Sommario
Il regime forfettario (ex regime dei minimi) consiste in una disciplina fiscale che è stata introdotta in Italia con la Legge finanziaria del 2015 (ovvero la legge ordinaria n. 190 del 2014), con decorrenza 1 Gennaio 2015. Abrogando, contestualmente alla sua entrata in vigore, tutti i regimi agevolati che erano precedentemente in vigore in Italia, il nuovo regime fiscale delle partite IVA ha subito diverse modifiche negli anni.
La disciplina che regola l’attuale regime forfettario è la Legge di Bilancio 2020 (legge ordinaria n. 160 del 2019), da ultimo modificata dalla Legge di Bilancio 2023 che ha esteso i requisiti reddituali. Questa disciplina fiscale è dedicata alle partite IVA individuali e, a rispettando determinate condizioni e requisiti, consente di fruire di agevolazioni sulle tasse e semplificazioni fiscali e contabili.
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In altre parole il regime forfettario può essere una scelta per risparmiare sulle tasse: ma non sempre questa disciplina risulta la più conveniente, in termini di risparmio fiscale, per i professionisti con partita IVA individuale.
Approfondiamo meglio in quali casi lo è ed in quali sia meglio optare per un differente regime fiscale.
Advertisement - PubblicitàPer comprendere in quali casi il regime forfettario sia la scelta giusta per risparmiare sulle tasse, è bene effettuare una panoramica dei requisiti richiesti per accedervi.
Può accedere al regime forfettario chi soddisfi un requisito soggettivo e due oggettivi, ovvero:
Cause di esclusione dal regime forfettario sono il superamento dei limiti di compenso (ma è possibile rientrare nel regime agevolato dopo due anni, se i compensi ritornano nel limite stabilito), con la specifica che la Manovra 2023 ha previsto che chi supera i 100mila euro di reddito debba immediatamente uscire dal regime agevolato, senza attendere l’anno seguente.
Non ha inoltre accesso al regime chi non è residente in Italia, e sono escluse le persone fisiche che sono soggette a regimi speciali dell’IVA o regimi forfettari per determinare il reddito, nonché le altre ipotesi regolamentate dalla legge n. 190 del 2014.
Advertisement - PubblicitàPossiamo riassumere i vantaggi del regime agevolato in questi punti:
Chi è soggetto al regime forfettario pagherà l’imposta sostitutiva (che è una flat tax, ovvero una percentuale fissa al 15%, tranne nelle eccezioni che vedremo per le quali è ridotta al 5%) e i contributi previdenziali (che dipendono dalla tipologia di attività svolta) solamente sul reddito come risulta dal calcolo del coefficiente.
Ma in quali ipotesi il regime forfettario è una buona scelta per risparmiare sulle tasse? Questo regime è la scelta ideale per attuare un buon risparmio fiscale nei casi seguenti.
Il regime agevolato consente di risparmiare nei casi elencati, in cui l’imposta sostitutiva è ridotta al 5%:
In questi tre casi, applicare il regime forfettario è conveniente per risparmiare sulle tasse perché si ha la possibilità, per tre anni, di pagare una imposta sostitutiva del 5% sul reddito imponibile (anziché del 15%, che è la percentuale applicabile al regime forfettario).
Chi applica il regime forfettario gode anche di un vantaggio competitivo non indifferente, ovvero di uno ‘sconto sull’IVA’ o ‘franchigia IVA’. Infatti chi usufruisce del regime agevolato non deve applicare l’IVA in fattura, e può offrire ai clienti delle condizioni in genere più vantaggiose rispetto a quelle attuate dai colleghi in regime ordinario.
Un altro vantaggio del regime forfettario è collegato ai minori adempimenti burocratici ed alla maggiore semplificazione. Chi usufruisce di questo regime non deve effettuare né il versamento periodico, né la dichiarazione IVA, né è soggetto agli studi di settore e non deve neppure procedere alla registrazione delle fatture.
Queste incombenze burocratiche in meno si traducono in un concreto risparmio economico sulla consulenza fiscale.
Advertisement - PubblicitàIl regime forfettario non è però sempre la soluzione più conveniente in assoluto, soprattutto quando i costi da sostenere per l’attività siano più elevati di quanto non calcolato sulla base del coefficiente di redditività, e quando si usufruiscano di numerose detrazioni familiari.
In particolare, aderire al regime agevolato non è particolarmente conveniente in questi due casi:
Chi aderisce al regime agevolato non ha diritto alla deduzione dei costi sostenuti, quindi non accede a detrazioni e deduzioni IRPEF. Quando nel corso della propria attività d’impresa si sostengano costi rilevanti, il regime ordinario potrebbe essere più conveniente di quello agevolato perché consente di scaricarli dalle tasse.
Invece il regime agevolato considera i costi sostenuti, appunto, in maniera ‘forfettaria’, come residuo dai ricavi una volta applicato il coefficiente di redditività. Se, conti alla mano, i costi sostenuti dalla ditta o dal professionista sono superiori a questa percentuale, meglio affidarsi al regime che consente di scaricarli.
Facciamo un esempio pratico: se Tizio svolge un’attività professionale (per la quale il codice ATECO prevede un coefficiente di redditività del 78%), e per l’anno 2022 ha generato 30mila euro di incassi, per ottenere il reddito imponibile dovrà moltiplicare i ricavi per il coefficiente (30.000×78% = 23.400). Dal calcolo si desume che il coefficiente stima i costi di Tizio a 6.600 euro (30.000-23.400).
Ma se Tizio avesse avuto costi effettivi e non figurativi, ad esempio, di 10mila euro, potrebbe essere più conveniente per lui portarli in detrazione (come consente il regime ordinario) che non usufruire di una tassazione agevolata. Se non lo facesse, e continuasse ad usufruire del regime agevolato, starebbe pagando i contributi e le imposte anche su una parte dei costi che ha sostenuto.
Non sempre essere esentati dal regime IRPEF rappresenta una soluzione conveniente per un professionista. Non lo è, ad esempio, se si hanno figli a carico per i quali si vogliano chiedere detrazioni, specie quando il professionista è l’unica fonte di reddito della famiglia. In questo caso potrebbe essere più conveniente optare per le detrazioni (concesse dal regime ordinario) piuttosto che per la tassazione agevolata (concessa dal regime forfettario).
Per un single, o un professionista senza figli a carico, invece, il regime agevolato potrebbe in genere risultare più conveniente.
Dopo i tre anni di apertura della partita IVA, quando la tassazione con imposta sostitutiva non è più ridotta al 5% ma torna al 15%. In questi casi per un professionista il regime agevolato potrebbe diventare meno conveniente (specialmente in combinazione con gli altri due aspetti appena visti dei costi non scaricabili e delle detrazioni familiari).
Advertisement - PubblicitàIn conclusione, il regime forfettario è una soluzione che permette di risparmiare sulle tasse soprattutto per quei giovani imprenditori, magari alla loro prima esperienza professionale, generalmente senza figli a carico e che abbiano costi d’attività contenuti.
Negli altri casi – anche eventualmente consultando il proprio commercialista per un prospetto più personalizzato – potrebbe essere più vantaggioso aderire al regime di tassazione ordinario.
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