Fine dei giochi per il Superbonus: dopo la timida apertura della Meloni a una possibilità di proroga, il sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri Fazzolari boccia, definitivamente, la speranza di centinaia di imprese desiderose di tenere attivo l’incentivo di Stato per la realizzazione di lavori edili.
Secondo Fazzolari, inoltre, il Superbonus non verrà prorogato perché non è l’argomento più importante di cui parlare: il vero problema, aggiunge, sono i crediti d’imposta maturati e ancora bloccati. Crolla, definitivamente, la possibilità di vedere una proroga del Superbonus all’interno del decreto Aiuti quater: il termine al 25 novembre è dunque definitivo.
Secondo Fazzolari, infatti, ha spiegato che il nuovo Superbonus non è in discussione: secondo le sue parole, fra 110% e 90% non cambierà molto per l’inquilino che deve fare dei lavori perché l’unica differenza è che prima non pagava niente e ora paga solamente una piccola cifra. Inoltre, chi si troverà in difficoltà economiche ma vorrà comunque accedere al bonus fiscale potrà richiedere un apposito aiuto economico.
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In sostanza, il Superbonus non è in pericolo nella sua esistenza, in quando viene semplicemente rimodulato. La questione circa lo sblocco dei crediti fiscali, invece, rimane fondamentale e focus dell’intera azione di governo.
Advertisement - PubblicitàIl Parlamento, come traspare anche dalla risolutezza dei suoi componenti, ha spazi strettissimi e ore contate per chiudere definitivamente il nodo Superbonus e, inevitabilmente, ci saranno diversi malumori a prescindere dalla situazione apportata. La maggioranza del Senato, infatti chiede con insistenza una piena riapertura dei termini di presentazione, tuttavia la manovra così costerebbe almeno 300 milioni di euro in un mese secondo le stime di illustri esperti economici.
La strada scelta dal Governo, di consentire di accedere comunque al bonus chi ha approvato una delibera del proprio condominio a presentare una Cilas (entro il 24 novembre), sembra il giusto mezzo per prorogare i benefici integrali del Superbonus e ridurre anche i costi a bilancio dello Stato con un notevole beneficio per tutti.
Questa soluzione, però, non è avvallata da tutti i partiti, che continuano a pressare alto il governo circa la riapertura dei termini. A guidare l’opposizione contro le manovre del governo Meloni sul Superbonus è, naturalmente, il Movimento 5 Stelle capitanato da Giuseppe Conte, anche se fa capolino la Lega, in contraddizione con la presenza di alcuni esponenti di spicco – Matteo Salvini – all’interno della compagine governativa.
La linea dell’opposizione è compatta nel chiedere una piena riapertura dei termini con scadenza al 31 dicembre 2022 per permettere di accedere anche chi non è riuscito a presentare tutte le pratiche entro il 25 novembre. Il diniego, però, è ormai certo e il Superbonus 110% ha ormai avuto fine.
Advertisement - PubblicitàFazzolari ha affrontato direttamente anche il tema della cessione dei crediti. Per il sottosegretario bisogna trovare un meccanismo in grado di permettere alle banche di accettare questi crediti fiscali maturati senza, tuttavia, ingolfare la macchina e gettare all’aria i conti pubblici. Fino ad ora il Superbonus ha generato più di 60 miliardi di crediti fiscali, una cifra che non può pagare lo Stato, secondo la Ronzulli.
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Si tratta di un’opinione coraggiosa considerando quanto il Superbonus 110% sia stato voluto dalla politica e oggetto di scontri non indifferenti già durante i primi mesi della sua nascita.
Il problema, secondo quanto trapela da Palazzo Chigi, è la modalità di contabilizzazione di questi crediti d’imposta, cosa che tramuta l’esistenza in nodi cruciali da sciogliere per lo Stato. Nello specifico, tutti i conteggi e le soluzioni proposte fino ad ora rischiano di diventare debito pubblico dello Stato, segnando di fatto un colpo pesante per i bilanci pubblici con il rischio di essere fortemente penalizzati dall’Europa e dove aprire una fase di recessione.
L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, dunque, deve trovare una soluzione per sbloccare i crediti d’imposta legati alla ristrutturazione senza pesare sul bilancio statale.
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