Il CNAPPC (Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori) ha definito il Decreto Scuola entrato in vigore pochi giorni fa come: “Un atto di grave immaturità politica e di totale inconsapevolezza delle esigenze del Paese e delle modalità con cui affrontarle”.
Ciò che ha destato maggiore disdegno tra gli Architetti sono i “poteri speciali” affidati ai Sindaci. Ricordiamo infatti che questi, fino al 31 dicembre 2020, saranno legittimati ad operare con poteri commissariali in merito agli interventi di edilizia scolastica per la ripartenza degli istituti a settembre.
Advertisement - PubblicitàIl Consiglio Nazionale degli Architetti dichiara che prendendo tali provvedimenti, il Governo ha mostrato una “totale assenza di una visione strategica finalizzata a revisionare l’impianto architettonico della scuola”.
Essi denunciano il fatto che siano state ignorate delle normative già vigenti in Italia, e che questa manovra rappresenti una pericolosa logica emergenziale, che non dà importanza alla qualità degli istituti scolastici, ancora una volta.
Gli Architetti credono che il nostro Paese si troverà a pagare queste assurde decisioni per i prossimi decenni. Sostengono infatti che non sia in alcun modo possibile affrontare il tema dell’edilizia scolastica senza tenere in considerazione i settori della mobilità, degli spazi pubblici, del quartiere e di tutti gli ambienti correlati alle scuole.
Advertisement - PubblicitàGiuseppe Cappochin, Presidente del CNAPPC, afferma che gli strumenti e le “decisioni veloci” disposti in tempo di emergenza da Covid-19, non possono essere estesi generalmente senza un’accurata riflessione. E senza tener conto di tutto ciò che c’è dietro un settore così importante come quello dell’edilizia scolastica.
Queste le sue parole:
“Il progetto scuola è un tema complesso e multidisciplinare, che investe tutto il territorio italiano e che non può essere affrontato con una fretta priva di visione e, ancora peggio, vittima della miopia che porta al ‘massimo ribasso’. Agire con velocità ed efficacia non significa abbandonare ogni strategia o prospettiva. Semplificare le procedure non significa operare in deroga alle leggi dello Stato attribuendo poteri straordinari a Commissari. Se il Codice appalti non funziona va modificato, non bypassato”.
La soluzione, sostiene il Consiglio degli Architetti, è quella di puntare su metodi innovativi, come i concorsi di progettazione a due gradi. Questi, svolti attraverso i canali digitali, permetterebbero un processo di assegnazione degli appalti veloce, ma egualmente qualitativo e meritatevole. È in questo modo che si è riusciti a ricostruire il nuovo Ponte Morandi (oggi Viadotto Genova-San Giorgio) in meno di un anno.
Cappochin ribadisce:
“Non possiamo ancora una volta accettare scorciatoie in assenza di qualità. Ribadiamo con forza che la costruzione di un futuro sostenibile e proiettato al miglioramento della vita delle persone passa solo attraverso l’idea della qualità dell’architettura. C’è necessità di restituire centralità al ‘progetto’ nei processi di trasformazione del territorio”.
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