L’esplosione dei costi legati al Superbonus ha evidenziato una grave sottovalutazione del suo impatto finanziario, con un deficit che ha superato le aspettative e ha messo in luce le tensioni tra il Ministero dell’Economia e la Ragioneria dello Stato.
L’escalation dei costi associati al Superbonus ha sollevato serie preoccupazioni per le finanze pubbliche italiane, evidenziando un imprevisto e significativo superamento delle previsioni di spesa.
Il fenomeno, accentuato da una corsa allo sfruttamento delle condizioni vantaggiose offerte dal bonus, pone interrogativi critici sulla sostenibilità del debito pubblico e sulla capacità di gestire le implicazioni a lungo termine di politiche incentivate senza adeguati controlli.
Questa analisi esplora le dinamiche che hanno portato a questa situazione, esaminando le decisioni politiche, le tensioni amministrative e gli effetti macroeconomici con l’obiettivo di comprendere meglio le sfide che il governo italiano dovrà affrontare nel prossimo futuro.
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Advertisement - PubblicitàLa fine del 2023 ha assistito a un fenomeno senza precedenti: una corsa frenetica al Superbonus. Le famiglie italiane, prevedendo una riduzione dei benefici fiscali – dal 110% iniziale a graduali decrementi fino al 70% previsto per il 2024 – hanno accelerato le richieste per accedere alle condizioni vantaggiose del Superbonus.
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Nonostante le stime iniziali fossero già state riviste al rialzo nel corso dell’anno, i dati finali dell’Istat hanno rivelato che il disavanzo generato da questa iniziativa è stato significativamente maggiore, contribuendo in modo sostanziale all’aumento del deficit pubblico al 7,2% del PIL.
La NaDef aveva anticipato un deficit per la fine dell’anno pari al 5,3% del PIL, sottovalutando notevolmente l’effetto del Superbonus. Già prima di Natale, si era ipotizzato che il disavanzo potesse essere maggiore di un punto percentuale del PIL, tra i 20 e i 23 miliardi di euro, a causa della corsa ai crediti d’imposta per l’edilizia.
Questa stima è stata poi superata dai dati dell’Istat, che hanno mostrato un incremento del disavanzo a circa 40 miliardi in più rispetto ai 109,4 miliardi prospettati dalla NaDef.
La revisione al rialzo del deficit è stata alimentata principalmente dai crediti d’imposta legati all’edilizia, che hanno anche influenzato la revisione del deficit del 2022 e apportato miglioramenti marginali ai dati di 2020 e 2021. La NaDef di ottobre includeva circa 37 miliardi di euro di Superbonus, pari all’1,8% del PIL, cifra già maggiore rispetto ai 14 miliardi ipotizzati in aprile.
Tuttavia, il consuntivo dell’Istat ha evidenziato un deficit superiore dell’1,9% rispetto all’obiettivo della NaDef, portando il costo del Superbonus nel 2023 a circa 76 miliardi di euro, ben oltre i 54 miliardi dell’anno precedente.
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Advertisement - PubblicitàIl ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha espresso preoccupazione per l’impennata del deficit causata dall’eccessivo ricorso al Superbonus, definendo la situazione come l’effetto di una “stagione irresponsabile”. Le sue parole sottolineano la percezione di un onere finanziario insostenibile portato dalle misure di stimolo, che hanno superato le già pessimistiche aspettative per il 2023.
Giorgetti auspica che, con la conclusione di questa fase, la finanza pubblica italiana possa avviarsi verso un percorso di maggiore sostenibilità a partire dal 2024.
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Queste dichiarazioni hanno immediatamente scatenato reazioni nel panorama politico italiano. Da un lato, il vicepresidente dei Cinque Stelle, Mario Turco, ha definito l’attacco al Superbonus “semplicemente ridicolo“, evidenziando una netta divisione di opinioni sul valore e sull’impatto della misura.
Dall’altro, Ubaldo Pagano, capogruppo del Partito Democratico in commissione Bilancio alla Camera, ha ironicamente chiesto se “prima o poi sentiremo dire da Giorgetti che persino la disfatta di Caporetto è colpa del Superbonus“, enfatizzando la tendenza a politicizzare le questioni economiche.
Questa polarizzazione riflette la complessità del dibattito sul Superbonus e, più in generale, sulle politiche di stimolo economico. Mentre i sostenitori del Superbonus evidenziano il suo contributo alla riduzione del rapporto debito/PIL attraverso politiche espansive, i critici sottolineano i rischi di sostenibilità finanziaria a lungo termine.
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