Il Consiglio dei Ministri italiano ha inviato al Consiglio Europeo la Decisione COM (2020) 242 final del 22 giugno 2020, contenente la proposta di proroga dello split payment fino al 31 dicembre 2023.
L’Europa sembra aver confermato ormai tale provvedimento, però fino al 30 giugno 2023. Sono tante le proteste delle imprese in merito a questa decisione che, secondo molti, non serve ad altro che a gravare ulteriormente sulle aziende, già in crisi per via delle tasse e del Covid-19.
Advertisement - PubblicitàLo split payment (scissione dei pagamenti) è un meccanismo introdotto per la prima volta con la Legge di Stabilità 2015 con la formula di “misura temporanea” fino al 2017. Ma è stato poi prorogato fino al 1° luglio 2020, e ora fino al 2023. Il provvedimento si applica nelle operazioni di acquisto che le imprese sottoscrivono con enti affidabili, quali Pubblica Amministrazione o Società.
In sostanza, se un’impresa sottoscrive un contratto di vendita con un ente della PA o con una Società Controllata o Partecipata, lo split payment prevede che la stessa azienda aggiunga l’IVA all’interno della fattura, ma che non la riceva in pagamento. Anche se all’interno della fattura quindi sono presenti i due importi (netto e IVA), questi verranno appunto scissi in due emissioni diverse.
La PA pagherà quindi l’importo netto all’impresa da cui ha acquistato, e invece l’IVA direttamente alle Entrate. Tale provvedimento vuole che, in base a questo sistema, l’impresa accumulerà credito IVA, che potrà poi detrarre.
Poiché la scissione dei pagamenti sia valida, è obbligatorio l’utilizzo della fattura elettronica, nella quale dovrà essere specificato chiaramente che il pagamento avviene con il meccanismo dello split payment. Il provvedimento è nato ovviamente per contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale.
Advertisement - PubblicitàCon la conferma che arriva dall’UE, lo split payment rimarrà valido sino al 30 giugno 2023, e non fino al 31 dicembre 2023, come il Consiglio italiano aveva richiesto.
In ogni caso, la proroga del meccanismo ha alzato un polverone di rabbia e indignazione non indifferente tra le imprese italiane. Soprattutto perché, nel bel mezzo di una crisi economica senza precedenti, lo Stato starebbe pensando solo a come incassare, e non ad aiutare chi è in difficoltà.
In prima linea nella protesta troviamo Francesco Molteni, Presidente di ANCE Como. Egli infatti ha anche inviato una lettera indirizzata a tutti i parlamentari comaschi, chiedendo un intervento immediato e diretto contro la proroga dello split payment.
Molteni sostiene che il settore delle costruzioni si batte da anni per la cancellazione di questa norma definita ingiusta, perché “drena 2,5 miliardi all’anno alle imprese” e “serve solo a fare cassa subito a danno di tante imprese oneste”.
Il meccanismo dello split payment poi, non sarebbe una misura così “angusta” se non ci fosse anche il problema del grande ritardo nei rimborsi. Sempre ANCE Como infatti ci fa sapere che l’Italia è fanalino di coda per quanto riguarda il rimborso dell’IVA. La media europea si attesta sulle 16 settimane di tempo, mentre quella italiana è pari a 63 settimane.
Conclude Molteni: “Significa che le imprese dovranno aspettare anni per riavere il proprio credito. Invece di voler aiutare le imprese si fa di tutto per farle chiudere. Un colpo di grazia finale e ingiustificato”.
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