Mentre si accende il tema della permanenza o meno dell’incentivo Superbonus 110%, con i partiti che spingono per mantenerlo all’interno dell’ordinamento e il governo che cerca di trovare un modo per fare quadrare i conti dello Stato e sbloccare, contestualmente, la cessione del credito, sono stati diffusi i dati del Cresme – Centro Ricerche Economiche Sociali e di Mercato per l’Edilizia e Territorio – circa l’effetto che il vituperato incentivo fiscale ha avuto sull’economia italiana, con risultati sorprendenti considerando quanto questa manovra abbia esposto a frodi fiscali e tributarie lo Stato.
Precisamente, dal rapporto Cresme emerge che il Superbonus 110% e le altre manovre di edilizia incentivata hanno contributo a far crescere il PIL con il 22%, aprendo di fatto la strada alle manovre di governo circa il nuovo meccanismo di favore nei confronti delle opere pubbliche.
Rimane, però, qualche incertezza e difficoltà per le imprese e i cittadini, soprattutto per quanto riguarda l’annosa questione del blocco alla cessione del credito d’imposta alle banche.
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Nello stesso tempo, Confindustria invita alla calma e a considerare la possibilità di un’analisi e valutazione seria sul Superbonus piuttosto che tanti dati frammentati e diffusi con accelerazioni e frenate.
Advertisement - PubblicitàSecondo l’istituto, gli incentivi fiscali introdotti con le agevolazioni hanno portato a più di centosei miliardi di investimenti di euro nel periodo compreso fra il 2020 e il 2022, sorprendenti considerando di essere in piena crisi emergenziale da Covid-19, mentre sono stati creati nello stesso anno circa 460mila posti di lavoro aggiuntivi, mai così alti da tantissimo tempo in grado di dare un’importante scossa alla disoccupazione.
Tutto questo, unito anche al peso delle costruzioni e dell’indotto economico generato in maniera collaterale portano il PIL a salire del 13,9%, un numero forse inaspettato per moltissime persone. Questi sono solamente alcuni dei motivi per cui parecchie persone e politici spingono per potenziare il Superbonus 110% e renderlo sempre più accessibile.
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In realtà, secondo le stesse stime del Cresme, prevede per il 2023 un cambio di passo sostanziale. Vista la modifica all’istituto del Superbonus, con la ridimensione del numero di agevolazioni accessibili, importo dello sconto e modalità di fruizione e massimali, l’anno prossimo dovrebbe far segnare un calo nei lavori per le riqualificazioni abitative (-9%) ma un aumento molto interessante della realizzazione delle opere pubbliche con quasi il 42% in più, un settore fermo da molti anni e che ha portato l’edilizia in una crisi profonda da cui, grazie a questi bonus, sembrava essere uscita.
Queste indicazioni dovrebbero corrispondere, nel 2024, a una regressione del settore, con un calo totale degli investimenti pari al 7,1%, di cui il 22,6% di questa cifra derivante, per l’appunto, dalla realizzazione di opere di edilizia privata.
Advertisement - PubblicitàSu questo tema è intervenuta, di rimando, anche Confindustria, dedicando all’argomento un’ampia trattazione all’interno del suo giornale. Secondo il gruppo rappresentante degli industriali, infatti, sarebbe più utile affrontare questo tema basandosi su dati certi, organici, fondati su base analitiche e certe senza accelerazioni o frenate.
Tutto questo per cercare di preservare il mercato edile in ripresa e, al contempo, evitare una recessione. In particolare, rimane alta la preoccupazione su cosa accadrà una volta che la spinta degli incentivi fiscali si sarà esaurita del tutto e l’edilizia, probabilmente, dovrebbe tornare a vivere un periodo di profonda e innegabile incertezza.
Da questa premessa l’accorato appello di Lorenzo Bellicini, direttore dell’istituto, chiede che vengano investite correttamente le risorse del PNRR in modo da creare una macchina di investimenti e incentivi al lavoro di lungo corso.
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