Il tema delle rendite catastali torna al centro del dibattito con l’annuncio di nuove misure da parte del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. In particolare, chi ha beneficiato dei super incentivi per l’efficienza energetica, come il Superbonus, dovrà adeguare la rendita catastale del proprio immobile, spesso con un incremento del valore.
Questo potrebbe comportare una maggiore tassazione per seconde o terze case e un aumento delle imposte in caso di compravendita.
Ma quali sono gli impatti concreti di queste nuove disposizioni? E cosa ci si deve aspettare dalle riforme previste per i prossimi anni?
Scopriamolo nel dettaglio.
Sommario
La revisione delle rendite catastali per chi ha effettuato lavori di ristrutturazione edilizia sfruttando il Superbonus non è una novità assoluta. Una norma simile era già stata inserita nella precedente legge di Bilancio, obbligando chi ha usufruito di questi bonus a comunicare le modifiche al catasto al termine dei lavori.
Tuttavia, con la nuova manovra, il governo intende rendere questo processo ancora più stringente, integrando le informazioni presenti negli Attestati di Prestazione Energetica (APE) con i dati catastali. Questo incrocio di dati permetterà all’Agenzia delle Entrate di individuare velocemente chi non ha aggiornato la propria rendita e intervenire di conseguenza.
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La modifica della rendita comporterà un incremento del valore catastale per gli immobili che hanno subito migliorie, come l’installazione di pannelli solari o la sostituzione di vecchi infissi con modelli ad alta efficienza energetica.
Questo avrà ripercussioni dirette sulle imposte dovute, come l’IMU per le seconde case e le imposte di registro o IVA in caso di vendita.
Advertisement - PubblicitàUn’altra parte importante della strategia del governo è la lotta agli immobili “fantasma”, ovvero quegli edifici non censiti al catasto che sfuggono a ogni forma di tassazione. La misura prevede una mappatura dettagliata e un censimento di queste strutture, con sanzioni per chi non provvede a regolarizzare la propria situazione.
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Parallelamente, il governo intende varare un condono edilizio per sanare i piccoli abusi, soprattutto quelli che bloccano la possibilità di affitto o vendita di un immobile. Questo intervento si affiancherà alla politica di revisione delle rendite catastali, permettendo ai proprietari di mettere in regola le proprie abitazioni e, allo stesso tempo, incrementando le entrate fiscali per lo Stato.
Advertisement - PubblicitàAnche il sistema di incentivi edilizi è oggetto di una profonda revisione. A partire dal 2024, il governo ha previsto una riduzione delle aliquote detraibili per gli interventi di ristrutturazione ordinaria, che passeranno dal 50% al 36%, con un tetto massimo di spesa detraibile ridotto da 92.000 a 46.000 euro.
Per i bonus energetici, invece, la detrazione scenderà dal 70% al 65%.
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Questi tagli fanno parte di una riforma più ampia che mira a razionalizzare l’uso dei bonus, orientandoli maggiormente verso interventi sulle prime case e limitando il ricorso a questi strumenti per le seconde o terze abitazioni.
L’obiettivo è anche quello di armonizzare le politiche nazionali con le direttive europee in materia di efficienza energetica, che impongono agli Stati membri di raggiungere obiettivi stringenti in tempi brevi.
Advertisement - PubblicitàUn’altra novità riguarda i criteri di accesso agli incentivi. Si prevede che le nuove agevolazioni edilizie siano riservate principalmente alle prime abitazioni, escludendo quindi le case di villeggiatura o le proprietà destinate ad affitto. Inoltre, il governo intende introdurre un meccanismo di detrazione modulato in base al reddito, con agevolazioni più alte per chi si trova in difficoltà economiche e un sostegno diretto, sotto forma di contributo monetario, per gli incapienti.
Questa misura ha l’obiettivo di rendere più equo l’accesso ai bonus, evitando che le detrazioni fiscali siano sfruttate in modo sproporzionato dai contribuenti con redditi elevati e facilitando la riqualificazione energetica delle abitazioni delle fasce più deboli della popolazione.
Advertisement - PubblicitàRimane aperta la questione dei crediti maturati nel 2023 con il Superbonus. A causa delle modifiche normative, questi crediti non possono essere ceduti in dieci anni, come avveniva per le annualità precedenti.
La cessione del credito è stata bloccata, e per il 2023 non esiste ancora una soluzione definitiva, esponendo i contribuenti al rischio di non poter recuperare gli importi spesi per i lavori. Una situazione che il governo sta cercando di risolvere con nuovi strumenti di compensazione, ma che attualmente resta critica.
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