Il governo italiano si oppone alla nuova direttiva dell’Unione Europea per le case green, che prevede l’obbligo di raggiungere la classe energetica E per tutti gli immobili residenziali dei 27 Paesi membri entro il 2030 e la classe D entro il 2033.
Il governo italiano si oppone alla nuova direttiva dell’Unione Europea per le case green, che prevede l’obbligo di raggiungere la classe energetica E per tutti gli immobili residenziali dei 27 Paesi membri entro il 2030 e la classe D entro il 2033.
Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha criticato questa decisione, sostenendo che rappresenta una nuova scelta contro l’Italia e che rischia di diventare un peso per le tasche degli italiani.
Infatti, molti edifici residenziali italiani, costruiti prima dell’entrata in vigore della normativa sul risparmio energetico, non sarebbero in grado di soddisfare i requisiti delle nuove regole.
Il 9 Febbraio, il testo arriverà in commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE) insieme a un gran numero di emendamenti, presentati principalmente dal blocco di centro-destra all’Europarlamento, che include partiti come il Partito Popolare Europeo, ECR (Conservatori e Riformisti Europei) e Identità e Democrazia, tra i cui banchi siedono anche i tre partiti della maggioranza di governo italiana (FdI, Lega e Forza Italia), nettamente contrari alla proposta di direttiva.
La direttiva lascia una certa discrezionalità a livello nazionale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, con gli Stati che devono elaborare un proprio piano per il rinnovamento del parco immobiliare, ma è perentorio sulle scadenze entro cui gli edifici residenziali devono essere rinnovati in chiave green.
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Advertisement - PubblicitàLa nuova direttiva Ue per le case green prevede che non tutti gli immobili debbano essere ristrutturati per raggiungere la classe energetica E.
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Secondo quanto previsto dalla bozza della direttiva, alcune categorie di edifici saranno esentate dagli obblighi, tra cui: edifici di culto, edifici storici ufficialmente sottoposti a vincoli, case abitate al massimo quattro mesi all’anno e abitazioni indipendenti che non superano i 50 metri quadrati.
Advertisement - PubblicitàLe critiche da parte delle forze di maggioranza riguardano principalmente la mancanza di flessibilità e la tempistica imposta agli Stati dalla direttiva per le case green.
Nicola Procaccini, eurodeputato e responsabile nazionale Energia e Ambiente di FdI, spiega che mentre gli obiettivi finali perseguiti dalla direttiva sono condivisi, la mancanza di flessibilità e la tempistica imposta rende difficile per gli Stati adeguarsi.
Per questo, FdI si impegnerà a costruire un fronte trasversale per cercare di riportare la direttiva su una strada di maggiore gradualità e sostenere un percorso di efficientamento energetico e riduzione dei consumi attraverso incentivi e percorsi di maggiore gradualità, invece di imporre sanzioni e paletti.
A marzo, se tutto va secondo i piani, il documento dovrebbe essere presentato in plenaria allo Strasburgo, dove potrebbe essere ulteriormente emendato.
Prima di poter essere adottato definitivamente, la direttiva dovrà passare attraverso un processo di negoziazione chiamato “trilogo”, in cui rappresentanti del Parlamento, della Commissione e del Consiglio europeo cercheranno di trovare un compromesso. La questione è ancora in corso e la contesa potrebbe protrarsi per un po’ di tempo.
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