Quando si parla di detrazioni fiscali per lavori di ristrutturazione edilizia, spesso ci si concentra su ciò che accade al momento del pagamento o della dichiarazione dei redditi. Ma cosa succede se, dopo aver iniziato a beneficiare delle detrazioni, il contribuente decede?

E, ancora più nel dettaglio: se un erede rinuncia all’eredità, può comunque godere delle detrazioni residue?

A chiarire la questione è un recente intervento dell’Agenzia delle Entrate pubblicato su FiscoOggi, che prende spunto da una domanda reale inviata da un lettore. Il caso è tutt’altro che raro e solleva interrogativi importanti, soprattutto quando l’immobile continua ad essere abitato da un familiare superstite.

Vediamo insieme i dettagli della vicenda e cosa dice la normativa in proposito.

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L caso reale: la domanda del lettore a fiscooggi

Il quesito posto da un lettore a FiscoOggi, rivista online dell’Agenzia delle Entrate, riguarda una situazione piuttosto frequente nelle successioni ereditarie:

“Nel 2019 mio padre ha sostenuto e portato in detrazione delle spese per alcuni lavori di ristrutturazione sul proprio appartamento nel quale abitava con mia madre. A seguito del decesso di mio padre, mia madre ha rinunciato all’eredità. Può fruire degli ultimi anni della detrazione considerando che abita nell’appartamento?”

La questione tocca due elementi centrali: il diritto a proseguire nella fruizione delle detrazioni per ristrutturazione e le implicazioni della rinuncia all’eredità, in particolare quando il coniuge superstite continua ad abitare l’immobile.

L’Agenzia delle Entrate risponde in maniera chiara, richiamando sia la normativa in vigore che una specifica circolare di riferimento, la n. 17/E del 2023, che ha fatto luce su diversi aspetti controversi legati a questi casi.

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La risposta dell’agenzia: quando decade il diritto alla detrazione

L’Agenzia delle Entrate chiarisce che, in caso di successione, le quote residue di detrazione per interventi di ristrutturazione si trasferiscono solo agli eredi che mantengono la detenzione materiale e diretta dell’immobile. In altre parole, può continuare a beneficiare della detrazione chi utilizza effettivamente l’immobile, indipendentemente dal fatto che lo abbia adibito a residenza principale.

Nel caso specifico però, la madre del lettore ha rinunciato all’eredità, pur continuando ad abitare l’appartamento. Questa rinuncia – spiega l’Agenzia – fa venir meno la qualifica di erede, che è condizione essenziale per ottenere il beneficio fiscale. Non basta quindi essere coniuge superstite o usufruttuario, né è sufficiente detenere l’immobile materialmente: senza l’accettazione dell’eredità, non si ha diritto alla detrazione.

Anche gli altri eventuali eredi, come ad esempio i figli, non possono godere del beneficio se non convivono con il coniuge superstite, perché non hanno la detenzione materiale del bene. Questo punto è ribadito dalla circolare n. 17/E del 26 giugno 2023, che rappresenta un riferimento chiave per interpretare correttamente la disciplina delle detrazioni post-successione.