Con l’introduzione del Superbonus 110% e una serie di strumenti innovativi quali la cessione del credito e lo sconto in fattura c’è stato però un insperato aumento di produttività, il quale rischia però di scontrarsi contro il muro indefettibile del rincaro dei prezzi delle materie prime.
Il settore dell’edilizia non conosce mai pace. Dopo anni di riforme altalenanti, problemi con i bandi pubblici e da ultimo la stangata della pandemia da Covid-19, sembrava che il settore dovesse fermarsi del tutto, questa volta definitivamente.
Con l’introduzione del Superbonus 110% e una serie di strumenti innovativi quali la cessione del credito e lo sconto in fattura c’è stato però un insperato aumento di produttività, il quale rischia però di scontrarsi contro il muro indefettibile del rincaro dei prezzi delle materie prime. Preoccupazione tra le piccole imprese e tutte quelle che hanno già avviato alcune lavorazioni, rischiando di trovarsi bloccati per via dell’impossibilità di acquistare il materiale.
Il Governo, anche in via legislativa d’emergenza, sta cercando di mettere una pezza ad una situazione che comunque appare ancora in bilico.
Advertisement - PubblicitàIl rincaro dei prezzi ha cominciato a manifestarsi già sul finire di maggio, per esplodere poi nella sua interezza a metà giugno. Il rincaro dei prezzi delle materie prime – fondamentali per poter accedere e compiere a norma di legge le lavorazioni previste dal Superbonus 110% – ha portato molte imprese ad avere interruzioni nei lavori e blocco dei cantieri, portando in alcuni casi a non permettere l’inizio del lavoro vero e proprio.
Nel tempo sono aumentati anche i prezzi degli isolanti, di pari passo anche con le lungaggini nella consegna. A fare la voce grossa fin da subito Angelo Carlini, il presidente dell’associazione nazionale dei costruttori di impianti, il quale ha invitato il Governo a intervenire sulla questione nella speranza di riuscire a sbloccare i lavori e salvare le imprese.
Nello specifico, la stima del rincaro delle materie prime per l’edilizia è stato stimato in media del 40% in più per il rame, 80% per il ferro e l’acciaio. A subire rincari meno importanti sono stati l’alluminio, con il 20% in più e il polietilene espanso in misura del 30%.
Ogni aumento è un trauma soprattutto perché questi ultimi due materiali sono elementi fondamentali per la realizzazione del cappotto termico, strumento di accesso fondamentali alle detrazioni possibili con il Superbonus 110%. Non sarebbe la prima volta che, in Italia, uno strumento quasi salvifico possa tradursi in una beffa.
Il rincaro dei prezzi delle materie prime è strettamente correlato alla difficoltà di reperire questi componenti sul mercato. Questa indisponibilità, che deriva sicuramente dalle restrizioni che hanno portato frenate agli impianti di fabbricazione, rischia di trasformarsi in una beffa per tutti gli imprenditori edili italiani, i quali stanno già sperimentando difficoltà nell’avanzamento dei lavori, mentre altri addirittura segnalano l’impossibilità di partire.
Inoltre, questi aumenti sono ancora in divenire e si prospetta che, secondo le stime operate dagli organismi di settore, possano trovarsi a rischio anche i contratti d’appalto, i quali vengono spesso rescissi per l’impossibilità dei committenti di adeguarsi ai nuovi costi.
Advertisement - PubblicitàLa compagine politica italiana – seppur non proprio celere – ha risposto a questo continuo aumento con un emendamento al Decreto Sostegni-bis, il quale ha introdotto un particolare calmiere per questa categoria di materiali, con strumenti che prevedono l’accantonamento, i ribassi d’asta e un fondo per adeguamento di prezzario.
In linea generale, si tratta dunque di un meccanismo di compensazione istituente un fondo di circa 100 milioni di euro che, però si rivolgeva essenzialmente solo alle aziende appaltatrice pubbliche. L’allarme su questa dimenticanza lanciata dagli esponenti politici, chiede l’intervento del Governo per introdurre un meccanismo di compensazione anche per i lavori privati.
Chiuso senza effettivi interventi il Decreto Sostegni Bis, l’attenzione per eventuali misure in grado di calmierare il rincaro delle materie prime anche per i lavori privati si spostano sul PNRR, il fondo che dovrebbe utilizzare il denaro proveniente dall’Unione Europea per garantire la ripresa del lavoro e la ripartenza degli investimenti in settori strategici, tra cui l’edilizia.
Nonostante l’allarme a più riprese lanciato, il Governo sembra sordo all’insofferenza del lavoro edile privato di fronte al rincaro dei prezzi delle materie prime. Attualmente al vaglio dell’Esecutivo c’è il D.L. infrastrutture che però non prevede alcun meccanismo di compensazione e calmiere per le imprese private.
Insomma, in un momento cruciale e rivoluzionario per l’edilizia a seguito di strumenti come cessione del credito, sconto in fattura e detrazioni fiscali, la burocrazia e l’indisponibilità dei materiali a costi ragionevoli rischia di causare il blocco delle costruzioni privati. Questo dramma è aumentato anche dalla mancanza di manodopera specializzata nei cantieri: l’ANCE aveva previsto da tempo questo scenario che purtroppo si sta avverando, con tutti i risvolti negativi del caso sulla fattibilità dei lavori.
Vista l’attuale impossibilità di introdurre un calmiere statale per il rincaro delle materie prime edili nel settore privato, la stessa Ance, a difesa della sua categoria, ha richiesto la possibilità per lo meno di aumentare fino al 2023 la possibilità di accedere al Superbonus 110%, per dare il tempo all’Esecutivo di apportare i cambiamenti necessari e alle imprese di procacciarsi i materiali in tempi migliori.
Sfortunatamente, non c’è ancora una risposta in nessun senso e l’incertezza su sul rincaro delle materie prime edili permane; l’auspicio di una rapida azione da parte degli organi statali permane e il blocco dei cantieri è uno spettro che aleggia su tanti lavori già in corso.
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