Il governo italiano propone di diluire i crediti del Superbonus su dieci anni per contenere il deficit, una mossa che suscita preoccupazioni da parte di Confindustria e Federcontribuenti per la retroattività e le ripercussioni sulle imprese.
Il dibattito sul Superbonus si è acceso nuovamente quando il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha annunciato ulteriori restrizioni. Con una metafora forte, paragonando la situazione al disastro del Vajont, il ministro ha segnalato l’introduzione di un emendamento che allungherà i tempi di incasso del bonus da quattro a dieci anni.
Questa mossa, descritta come obbligatoria, solleva questioni cruciali sulla fiducia degli investitori e potrebbe avere impatti significativi su banche e imprese edili. La decisione appare come un tentativo di stabilizzazione con l’obiettivo di correggere il deficit di oltre un punto percentuale del PIL entro i prossimi due anni.
Tale misura prevede una distribuzione dei crediti fiscali per interventi edilizi in dieci quote annuali, con l’obiettivo di correggere il deficit di oltre un punto percentuale del PIL entro i prossimi due anni.
Advertisement - PubblicitàL’introduzione dello “spalma-crediti” proposta da Giorgetti non è stata accolta positivamente da tutti i settori interessati. L’Associazione Bancaria Italiana (ABI) e l’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) hanno espresso preoccupazioni significative, temendo una retroattività della misura che potrebbe destabilizzare la fiducia di famiglie, imprese e investitori.
I crediti fiscali del Superbonus, valutati in circa 160 miliardi di euro, di cui solo una frazione è stata utilizzata fino ad ora, rappresentano una parte importante dei bilanci delle banche e delle imprese di costruzione.
Leggi anche: Superbonus 70% 2024: la guida completa
La prospettiva di dover spalmare questi crediti su un periodo più lungo di dieci anni, anziché quattro, porterebbe a una svalutazione stimata tra il 10 e il 15 per cento, con un impatto diretto sugli utili delle banche e sulla solidità finanziaria delle imprese edili.
Il governo sta considerando limitare l’applicazione della nuova normativa ai soli crediti sorti nel 2024, il che potrebbe ridurre l’impattività della misura su crediti già esistenti. Tuttavia, se questa limitazione non venisse applicata, l’estensione della spalmatura dei crediti a tutti i crediti nei cassetti fiscali potrebbe avere un effetto significativo sul debito pubblico.
Secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, con la nuova regolamentazione, il debito pubblico potrebbe ridursi sensibilmente, stabilizzando così il passivo dello Stato italiano per tutta la legislatura.
Advertisement - PubblicitàL’annuncio del governo non è stato accolto favorevolmente da tutti. Confindustria, attraverso il vicepresidente Maurizio Marchesini, ha criticato l’eventuale applicazione retroattiva della norma, sostenendo che tali misure compromettono la certezza del diritto e influenzano negativamente le decisioni di investimento a lungo termine delle imprese.
Marchesini ha inoltre sollecitato l’istituzione di un tavolo di confronto per discutere proattivamente le future misure incentivanti necessarie a seguito della direttiva UE sull’efficienza energetica degli immobili.
Dal canto suo, Federcontribuenti prevede azioni legali contro lo Stato in caso di applicazione dell’obbligo di rateizzazione dei crediti del Superbonus. Il segretario generale Flavio Zanarella ha evidenziato come le continue variazioni normative creino un’incertezza insostenibile per le imprese e le famiglie, potenzialmente portando a class action e richieste di risarcimento danni.
Compila il form sottostante: la tua richiesta verrà moderata e successivamente inoltrata alle migliori Aziende del settore, GRATUITAMENTE!