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Sta trovando pian piano attuazione la riforma IRPEF 2022, manovra fiscale inserita nell’ultima Legge di Bilancio: sono diverse, infatti, le novità previste, soprattutto per i pensionati, che possono così godere di una pensione più sostanziosa e al contempo risparmiare sulle tasse da pagare.
Advertisement - PubblicitàL’IRPEF è un’imposta i cui soggetti passivi sono le persone fisiche residenti in Italia per la maggior parte del periodo d’imposta. Essa mira a tassare in modo progressivo il reddito (in denaro o in natura) che è stato prodotto da ogni persona fisica.
Le somme da pagare allo Stato derivano dall’applicazione di aliquote progressive rispetto al reddito tassato ma anche da altri elementi di stretto carattere personale quali sono le deduzioni e le detrazioni.
La disciplina del 2007 prevedeva l’applicazione di cinque aliquote diverse a seconda degli scaglioni di reddito:
Sommando gli importi corrispondenti ai diversi scaglioni di reddito è possibile ottenere l’imposta lorda da pagare, che è poi eventualmente riducibile per effetto delle detrazioni.
Advertisement - PubblicitàLa riforma IRPEF 2022 ha agito con modifiche che han coinvolto la tassazione, le aliquote e i relativi scaglioni di appartenenza dei pensionati in base al reddito che si intende tassare. In questi primi mesi di applicazione si può notare un aumento del valore del loro cedolino, senz’altro superiore rispetto a quello precedentemente riportato.
Tale applicazione è ufficialmente entrata in vigore solo a partire dallo scorso mese di marzo, quando l’INPS ha recepito e ha potuto attuare tutte le direttive previste dalla nuova normativa, che peraltro ha efficacia retroattiva a partire dal 1° Gennaio 2022.
Tra le principali novità occorre menzionare l’introduzione di nuove aliquote da utilizzare per il calcolo dell’importo e dei nuovi scaglioni di reddito, senza dimenticare che il Trattamento Integrativo, il cui valore ammontava a 100 euro, non ha subito variazioni soltanto per quei pensionati che dichiarano un reddito inferiore ai 15mila euro, venendo invece abrogato per i redditi superiori ai 40mila euro.
Infine, non bisogna dimenticare che nel cedolino è stato introdotto l’Assegno Unico Universale, in sostituzione degli assegni familiari che invece sono stati eliminati.
Advertisement - PubblicitàLa riforma IRPEF 2022 ha introdotto delle nuove aliquote in relazione agli scaglioni di reddito. In particolare, la pressione fiscale è stata rimodulata sulla base di nuovi scaglioni e nuove aliquote, che sono state ridotte da cinque a quattro: per i redditi fino a 15mila euro l’aliquota di riferimento è del 23%, che aumenta al 25% nel secondo scaglione, ossia per quei redditi compresi tra i 15mila e i 28mila euro.
Il terzo scaglione, per i redditi compresi tra i 28mila e i 50mila euro, prevede l’applicazione dell’aliquota del 35%, il cui valore sale invece al 43% per i redditi superiori ai 50mila euro.
É prevista una no tax area per i redditi inferiori agli 8.500 euro: in questi casi l’imposta non va pagata.
É previsto anche un tetto massimo per le detrazioni, che invece ammonta a 1.955 euro, mentre il limite minimo è di 713 euro. Per i redditi superiori ai 50mila euro non è prevista l’applicazione delle detrazioni per ridurre l’imposta lorda.
Advertisement - PubblicitàL’effetto di tale riforma può essere sin da subito abbastanza visibile visto che l’importo delle pensioni corrisposte ai pensionati subirà un incremento in base all’effettivo scaglione di appartenenza.
Innanzitutto occorre considerare che, per poter introdurre efficacemente la nuova disciplina, il Governo ha dovuto investire diversi miliardi di euro: 1,1 miliardi per il primo scaglione caratterizzato da un reddito che può ammontare fino ai 15mila euro, 2,2 miliardi per il secondo scaglione (reddito tra 15mila e 28mila euro), 3,5 miliardi per il terzo scaglione (da 28mila e 50mila euro) e poco più di un miliardo di euro per i redditi corrispondenti al quarto scaglione, ovvero superiore ai 50mila euro annui.
