Oggi chi accende un mutuo deve prevedere la restituzione della cifra maggiorata di quasi il 5%, nel preoccupante scenario di una continua corsa al rialzo verso cui sembrano convergere dati e statistiche.
Tantissimi italiani, negli ultimi anni, hanno scelto di richiedere un prestito a banche e istituti di credito, accendendo un mutuo. Il denaro così ottenuto viene generalmente utilizzato al fine di comprare casa, aprire un’attività o sostenere degli investimenti; per molto tempo si è potuto dire che il gioco valesse la candela, poiché agevolazioni fiscali e tassi relativamente bassi costituivano dei discreti incentivi e controbilanciavano la prospettiva di doversi sobbarcare un debito a lungo termine.
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Tali stimoli, uniti a una congiuntura economica tutto sommato favorevole nonostante il lento ma inesorabile aumento dei tassi di interesse bancario, hanno contribuito a vincere, almeno in parte, la storica ritrosia degli italiani nel sottoscrivere impegni finanziari ricadenti sul lungo periodo.
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A riprova di quanto affermato basterà snocciolare pochi dati: l’Istat certifica che nel corso del secondo trimestre del 2010, in piena epoca di crisi, furono stipulati ben 210.579 mutui di fronte ai notai di tutta la penisola; se invece prendiamo in analisi i dati del 2022, notiamo subito che nello stesso lasso di tempo i mutui sottoscritti risultano appena 103.656.
Si registra, per giunta, una lieve flessione (-0,7%) anche rispetto ai tre mesi immediatamente precedenti.
Il rialzo è invece netto se si pongono a confronto i bollettini sull’andamento del mercato immobiliare relativi agli ultimi dodici mesi con quelli del precedente biennio, ma è risaputo che i dati del biennio caratterizzato dalla pandemia non forniscano informazioni attendibili per gli analisti.
Advertisement - PubblicitàA questo punto viene naturale chiedersi cosa abbia portato al crollo sinora delineato, o quantomeno a un’inversione di tendenza così repentina. Ovviamente è difficile dare una risposta unica, che non terrebbe conto dei molteplici fattori in gioco; non è tuttavia azzardato pensare che un ruolo fondamentale sia stato giocato dall’imponente aumento dei tassi deciso dalla BCE.
La Banca Centrale Europea, infatti, nell’ultimo decennio ha spesso effettuato manovre di questo genere, aumentando il costo del denaro con l’obiettivo di contenere l’inflazione. Gli effetti di simili misure sui prestiti, traino indispensabile per l’economia, si sono però spesso rivelati deleteri.
Oggi, infatti, chi accende un mutuo deve prevedere la restituzione della cifra maggiorata di quasi il 5%, nel preoccupante scenario di una continua corsa al rialzo verso cui sembrano convergere dati e statistiche. Del resto, mentre le percentuali legate ai mutui ordinari non hanno ancora sueprato questa soglia record, i finanziamenti a tasso variabile subiscono già i pesanti effetti delle oscillazioni del mercato, con notevole danno per gli investitori.
Advertisement - PubblicitàRischi e incertezze generano, com’è ovvio, lo scetticismo di famiglie e imprese, che preferiscono custodire o impiegare diversamente i propri risparmi. Ne consegue una situazione di generale stallo, drammatico soprattutto in quanto il freno non è posto soltanto agli investimenti, ma anche ai prestiti legati all’acquisto di prime case.
Il problema è particolarmente avvertito in Italia, dove il tasso di interesse medio per un mutuo finalizzato all’acquisto della prima casa è del 2,62%, contro una media delle principali nazioni europee più bassa di almeno mezzo punto percentuale.
A completare un quadro abbastanza preoccupante citiamo l’ultimo rapporto sui mutui ipotecari stilato dall’Agenzia delle Entrate, relativo all’anno in corso: secondo i dati ministeriali, circa il 46% del totale dei mutui ipotecari accesi in Italia per l’acquisto di un’abitazione pongono a garanzia la stessa abitazione acquistata, che spesso risulta essere la prima casa di singoli nuclei familiari.
Tali finanziamenti, insomma, non sono fondamentali soltanto per le banche erogatrici, ma per larga parte del tessuto produttivo del Paese: è dunque necessario agire con prontezza per risalire la china, occupandosi in particolare di dare nuova linfa al mercato immobiliare.
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