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Credito Investimenti nel Mezzogiorno 2022: come funziona, requisiti

Il Credito Investimenti nel Mezzogiorno è stato introdotto nel nostro ordinamento dalla Legge di Bilancio 2016, al fine di favorire appunto gli investimenti destinati alle strutture produttive ubicate nelle regioni del Sud Italia, del Centro e delle Isole.

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Il Credito Investimenti nel Mezzogiorno è stato introdotto nel nostro ordinamento dalla Legge di Bilancio 2016, al fine di favorire appunto gli investimenti destinati alle strutture produttive ubicate nelle regioni del Sud Italia, del Centro e delle Isole.

Da allora le disposizioni normative riguardanti il credito sono state modificate ed estese con numerosi cambiamenti. Con la Legge di Bilancio 2021, ad esempio, è stata approvata la proroga dell’agevolazione fino al 31 dicembre 2022.

Le ultime novità però sono arrivate con la Legge di Bilancio 2022, in cui si è provveduto ad adeguare il credito investimenti nel Mezzogiorno alla nuova Carta degli aiuti di Stato a finalità regionale 2022-2027.

Di seguito vediamo quindi come funziona il credito investimenti nel Mezzogiorno, com’è cambiato nel tempo e quali sono le novità previste per il 2022.

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Credito Investimenti nel Mezzogiorno 2022: come funziona

La Legge di Bilancio 2022 non ha disposto in realtà delle sostanziali modifiche per quanto riguarda il credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno. Ha cambiato però degli aspetti riguardanti la destinazione geografica dell’incentivo, con particolare riguardo per il Molise.

Ma andiamo per gradi.

Il credito investimenti nel Mezzogiorno è stato introdotto appunto con la Legge di Bilancio 2016, in cui si disponeva che, per le spese sostenute a partire dal 1° gennaio 2016 e fino al 31 dicembre 2019, veniva concesso un credito d’imposta a favore delle imprese che investono nell’acquisto di beni strumentali nuovi, destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite delle seguenti regioni italiane:

  • Campania;
  • Puglia;
  • Basilicata;
  • Calabria;
  • Sicilia;
  • Sardegna.

Percentuali minori erano riservate alle zone assistite delle regioni:

  • Molise;
  • Abruzzo;

Con la Legge di Bilancio 2020 si è disposta poi la proroga della misura per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2021, mentre la Manovra 2021 ne ha concesso il rinnovo fino al 31 dicembre 2022.

Con la Legge di Bilancio 2022, la misura è stata integrata tra le agevolazioni rientranti nella nuova Carta degli aiuti di Stato a finalità regionale 2022-2027 (che sostituisce la Carta degli Aiuti di Stato 2014-2020), approvata dalla Commissione Europea in data 2 dicembre 2021.

La Carta degli aiuti di Stato stabilisce:

  1. Quali siano le Regioni che possono usufruire delle agevolazioni;
  2. I limiti massimi, espressi sotto forma di percentuale dei costi dell’investimento, degli aiuti concedibili ad ogni beneficiario.
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Carta aiuti 2022-2027: Zone A e nuove percentuali

La nuova Carta prevede come sempre la concessione degli aiuti a favore delle aree italiane individuate come quelle più svantaggiate in base al PIL pro capite che è inferiore al 75% della media europea. A queste aree, definite come Zone A, sono destinate le percentuali di investimento più elevate.

Le Zone A dell’Italia sono le aree assistite delle regioni: Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Molise (quest’ultima inserita in Zona A con la nuova Carta). Per queste regioni sono ammessi aiuti di Stato con intensità massima nelle percentuali che seguono:

  1. Campania:
    • 40% per grandi imprese;
    • 50% per medie imprese;
    • 60% per piccole imprese.
  1. Puglia:
    • 40% per grandi imprese;
    • 50% per medie imprese;
    • 60% per piccole imprese.
  1. Calabria:
    • 40% per grandi imprese;
    • 50% per medie imprese;
    • 60% per piccole imprese.
  1. Sicilia:
    • 40% per grandi imprese;
    • 50% per medie imprese;
    • 60% per piccole imprese.
  1. Molise:
    • 30% per grandi imprese;
    • 40% per medie imprese;
    • 50% per piccole imprese.
  1. Basilicata:
    • 30% per grandi imprese;
    • 40% per medie imprese;
    • 50% per piccole imprese.
  1. Sardegna:
    • 30% per grandi imprese;
    • 40% per medie imprese;
    • 50% per piccole imprese.
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Credito Investimenti nel Mezzogiorno 2022: Zone C e maggiorazione percentuali

Ci sono poi anche le cosiddette Zone C, che gli Stati membri hanno la possibilità di inserire, con percentuali di investimento minori, a favore di altre zone ritenute svantaggiate. Si tratta appunto delle “Zone C non predefinite”, che possono coprire una percentuale ulteriore di pari al 9,99% della popolazione totale.

Ma non è finita qui. Sia nelle Zone A che nelle Zone C, è possibile stabilire inoltre la concessione di percentuali maggiorate di:

  • 10 punti, per gli investimenti fatti dalle imprese di medie dimensioni;
  • 20 punti, per gli investimenti condotti dalle piccole imprese.

Il Credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali destinati alle imprese del Mezzogiorno non è da confondere con il Credito d’imposta per beni strumentali destinato a tutte le imprese in ambito nazionale.

Per saperne di più leggi: “Credito Beni Strumentali 2020-2026: la Guida Completa



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TAGS: credito, investimenti, investimenti mezzogiorno, legge di bilancio, mezzogiorno, sud italia

Autore: Redazione Online

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