Durante gli incontri con l’esecutivo ai vari rappresentanti sindacali sono state consegnate delle tabelle che riportano i risparmi che è possibile conseguire, in capo ai pensionati, ogni anno. In particolare:
Al netto di ciò occorre considerare che, per via degli effetti di tale riforma, a ricevere i maggiori vantaggi saranno i possessori di un reddito tra i 50mila e i 55mila euro: considerando i 692 euro risparmiati annualmente, tale cifra si rivela essere quella più consistente rispetto a quella che è possibile risparmiare rispetto agli altri scaglioni di reddito.
Il ceto medio (con reddito tra i 28mila e i 50mila euro) può comunque ritenersi abbastanza soddisfatto per le agevolazioni e i benefici effettivamente previsti, considerando che i 417 euro che si risparmiano ogni anno possono essere considerati un’ottimo sostegno a livello economico.
Anche chi possiede i redditi più bassi, fino a 15mila euro, potrà conseguire dei piccoli risparmi: in questi casi, però, il riferimento è a cifre abbastanza contenute, soprattutto a causa della progressività dell’imposta, che riduce sensibilmente le cifre che sarà possibile risparmiare.
Advertisement - PubblicitàPer quel che riguarda il versamento dell’imposta, la nuova riforma non ha cambiato nulla in merito, non solo per i pensionati ma anche per i lavoratori dipendenti e i titolari di partita IVA.
Entro il 30 giugno sarà possibile pagare la prima rata dell’acconto: tale opportunità è prevista unicamente per chi dichiara un’imposta superiore a 51,65 euro, al netto di detrazioni, crediti d’imposta, ritenute ed eccedenze varie.
Entro il 30 novembre sarà invece possibile versare il secondo acconto previsto. Entro tale data si potrà procedere anche col versamento unico, se l’acconto risulterà essere inferiore alla cifra di 257,52 euro.
Se l’importo è superiore, il pagamento è previsto in due rate: alla prima corrisponderà il 40% del valore totale dell’imposta, alla seconda il restante 60%. La prima rata e il saldo IRPEF eventualmente possono essere rateizzati.
L’acconto IRPEF 2022, sulla base del modello F24, potrà essere calcolato sulla base di due metodi, quello storico e quello previsionale. Il metodo storico prevede un calcolo dell’imposta dovuta sulla base di quanto versato nei precedenti periodi d’imposta (e che è stato indicato anche nelle precedenti dichiarazioni).
Il metodo previsionale è invece il meno diffuso, ma prevede un calcolo diverso dell’acconto IRPEF da versare, in quanto la sua valutazione dipenderà dal reddito che si intende conseguire nel periodo d’imposta considerato.
Di conseguenza, se il contribuente prevede di realizzare dei redditi inferiori rispetto a quelli conseguiti nel precedente periodo d’imposta, potrà pagare degli acconti in misura inferiore.
Quando vi è questa presunzione occorre prestare la massima attenzione perché in caso di calcolo errato, dovuto al conseguimento di un reddito maggiore rispetto a quello atteso e utilizzato per il calcolo degli acconti, si potrebbe andare incontro a delle sanzioni poiché l’Agenzia delle Entrate potrebbe contestare l’insufficiente versamento. Il rischio, infatti, è quello di subire una sanzione maggiorata del 30% sugli importi mancanti.
Advertisement - PubblicitàLa riforma IRPEF 2022 rappresenta un ulteriore intervento del Governo per provare, con delle misure economiche e sociali, ad andare incontro alle esigenze e alle difficoltà a cui, quotidianamente e mensilmente, il ceto medio deve far fronte.
La peculiarità di tale normativa è il sostegno ai pensionati, categoria che non sempre ha ricevuto le giuste tutele e i giusti sostegni: la riduzione degli scaglioni e delle aliquote permette di risparmiare alcune centinaia di euro, e in virtù di ciò le pensioni subiscono un leggero aumento che non può che aiutare sensibilmente le persone più anziane.
Certo, resta aperta la questione sull’efficacia delle misure intraprese, in quanto magari ci si poteva aspettare l’introduzione di nuove agevolazioni per aumentare l’importo delle pensioni, ma si tratta comunque di una buona base di partenza per poterci lavorare magari in futuro.
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