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Restauro e risanamento abitazioni: cosa comprende, incentivi

Gli interventi di restauro e risanamento conservativo possono essere realizzati su edifici condominiali e singole unità immobiliari, beneficiando della detrazione nella misura del 50% concessa con il Bonus Ristrutturazione.

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Gli interventi di restauro e risanamento conservativo possono essere realizzati su edifici condominiali e singole unità immobiliari, beneficiando della detrazione nella misura del 50% concessa con il Bonus Ristrutturazione.

Come accade per tutte le altre categorie di interventi incentivate dall’agevolazione, anche in questo caso le opere potranno essere realizzate esclusivamente in riferimento ad immobili a destinazione abitativa, mentre rimangono escluse tutte le opere effettuate su unità non residenziali.

Vediamo in cosa consistono le opere di restauro e risanamento conservativo.

Leggi anche: “Bonus Ristrutturazione: tutti gli interventi possibili, Guida completa

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Restauro e risanamento conservativo: quali interventi comprende?

La categoria di interventi dedicata al “restauro e risanamento conservativo” è definita dal Testo Unico per l’Edilizia all’art. 3, comma 1, lettera c).

Comprende nello specifico tutte quelle opere mirate a conservare e mantenere l’immobile funzionale nel tempo, con l’obbligo di rispettare i regolamenti urbanistici e i piani attuativi dedicati.

I lavori possono anche comportare la modifica della destinazione d’uso dell’immobile, purché comunque non si apportino cambiamenti agli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo edilizio.

Nonostante gli interventi siano ricompresi in un’unica categoria, è fondamentale conoscere la distinzione tra le due tipologie di lavori, quelle di restauro e quelle di risanamento conservativo. Si tratta infatti di lavori molto differenti tra loro dal punto di vista delle finalità ma anche, e soprattutto, per ciò che concerne le caratteristiche degli edifici che possono essere oggetto di interventi.

In particolare:

  1. Le opere di restauro vengono realizzate generalmente su immobili ed edifici di particolare pregio, al fine, appunto, di conservarne il valore nel tempo. Sono inclusi qui pertanto gli interventi mirati a conservare l’importanza del fabbricato, nonché a tutelarne o a restituirgli il valore architettonico e storico-artistico attribuitogli;
  2. Le opere di risanamento conservativo, invece, sono rivolte più che altro a conservare e migliorare le modalità di utilizzo dell’immobile esistente in relazione agli aspetti tipologici, formali, strutturali e funzionali dello stesso.

Vista la finalità alla quale sono indirizzati gli interventi di restauro, per poterli realizzare è necessario conseguire una preliminare analisi storica e artistica delle trasformazioni che l’edificio ha subìto nel corso del tempo.

Essendo inoltre lavori mirati esclusivamente alla conservazione dei valori esistenti, è fondamentale che si impieghino gli stessi elementi originariamente utilizzati per la costruzione. Se però questo non dovesse essere possibile, si concede anche di sostituire gli elementi originari con l’impiego di tecnologie e materiali che siano analoghi e coerenti con quelli utilizzati in principio.

Il risanamento conservativo invece ammette l’impiego di nuovi strumenti e materiali, in quanto i lavori devono essere finalizzati ad adeguare le funzionalità dell’immobile a quelle che sono le esigenze dei tempi odierni, tenendo conto comunque dell’importanza e del valore eventualmente attribuiti all’immobile.

Leggi anche: “Bonus ristrutturazione e Superbonus, le novità per il 2024

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Bonus Ristrutturazione per restauro e risanamento: cosa sapere

Sono ricompresi nella categorie dei lavori di restauro e risanamento conservativo, ad esempio, i seguenti:

  • Interventi di consolidamento, ripristino e rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio;
  • Interventi mirati ad apportare modifiche tipologiche alle singole unità immobiliari dell’edificio, al fine di migliorare e renderne più funzionale la distribuzione;
  • Opere di innovazione delle strutture verticali e orizzontali;
  • Opere di ripristino dell’aspetto storico-architettonico dell’immobile, anche mediante la demolizione delle superfetazioni;
  • Lavori mirati all’inserimento di elementi accessori e di nuovi impianti, se necessari ad adeguare l’immobile alle esigenze d’uso attuali;
  • Lavori di adeguamento delle altezze dei solai, senza apportare modifiche alla volumetria esistente;
  • Opere mirate all’apertura di finestre per esigenze di aerazione dei locali;
  • Lavori volti ad eliminare elementi estranei all’organismo edilizio principale.

Tutti gli interventi ricompresi nella categoria del restauro e risanamento conservativo – se condotti in edifici ed unità immobiliari abitativi (non “di lusso”) – possono essere ammessi al beneficio concesso dal Bonus Ristrutturazione.

L’agevolazione nello specifico concede una detrazione IRPEF in misura pari al 50% dei costi sostenuti, con un limite di spesa massimo pari a 96.000 euro per ogni unità interessata dai lavori.

Ricordiamo che il Bonus Ristrutturazione ammetteva, in origine, una detrazione pari al 36% delle spese, con massimale pari a 48.000 euro. Ad oggi viene riconosciuto nella misura maggiorata citata ma la sua scadenza è fissata al 31 dicembre 2024.

Se entro la scadenza non dovesse essere prorogato negli attuali termini, l’incentivo tornerà ad essere concesso nella sua misura originaria a partire dal 1° gennaio 2025 (approfondisci qui).

Leggi anche: “Bonus Ristrutturazione: tutti i documenti obbligatori caso per caso



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TAGS: Bonus Ristrutturazione, restauro, risanamento, risanamento conservativo

Autore: Redazione Online

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