Poste ha fatto recapitare un messaggio di avviso nelle aree personali dei clienti che hanno un profilo attivo per la cessione dei crediti, spiegando loro che il servizio di acquisto di crediti di imposta è sospeso per l’apertura di nuove pratiche.
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Poste ha fatto recapitare un messaggio di avviso nelle aree personali dei clienti che hanno un profilo attivo per la cessione dei crediti, spiegando loro che il servizio di acquisto di crediti di imposta è sospeso per l’apertura di nuove pratiche.
L’azienda, inoltre, ha precisato che sarebbe stato comunque possibile procedere con l’avanzamento delle pratiche in lavorazione e caricare la documentazione necessaria per quelle che sono ancora da completare.
Tale cambiamento, però, non ha sorpreso più di tanto, in quanto Poste si sta allineando progressivamente con quello che già stanno compiendo i principali istituti di credito presenti sul mercato.
Ciò ha dato ulteriore conferma che la capacità fiscale sta andando ad esaurirsi; la nuova linea, infatti, è quella di non accettare più nuove pratiche e lavorare soltanto su quelle già aperte.
Quindi, anche se tutto ciò non costituisce una vera sorpresa, è comunque vero che Poste era rimasto uno dei pochi soggetti che permettevano ancora di tenere aperto uno spiraglio per le cessioni.
Advertisement - PubblicitàPoste non ha ancora fornito spiegazioni ufficiali circa questa chiusura, anche se le ragioni scatenanti riguardano sicuramente l’incertezza normativa che ha ormai segnato questo settore. Molte, infatti, sono le novità che, nelle ultime settimane, hanno messo in difficoltà il mercato delle cessioni.
Il Governo, a tal proposito, ha in programma una serie di interventi da attuare con la prossima Legge di Bilancio e che si propongono di arrestare, una volta per tutte, le continue modifiche che altro non fanno che indebolire il settore e tutta l’economia.
Nei giorni scorsi, il sottosegretario al ministero dell’Economia, Federico Freni, aveva difatti rilasciato una dichiarazione nella quale si dimostrava intollerante al fatto che le imprese abbiano cassetti fiscali pieni di crediti che non riescono a scontare.
Il tentativo, dunque, sarà quello di sbloccarli in via definitiva, evitando così che la normativa cambi ogni mese e mezzo.
Altri cambiamenti, inoltre, sono previsti per le percentuali del Superbonus che potrebbe arrivare al 90% e la cui estensione sarà diretta anche alle unifamiliari per cui, prima, era previsto il termine del 30 settembre e che potrà essere riaperto per quelle fasce di reddito maggiormente bisognose.
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Advertisement - PubblicitàIl report mensile pubblicato dal sito Enea ha messo in luce l’andamento del Superbonus; se infatti, il mercato delle cessioni stenta a decollare, quello dei lavori per il Superbonus continua a dare segnali positivi di attività.
Questo dato, però, solleva non pochi dubbi; si teme, infatti, che tutti questi lavori si tramuteranno, poi, in nuovi crediti di imposta che, a loro volta, incontreranno serie difficoltà a trovare un reale acquirente.
Si parla, infatti, di numeri molto alti; se da una parte una grande fetta del marcato si sta arrestando, la corsa all’agevolazione continua imperterrita.
Si stima, infatti, che a ottobre gli investimenti che hanno ottenuto l’accesso al bonus abbiano toccato quota 55 miliardi, segnando un incremento di 3,8 miliardi rispetto al mese precedente.
Solo i prossimi report potranno indicare se questa progressione tenderà ad arrestarsi, facendo registrare i primi segnali di rallentamento.
La presidente Ance, Federica Brancaccio, a tal proposito, ha manifestato il suo dissenso nei confronti di una situazione che non fa altro che confermare la continua speculazione che si sta venendo a creare.
La Brancaccio, inoltre, afferma di aver chiesto da tempo lo sblocco di Cdp e Poste, proprio per dare un segnale di fiducia alle imprese e far ripartire il mercato.
La sua denuncia, inoltre, è rivolta soprattutto a chi sta continuando ad acquistare con percentuali molto basse, approfittando della disperazione delle imprese; se prima, infatti, il credito al 110% veniva acquisito al 102%, adesso si arriverebbe a toccare anche l’85%.
Chi compra a queste percentuali, dunque, si rende colpevole di una grave speculazione che, alla lunga, causerà gravi danni alle imprese.
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