Nell’ultimo periodo la finanza di Bergamo è stata impegnata con un caso di maxi evasione fiscale legato al settore edile. Sotto i riflettori un’impresa edile di Telgate, in provincia di Bergamo.
A fronte di un volume d’affari pari a 8 milioni di euro tra il 2017 e il 2018, l’azienda avrebbe dovuto versare circa 2,3 milioni di tasse all’Agenzia delle Entrate.
Per il momento, il giudice che si è occupato del caso ha decretato un’ordinanza di custodia cautelare ai danni di 3 persone, delle quali una al momento si trova in carcere, mentre le altre due ai domiciliari.
Advertisement - PubblicitàLe indagini non sono ancora concluse. Ciò che si sa al momento è che l’impresa in questione ha collaborato con più di 270 dipendenti in cantieri situati in diverse regioni d’Italia: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Liguria e Trentino-Alto Adige.
Al momento 1 accusato si trova in carcere e altri 2 agli arresti domiciliari. Inoltre, la finanza ha sequestrato all’impresa beni e risorse del valore di oltre 2,3 milioni di euro. A quanto pare, l’azienda non ha mai dichiarato i suoi guadagni, e contava un fatturato di più di 8 milioni di euro tra il 2017 e il 2018. Oltretutto, due anni dopo la società è stata messa in liquidazione.
Advertisement - PubblicitàRicostruendo la vicenda, la finanza ha scoperto che i veri amministratori dell’azienda erano un uomo bresciano di 66 anni e un uomo albanese di 49 anni. Questi lavoravano sotto mentite spoglie, servendosi di alcuni prestanome che oggi sono tra gli indagati, tra i quali c’è anche un comasco.
C’è da dire inoltre che la società, non pagando le tasse, per tutto questo tempo offriva sul mercato prezzi altamente inferiori alla media. Riuscendo, ovviamente, a guadagnare molto di più rispetto agli onesti concorrenti.
Tra i beni sequestrati dalla finanza, che ammontano al valore di oltre 2,3 milioni di euro, si contano:
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