E’ stata presa in considerazione l’ipotesi di estendere la detrazione fiscale del Superbonus a 10 anni anziché 4, solo per i contribuenti con redditi bassi.
Il superbonus rappresenta una grande opportunità per l’economia italiana e per i cittadini che desiderano ristrutturare le proprie abitazioni o installare tecnologie a basso impatto ambientale. Tuttavia, la sua applicazione ha creato alcune difficoltà e il governo italiano sta lavorando per migliorarne il funzionamento.
In particolare, è stata presa in considerazione l’ipotesi di estendere la detrazione fiscale del Superbonus a 10 anni anziché 4, solo per i contribuenti con redditi bassi. Tuttavia, questa misura non è stata implementata nei nuovi emendamenti riformulati al decreto superbonus.
Invece, questa possibilità sarà prevista solo per banche e imprese che hanno acquistato i crediti.
La decisione del governo ha sollevato polemiche e critiche da parte dell’opposizione, che accusa l’esecutivo di difendere i ricchi e le banche. Tuttavia, il governo ha sostenuto che questa scelta è stata presa per garantire che le risorse fiscali siano utilizzate in modo efficace e per favorire la ripresa economica.
Ma quali sono gli interventi che rientrano nel superbonus? Questa misura prevedeva una detrazione fiscale del 110% sulle spese sostenute per ristrutturare gli immobili, installare impianti di produzione di energia rinnovabile o effettuare interventi di efficientamento energetico. In questo modo, il superbonus ha lo scopo di migliorare la qualità della vita dei cittadini, aumentare la sicurezza degli edifici e incentivare l’utilizzo di tecnologie a basso impatto ambientale.
Tuttavia, il funzionamento del superbonus ha presentato alcune difficoltà. Ad esempio, il problema dei crediti incagliati ha creato alcuni problemi per le imprese che hanno effettuato i lavori di ristrutturazione. Inoltre, la complessità delle procedure per accedere ai vantaggi fiscali ha reso difficile per molti cittadini beneficiare del superbonus.
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Per questo motivo, il governo ha deciso di introdurre nuove modifiche al decreto superbonus, al fine di semplificare le procedure e garantire che la misura sia accessibile a tutti. Tra le modifiche su cui sarebbe già stato trovato l’accordo, c’è l’esclusione dal blocco della cessione e dello sconto in fattura per gli istituti per le case popolari (Iacp), le onlus e il terzo settore. Questa modifica dovrebbe consentire a questi istituti di continuare ad usufruire dei vantaggi fiscali del superbonus.
Inoltre, per salvare le cessioni del 2022, un emendamento riformulato del relatore, Andrea de Bertoldi (FdI), consente per chi non abbia concluso il contratto di cessione entro la scadenza del 31 marzo di effettuare la comunicazione all’Agenzia delle Entrate con la ‘remissione in bonis‘: ovvero, entro il 30 novembre, pagando una sanzione di 250 euro.
Questa modifica dovrebbe consentire a chi ha avuto problemi nella conclusione del contratto di cessione di poter comunque beneficiare dei vantaggi fiscali del superbonus.
Inoltre, si sta lavorando per estendere ulteriormente lo scudo dalla responsabilità in solido per chi acquista i crediti del superbonus. L’esclusione dal concorso nella violazione, già prevista da decreto per chi dimostra di aver acquisito i crediti e che siano in possesso di una specifica documentazione, viene estesa a tutti i cessionari che acquistano i crediti da una banca o da altra società appartenente al gruppo bancario della stessa banca, o da una società quotata o da altra società appartenente al gruppo della medesima società quotata.
In questo modo, si vuole garantire una maggiore certezza giuridica per chi acquista i crediti del superbonus e incentivare l’acquisto di questi crediti da parte di un numero maggiore di soggetti.
Sullo sfondo resta l’ipotesi di una piattaforma di vendita gestita da una partecipata dello Stato. Questa soluzione dovrebbe consentire di superare il problema dei crediti incagliati e di garantire una maggiore trasparenza e accessibilità alla misura del superbonus.
Il lavoro sugli ultimi emendamenti riformulati è alle battute finali: la commissione Finanze di Montecitorio è convocata per domani alle 14 per riprendere le votazioni e chiudere l’esame del provvedimento, atteso mercoledì in Aula.
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