblicitàUn altro aspetto critico riguarda i servizi scolastici offerti nelle regioni meridionali d’Italia. La scarsità di servizi essenziali per la crescita e l’inclusione dei giovani è particolarmente evidente nel Sud. Qui, il tempo pieno è adottato in media solo nel 20% delle scuole, rispetto al 35% nel Centro-Nord. Inoltre, le strutture sportive sono carenti: nel Sud, una scuola su due è priva di palestre o impianti sportivi, e dove esistono, sono aperti oltre l’orario scolastico solo in una minima percentuale.
Questa situazione contribuisce non solo a un divario educativo ma anche a una disuguaglianza nelle opportunità di sviluppo fisico e sociale per gli studenti nelle diverse regioni del Paese. La mancanza di infrastrutture adeguate impedisce agli studenti di fruire di un’esperienza scolastica completa e inclusiva, limitando gravemente il loro potenziale di crescita e di apprendimento.
Advertisement - PubblicitàIl Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dovrebbe rappresentare una svolta per l’edilizia scolastica in Italia. Tuttavia, nonostante la disponibilità di risorse significative, la realizzazione di nuovi istituti scolastici rimane un’utopia. Negli ultimi cinque anni, la percentuale di nuove scuole costruite è stata dello 0,6%.
In dettaglio, il PNRR ha stanziato 519 milioni di euro per la realizzazione o l’ampliamento di spazi mensa, con un focus particolare sulle regioni del Sud e delle Isole, dove la necessità è maggiore.
Anche per le infrastrutture sportive, l’investimento complessivo previsto è di circa 350 milioni di euro per 445 progetti. Nonostante ciò, la distribuzione e l’utilizzo effettivo di questi fondi rimangono una sfida, con molte regioni che ancora faticano a colmare i divari infrastrutturali esistenti.
Advertisement - PubblicitàNel contesto della transizione ecologica, le scuole italiane mostrano ancora ampi margini di miglioramento. Secondo i dati più recenti, solo l’1,3% degli edifici scolastici è stato costruito seguendo i principi della bioedilizia. Inoltre, l’efficientamento energetico, sebbene sia stato implementato in una parte consistente degli edifici scolastici, riguarda solo il 12,7% del totale costruito negli ultimi cinque anni.
La situazione è ancora più critica se si considera la classificazione energetica degli edifici scolastici: solo il 5,4% si trova in classe A, mentre la stragrande maggioranza, il 73%, è classificata nelle categorie E, F e G, le meno efficienti. Nonostante ciò, vi è un crescente interesse da parte delle amministrazioni locali nell’istituire comunità energetiche scolastiche, una tendenza positiva che potrebbe segnare l’inizio di un cambiamento sostanziale nel panorama educativo nazionale.
Advertisement - PubblicitàLa mobilità collettiva rappresenta un altro settore critico per le scuole italiane. I servizi di mobilità scolastica, come gli scuolabus e le linee dedicate, sono ancora limitati: solo il 20,8% delle scuole offre servizi di scuolabus e appena il 10,7% dispone di linee scolastiche dedicate. Ancora più esigui sono i servizi di pedibus (4,1%) e bicibus (0,2%), nonostante potrebbero rappresentare soluzioni sostenibili e salutari per gli spostamenti degli studenti.
Questa scarsità è particolarmente evidente al Sud e nelle isole, dove i servizi sono concentrati principalmente al Nord. La sicurezza nei trasporti scolastici è un’altra preoccupazione: una percentuale molto bassa di scuole è situata in aree a traffico limitato o in zone pedonali, limitando così la sicurezza e l’accessibilità per gli studenti.
Advertisement - PubblicitàNonostante le numerose sfide, ci sono esempi positivi di buone pratiche in Italia. Scuole come quelle di Trento e Bolzano spiccano per l’offerta di mense scolastiche a km zero, mentre la scuola secondaria di primo grado Carducci-Purgotti di Perugia rappresenta un esempio di rinnovamento post-sisma.
Iniziative come i “Nidi comunali gratuiti per tutti” a Mantova e i progetti di mobilità collettiva a Prato, Torino e Lecce dimostrano che è possibile fare progressi significativi.
Particolarmente notevole è il progetto della scuola secondaria “IV Novembre” di Arezzo, che si inserisce in un contesto di rigenerazione urbana.
Innovativo è anche il progetto avviato a Roma, dove è stato istituito il primo laboratorio delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) focalizzato sugli edifici scolastici. L’amministrazione capitolina ha l’obiettivo di realizzare una comunità energetica in ogni Municipio, sperimentando modelli di condivisione dell’energia.
Questa iniziativa assume un ruolo chiave nel piano di riqualificazione energetica delle 212 scuole romane previsto entro il 2026, che includerà l’installazione di impianti solari. L’Istituto comprensivo Moscati di via Padre Semeria, nell’VIII Municipio, è stato selezionato come pioniere di questo progetto, con il supporto dell’amministrazione, dell’Università RomaTre, di associazioni del Terzo Settore e della cittadinanza.
L’energia prodotta non solo contribuirà a ridurre le emissioni, ma genererà anche benefici economici per il territorio, attraverso progetti sociali mirati a migliorare il quartiere.
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